In
luglio papa Francesco sospende le udienze e questa vacanza varrebbe anche per
il prefetto della casa pontificia, l’arcivescovo Georg Gänswein, che nello
stesse tempo continua ad essere il segretario del “papa emerito” Joseph
Ratzinger.
Vacanza
non inoperosa, a giudicare dalla fiammeggiante intervista rilasciata da
Gänswein a Hendrik Groth della Schwäbische Zeitung, che l’ha pubblicata il 17
luglio:
Ecco
qui di seguito un florilegio che invoglia a leggere anche tutto il resto.
“AMORIS
LAETITIA” CAMPIONE DI OSCURITÀ
“Quando
un papa vuole cambiare qualcosa nella dottrina, allora deve dirlo con
chiarezza, in modo che sia vincolante. Importanti concetti dottrinali non
possono essere cambiati da mezze frasi o da qualche nota a piè di pagina
formulata in modo generico. La metodologia teologica ha criteri chiari a
riguardo. Una legge che non è chiara in se stessa, non può obbligare. Lo stesso
vale per la teologia. Le dichiarazioni magisteriali devono essere chiare,
affinché siano vincolanti. Dichiarazioni che aprono a diverse interpretazioni
sono rischiose… Alcuni vescovi hanno davvero la preoccupazione che l’edificio
della dottrina possa subire delle perdite a motivo di un linguaggio non
cristallino”.
IL
GESUITA DI BUENOS AIRES
“Papa
Francesco è fortemente influenzato dalla sua esperienza come provinciale dei
gesuiti e soprattutto come arcivescovo di Buenos Aires… Già in quella grande
città e mega-diocesi si era capito che ciò di cui lui è convinto, lo fa e lo
porta fino in fondo senza scrupoli. Questo vale anche adesso come vescovo di
Roma e come papa. Che nei discorsi, rispetto ai suoi predecessori, di tanto in
tanto sia un po’ impreciso, e addirittura irrispettoso, si deve solo accettare.
Ogni papa ha il suo stile personale. È il suo modo di parlare, anche correndo
il rischio che ciò possa dar adito ad equivoci, a volte anche a interpretazioni
avventurose”.
PIETRA
CHE VACILLA
“La
certezza che il papa sia una roccia nei marosi, ritenuto come l’ultima ancora,
ha iniziato in effetti a vacillare. Se questa percezione corrisponda alla
realtà e se riproduca correttamente l’immagine di papa Francesco, o se sia
piuttosto un’immagine dei media, non posso giudicarlo”.
“EFFETTO
FRANCESCO”, TUTTO FUMO
“Un
vescovo, pochi mesi dopo l’elezione di papa Francesco, ha parlato di
‘effetto-Francesco’ e, tutto impettito, ha aggiunto che adesso era di nuovo
bello essere cattolici. si poteva percepire di nuovo pubblicamente uno slancio
nella fede e nella Chiesa. Ma questo accade davvero? Non dovrebbe esserci una
vita cattolica più viva, le messe più frequentate, le vocazioni al sacerdozio e
alla vita religiosa aumentate, e un maggior ritorno degli uomini che hanno
lasciato la Chiesa? Cosa significa ‘effetto-Francesco’ concretamente per la
vita della fede nella nostra patria [Germania, n.d.t.]? Dall’esterno non si
percepisce un nuovo inizio. La mia impressione è che papa Francesco goda di
grande simpatia come uomo più di tutti gli altri leader del mondo. Ma riguardo
alla vita e all’identità della fede, però, questa sua simpatia non sembra avere
grande influenza. I dati statistici, se non mentono, mi danno purtroppo
ragione”.
CASSE
PIENE E CHIESE VUOTE
“Come
reagisce la Chiesa cattolica in Germania ad un’uscita dalla Chiesa [per chi non
paga la tassa per la Chiesa n.d.t.]? Con l’automatica esclusione dalla comunità
ecclesiale, il che significa: scomunica. Ciò è eccessivo, incomprensibile. Si
possono mettere in dubbio i dogmi e nessuno viene cacciato fuori. Forse che il
non pagamento della Kirchensteuer è un’infrazione più grave contro la fede che
non le trasgressioni contro le verità di fede? L’impressione è che, finché c’è
in gioco la fede, non sia così tragico, quando però entra in gioco il denaro,
allora non si scherza più”.
(Fonte:
Sandro Magister, blogautore, 22 luglio 2016
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