giovedì 22 maggio 2014

La teologia atea: il caso Vito Mancuso

Nella storia della Chiesa è curioso il fenomeno per cui molti dei più feroci anticlericali siano stati ex-seminaristi. Due esempi curiosi su tutti: il dittatore Stalin e il quasi matematico Odifreddi (l’elenco è lungo).
Il teologo Vito Mancuso è a sé stante: dopo essersi spretato ha cominciato anche lui a combattere la Chiesa, ma professando contemporaneamente una forma di spiritualismo cristiano-buddhista-vegano-ecologista, un moralismo laico e sincretista basato su termini new-age come “empatia”, “armonia”, “energia” ecc.
Mentre un anticlericalismo violento e dichiaratamente ateo viene respinto dalla maggior parte delle persone, il potere di persuasione di Mancuso -grazie al suo approccio “soft”- è al contrario estremamente elevato. Per questo il furbissimo e laicissimo Eugenio Scalfari lo ha premiato, donandogli il ruolo di editorialista di “Repubblica”.
E’ da queste colonne che -consapevole della crisi d’identità del protestantesimo odierno, a rischio di estinzione nelle società occidentali- da anni spinge per una riforma in chiave protestante dell’etica cattolica, sapendo così di indebolirne le fondamenta. Proprio oggi un suo articolo-pippone, non certo sui cristiani massacrati in medioriente, ma sul “diritto dei preti di sposarsi”, ovviamente tutto «per il bene della Chiesa». L’ossessione di Mancuso, tra citazioni evangeliche e bibliche, è sempre rivolta alla bioetica e il modus operandi è insidioso: «che ne sarebbe della Chiesa se fallisse Francesco?», si è domandato tempo fa. Se Papa Francesco non farà una rivoluzione -è la minaccia di Mancuso-, cioè se non aprirà a: matrimoni gay, fecondazione artificiale, sperimentazione su embrioni, eutanasia/testamento biologico, sacerdozio femminile, adozione gay, preti sposati ecc., allora «sarebbe la fine della luce che si è accesa nell’esistenza di tutti gli esseri umani non ancora rassegnati al cinismo e alla crudeltà della lotta per l’esistenza». Il ricatto è evidente.
Un altro recente editoriale, altrettanto significativo, è stato quello del Venerdì Santo. Mentre nel mondo si svolgeva la Via Crucis per ricordare la passione di Gesù Cristo, il teologo Mancuso ha parlato anche lui di Via Crucis ma senza mai citare Gesù, preferendo parlare -non si sa con quale autorità o competenza- di economia, dell’accumulo di denaro, del consumismo, dell’antropocentrismo cristiano ecc. Un fatto significativo per un teologo “cattolico” ignorare il senso della Pasqua e non prendere mai posizione sulla morte di migliaia di cristiani nel mondo, preferendo qualsiasi altra tematica.
I dubbi sulla vera identità di Mancuso sono venuti perfino ad un intellettuale laico come Angiolo Bandinelli. Il teologo di Carate Brianza ha infatti partecipato -ne avevamo già parlato- ad un’intervista in cui ha apertamente negato Dio e l’intervento divino, spiegando che i miracoli «sorgono dal basso, dall’energia della mente umana». Aggiungendo, inoltre, l’assurdità che «una carezza, una parola dolce hanno lo stesso potere curativo di un farmaco».
Bandinelli, perplesso perfino lui, ha commentato: «vi è tutta una letteratura di stampo libertino-illuministico che tende a spiegare in termini naturalistici gli eventi o le situazioni proprie della religiosità. Ora, con Mancuso, siamo al miracolo come “prodigio dell’energia della mente umana”. Non innova di molto, il suo è solo positivismo aggiornato e sofisticato».


(Fonte: UCCR, 19 maggio 2014)
http://www.uccronline.it/2014/05/19/la-teologia-atea-il-caso-vito-mancuso/
 

Nessun commento: