Nell’udienza
generale del 17 aprile u.s., Papa Francesco ha affermato: “[Cristo] è morto, ma
è risorto. Perché la fede nasce dalla risurrezione. Accettare che Cristo è
morto, ed è morto crocifisso, non è un atto di fede, è un fatto storico. Invece
credere che è risorto sì. La nostra fede nasce il mattino di Pasqua”: parole
che hanno dato seguito a molteplici considerazioni da parte dei media. In
proposito, riportiamo il resoconto di un dibattito tra due eminenti studiosi
proprio sulla storicità anche della Risurrezione. È un resoconto del 2014 che tuttavia
riteniamo ancora estremamente valido e attendibile. (M.L.).
Molto
interessante il dibattito avvenuto nel 2006 tra il noto
filosofo analitico William Lane Craig, docente al Talbot
School of Theology di Los Angeles e Bart D. Ehrman,
presidente del Dipartimento di studi religiosi” dell’Università della Carolina
del Nord. Al centro del dibattito la possibilità che vi sia una prova
storica per la resurrezione di Gesù Cristo.
La
tesi del prof. Craig è che vi sia una certezza morale per la resurrezione di
Gesù che si basa sull’esperienza personale (approccio
esperienziale) dell’incontro con Lui tramite il dono della fede, ma che esista
anche un sostegno storico che porta a guardare alla
resurrezione di Gesù come la miglior spiegazione (dunque
potremmo dire una “prova indiretta”) di quattro eventi ben definiti nella
storia di Gesù, giudicati altamente attendibili storicamente dalla comunità
scientifica. Ecco i quattro eventi:
1)
La sepoltura di Gesù: è
riferita da numerose fonti indipendenti (i quattro Vangeli, tra cui il
materiale utilizzato da Marco che secondo Rudolf Pesch risale a sette anni
dalla crocifissione di Gesù e proviene da testimonianze oculari, diverse
lettere di Paolo, scritte prima dei Vangeli e ancora più vicine ai fatti, e
l’apocrifo Vangelo di Pietro) e ciò è un elemento di autenticità sulla base del criterio
della molteplice attestazione. Inoltre, la sepoltura di Gesù per mezzo di
Giuseppe d’Arimatea, membro del Sinedrio ebraico, risulta attendibile poiché
soddisfa il cosiddetto criterio dell’imbarazzo: come ha spiegato lo
studioso Raymond Edward Brown (in “The Death of the Messiah”, 2 vols.,
Garden City 1994, p.1240-1). La sepoltura di Gesù grazie a Giuseppe d’Arimatea
è “molto probabile” dal momento che è “inspiegabile” come dei membri della
chiesa primitiva potessero valorizzare tanto un membro del Sinedrio ebreo,
avendo verso di loro una comprensibile ostilità (erano gli artefici della morte
di Gesù). Per questi e altri motivi il compianto John At Robinson
dell’Università di Cambridge, la sepoltura di Gesù nella tomba è «uno
dei fatti più antichi e meglio attestati su Gesù» (“The Human Face
of God”, Westminster 1973, p. 131)
2)
La tomba trovata vuota: la
domenica dopo la crocifissione, la tomba di Gesù fu trovata vuota da un gruppo
di donne. Anche questo fatto soddisfa il criterio della molteplice
attestazione essendo attestato da diverse fonti indipendenti (Vangelo
di Matteo, Marco e Giovanni, e Atti degli Apostoli 2,29 e 13,29). Inoltre, il
fatto che le protagoniste del ritrovamento della tomba vuota siano delle donne,
allora considerate prive di qualunque autorità (perfino nei tribunali ebraici)
avvalora l’autenticità del racconto, soddisfacendo il criterio
dell’imbarazzo. Così lo studioso austriaco Jacob Kremer ha affermato: «di
gran lunga la maggior parte degli esegeti considera affidabili le dichiarazioni
bibliche relative al sepolcro vuoto» (“Die
Osterevangelien–Geschichten um Geschichte”, Katholisches Bibelwerk, 1977,
pp. 49-50).
3)
Apparizioni di Gesù dopo la morte:
in diverse occasioni e in varie circostanze numerosi individui e gruppi di
persone differenti dicono di aver sperimentato apparizioni di Gesù dopo la sua
morte. Paolo spesso cita questi eventi nelle sue lettere, considerando che sono
state scritte vicine agli eventi e tenendo conto la sua conoscenza persona con
le persone coinvolte, queste apparizioni non possono essere liquidate come
semplici leggende. Oltretutto esse sono presenti in diverse fonti indipendenti,
soddisfacendo il criterio della molteplice attestazione (l’apparizione
a Pietro è attestata da Luca e Paolo; l’apparizione ai Dodici è attestata da
Luca, Giovanni e Paolo; l’apparizione alle donne è attestata da Matteo e
Giovanni, ecc.) Il critico tedesco del Nuovo Testamento, scettico, Gerd
Lüdemann, ha concluso: «Può essere preso come storicamente certo che
Pietro e i discepoli abbiano avuto esperienze dopo la morte di Gesù in cui egli
apparve loro come il Cristo risorto» (“What Really Happened to
Jesus?”, Westminster John Knox Press 1995, p.8).
4)
Il cambiamento radicale dell’atteggiamento dei discepoli: dopo la loro fuga impaurita
al momento della crocifissione di Gesù, i discepoli hanno improvvisamente e
sinceramente creduto che Egli era risorto dai morti, nonostante la loro ebraica
predisposizione contraria. Tanto che improvvisamente furono disposti perfino a
morire per la verità di questa convinzione. L’eminente studioso britannico NT
Wright ha perciò affermato: «Questo è il motivo per cui, come storico,
non riesco a spiegare l’ascesa del cristianesimo primitivo a meno che Gesù sia
risorto, lasciando una tomba vuota dietro di lui». (“The New Unimproved
Jesus”, Christianity Today, 13/09/1993).
Il
prof. Craig ci tiene a sottolineare: «La risurrezione di Gesù è una
spiegazione miracolosa di queste prove, ma queste prove in sé non sono
miracolose. Nessuno di questi quattro fatti è alcun modo soprannaturale o
inaccessibile allo storico». Per questo egli afferma che la
migliore spiegazione di questi fatti è che Gesù è risorto dai morti. Questa
è anche stata la spiegazione che i testimoni oculari stessi hanno dato e
nessuna spiegazione naturalistica riesce a fornire una spiegazione davvero
plausibile dei fatti, tenendo in conto tutti gli elementi.
La
replica del
prof. Ehrman si è basata su tre punti. La prima obiezione è
stata che i Vangeli non sono così solidi come fonti storiche, dato
che sono stati composti dai 35 ai 65 anni dopo la morte di Gesù.
Un’affermazione che contraddice quanto scriverà in seguito nel volume “Did
Jesus Exist?”: «Indipendentemente dal fatto che siano ritenuti o
meno scritture ispirate, i Vangeli possono essere considerati e utilizzati come
fonti storiche importanti» (HarperCollins Publisher 2013, p.75). La
seconda obiezione è che vi sono delle contraddizioni tra
i diversi Vangeli su come si sono svolti i quattro fatti citati dal prof. Craig
(l’ora e il giorno della morte di Gesù, il numero di donne che ha trovato il
sepolcro vuoto ecc.). Ad essa ha contro-replicato il prof. Craig, facendo
notare che i Vangeli sono tutti concordi sui quattro fatti al centro del
dibattito, anche se possono variare dei particolari secondari ma che non
compromettono il racconto.
La
terza obiezione del
prof. Ehrman è che la resurrezione dai morti di Gesù da parte di Dio è
un’affermazione teologica e non può essere storica poiché «gli
storici possono stabilire solo quello che probabilmente è accaduto in passato,
e per definizione, un miracolo è l’evento meno probabile. E così, per la natura
stessa dei canoni della ricerca storica, non possiamo affermare storicamente
che un miracolo probabilmente è accaduto. Per definizione, probabilmente non è
accaduto». Il prof. Craig ha contro-replicato, in modo illuminate secondo
noi, spiegando che si sta valutando l’ipotesi che Gesù sia risorto dai morti in
modo soprannaturale, non in modo naturale (il che sarebbe, questo si, altamente
improbabile). «Ma non vedo alcun motivo per pensare che sia improbabile
che Dio abbia risuscitato Gesù dai morti». Infatti, «al fine di
dimostrare che tale ipotesi è improbabile, bisognerebbe dimostrare che
l’esistenza di Dio è improbabile. Ma il prof. Ehrman dice che lo storico
non può dire nulla su Dio. Pertanto, non può dire che l’esistenza di Dio è
improbabile. Ma, se non si può dire questo allora non si può nemmeno affermare
che la risurrezione di Gesù è improbabile. Quindi la posizione del prof. Ehrman
è letteralmente auto-confutante». Inoltre, ha ricordato ancora il prof.
Craig, il dibattito è centrato sulla probabilità della resurrezione in seguito
ad una serie di fatti che richiedono essa come spiegazione migliore, non la
probabilità della resurrezione dai morti senza alcun elemento di prova.
Il
resto del confronto tra i due si è basato solamente sull’approfondimento delle
loro posizioni. Il prof. Ehrman, nonostante avesse il vantaggio di
trattare un argomento di cui è un professionista (il prof. Craig è un filosofo,
non uno storico), non si è dimostrato molto preparato alle argomentazione
filosofiche del prof. Craig. Anzi, si è contraddetto come accade spesso nei
suoi libri. Bisogna invece riconoscergli un’ottima disposizione al confronto e
non allo scontro. Il prof. Craig si è invece dimostrato
certamente più convincente e illuminato, arrivando a fornire una buona
plausibilità ad una tesi -la prova storica della resurrezione- poco considerata
anche dai cristiani.
(Fonte:
UCCR, Redazione, 1 novembre 2014)
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