giovedì 21 febbraio 2019

Il prete no-global: Don Vitaliano ci ricasca e profana la Sacra Liturgia


Ha creato scandalo la notizia che don Vitaliano Della Sala abbia fatto cantare prima della Messa la canzone “Soldi” di Mahmood. Il Festival, fiera del politicamente corretto, non dovrebbe essere avvicinato alla Sacra Liturgia per ridurre tutto al sociale. 
L’introito ha infatti il fine di «favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico».

Ha destato scalpore la notizia che don Vitaliano Della Sala, sacerdote in passato sospeso a divinis ma da qualche tempo reintegrato nella sua funzione di parroco, abbia fatto cantare prima della Messa nella ‘sua’ chiesa di Avellino la canzone vincitrice di Sanremo, Soldi, del cantante Mahmood. Lo ammetto, non ho visto il Festival di Sanremo. Non per essere snob o per fare il musicista impegnato, ma mi sembrava proprio la solita fiera dell’ovvio, la liturgia del politically correct.
Oramai il politically correct, che regola le cose umane, non è più un contenuto ma un contenitore, un modo di vedere la vita da cui non si può sfuggire. Eugenio Capozzi, nel suo bel libro Politicamente corretto. Storia di un’ideologia (Marsilio, 2018) dice bene nella sua premessa: «Politicamente corretto: in questa formula oggi abusata e logora è racchiuso un potente luogo comune, uno stereotipo tenace. Come tutte le forme di ipocrisia, è un omaggio che il vizio rende alla virtù, secondo la celebre massima di La Rochefoucauld. E, potremmo aggiungere, che la menzogna rende alla verità. Essa ci introduce sui generis a un nucleo di realtà che avvertiamo come solido, resistente. Che ci interroga, chiede di essere chiarito. Ancor più perché negli ultimi tempi si sostanzia in una strana forma di schizofrenia».
E questa schizofrenia Sanremo la rappresenta veramente bene, con inviti all’adorazione delle varie incarnazioni del politically correct, come i #MeToo, i migranti e il pauperismo (problemi veri ma a cui vengono date soluzioni sbagliate) da una parte e l’idolatria per l’apparenza, il commerciale più sfrenato, i sentimentalismi più decadenti e deleteri dall’altro.
Quindi, ritengo che il Festival di Sanremo non dovrebbe essere un esempio, ma soprattutto non dovrebbe essere avvicinato alla Sacra Liturgia. E il canto è stato usato come introito della Messa, visto che il sacerdote, don Vitaliano, era vestito con i paramenti all’altare. Ho letto che don Vitaliano avrebbe affermato che spesso usano canti non religiosi prima della Messa, ma spero sia un’esagerazione dei giornalisti. «Nessuna polemica, è stata l'occasione di discutere di argomenti che forse non saremmo riusciti a fare entrare nel nostro programma dell’oratorio», ha detto don Vitaliano. Veramente? Cioè, per parlare dell’uso del denaro non ha trovato un testo nella Bibbia e ha dovuto attingere a Sanremo?
Ecco allora una parte del testo: «Mi chiede come va, come va, come va/ Sai già come va, come va, come va/ Penso più veloce per capire se domani tu mi fregherai/ Non ho tempo per chiarire perché solo ora so cosa sei/ È difficile/ stare al mondo quando perdi l’orgoglio/ Lasci casa in un giorno/ Tu dimmi se/ pensavi solo ai soldi, soldi/ Come se avessi avuto soldi, soldi/ Dimmi se ti manco o te ne fotti, fotti/ Mi chiedevi come va, come va, come va/ Adesso come va, come va, come va».
Era necessario parlare di soldi, di uso del denaro, usando questo testo? Non devo insegnare certo a un sacerdote che l’Ordinamento generale del Messale Romano così dice dell’introito: «La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri». Non è un’occasione per profanare la Messa e ridurre tutto al sociale. E poi mostrare come esempi sempre i soliti personaggi promossi dalla grancassa della narrativa dominante. Infatti Mahmood, per fare un esempio del tipo di messaggio, ha tra l’altro dichiarato: «Io non ho mai detto di essere gay. La mia è una generazione che non rileva differenze se hai la pelle di un certo colore o se ami qualcuno di un sesso o di un altro. Io sono fidanzato, ma troverei poco educata la domanda se ho una fidanzata o un fidanzato. Specificare significa già creare una distinzione».
Don Vitaliano vuole invitare Mahmood a parlare con i giovani, ai “ragazzi del coro” che hanno insistito per cantare il successo sanremese come introito della Messa (ma il sacerdote cosa ci sta a fare se non sa dire un giusto “no”?). Ma dirà ai giovani che per la dottrina cattolica se un uomo è fidanzato con un uomo o con una donna fa differenza?
Poi, basta con questa retorica dei soldi. I soldi servono anche alla Chiesa, altrimenti non potrebbe spedire missionari per evangelizzare, mantenere scuole, ospedali, parrocchie come quella di don Vitaliano. Il problema è l’idolatria del denaro, non i soldi in se stessi. Se la Chiesa fosse povera renderebbe i poveri ancora più poveri perché non li potrebbe assistere. Questo non significa vivere nello sfarzo o comprarsi auto lussuose. Certo, il denaro è una tentazione ma come il cibo o il sesso. Non sono mali in se stessi. E poi, ora che il cantante i soldi li sta facendo, chissà come dimostrerà il suo distacco da ciò che nella sua canzone esecrava così tanto. Se verrà invitato nella parrocchia di don Vitaliano a cantare con il coro (!?) spero qualcuno gli faccia questa domanda.

(Fonte: Aurelio Porfiri, LNBQ, 20 febbraio 2019)
http://www.lanuovabq.it/it/don-vitaliano-ci-ricasca-e-profana-la-sacra-liturgia


Nessun commento: