Lo scollamento tra élite e popolo a livello
politico ha un corrispettivo nella Chiesa cattolica: mai come oggi i pastori
sono lontani dal gregge, estranei alle sue esigenze ed al suo sentire.
“Odore delle pecore”, si diceva, ma è pura
retorica, una vernice sottilissima che non riesce a nascondere la realtà.
Quanto il Pd è lontano dal proletariato, tanto i vertici ecclesiastici odierni
sono ormai incomprensibili e inascoltabili per il fedele comune.Il cardinale Gianfranco Ravasi, quello che frequenta i vip del mondo dello spettacolo e della moda, e che sui grandi quotidiani apre alla massoneria, istituzione non propriamente “popolare”, ne è la dimostrazione; così come il cardinal Pietro Parolin, che si fa invitare da Lilli Gruber al Bildenberg, cioè in un consesso segretissimo di grandi potenti, cui parteciparono nel passato, prima di diventare premier, Romano Prodi e Mario Monti (uno degli ospiti italiani di più lungo corso).
Cosa ha a che fare il popolo cattolico con le sfilate di Vanity fair benedette da Ravasi, e con il Bilderberg di Parolin? Nulla. Sono luoghi da cui, per sua fortuna, è escluso. Il popolo puzza, se non è soltanto una parola di cui riempirsi la bocca.
Non sono solo le chiese che continuano a svuotarsi a dimostrare quanto detto, ma è soprattutto il voto dei cattolici. Bergoglio, con la sua predicazione modana e secolare, ha imposto alla chiesa una svolta politica fortissima, indicando la sinistra progressista e mondialista come la casa dei cattolici.
Ma ha sempre perso e continua a perdere.
In Argentina ha vinto il suo avversario, il cattolico Mauricio Macri; negli Usa Bernie Sanders, nonostante un endorsement papale piuttosto esplicito, non ha superato le primarie; in Austria ha trionfato Sebastian Kurz, leader del partito cristiano-democratico, nettamente contrario all’islamizzazione del suo paese; in Italia, da pochi mesi, il Partito Democratico tanto caro a Nunzio Galantino, Antonio Spadaro e alla cerchia del presule argentino, Scalfari compreso, ha subito una sonora legnata.
Più Bergoglio insiste nel promuovere l’immigrazione indiscriminata, con la stessa foga e gli stessi slogan di Emma Bonino e George Soros, più i cattolici votano altrove.
In Italia i laici, guidati da Massimo Gandolfini, hanno votato per lo più Lega o Fratelli d’Italia; in Polonia il voto cattolico è andato agli avversari, cattolici, della globalizzazione; in Ungheria il governo Orban, cui a suo tempo Benedetto XVI ebbe modo di mostrare la sua simpatia, ha da poco riottenuto la maggioranza.
Persino in Germania le cose vanno male per il povero Bergoglio: il suo pupillo, il cardinale luterano Reinhard Marx, qualche mese fa si è scontrato con il governo bavarese, deciso ad imporre i crocifissi nei luoghi pubblici, mentre in questi giorni il ministro dell’interno tedesco, Horst Seehofer, leader della CSU, cioè del partito cattolico bavarese, sta opponendosi duramente alla Merkel proprio in relazione alle politiche migratorie…
In tutto ciò i chiacchieroni del cerchio magico continuano a pontificare (ma quanti papi abbiamo?), mentre il cardinal Gualtiero Bassetti, che avrebbe dovuto moderare gli estremismi galantiniani, si muove in modo confuso, senza un disegno, senza alcuna possibilità di incidere, neppure sulla linea del giornale della Cei, il sempre più impresentabile e fazioso Avvenire.
(Fonte: Marco Tosatti, Stilum Curiae, 16
giugno 2018)
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