Vi sono persone che sono cattolici in potenza, cattolici ombra. Il fattore che li ha ingannati è la cultura, intesa come ambiente (dis)valoriale in cui siamo immersi. L’aria mefitica che respirano è la stessa che respiriamo noi. Quindi, non vanno guardati con commiserazione, nessuno si senta al sicuro.
Vi sono
persone che sono cattolici in potenza, cattolici ombra. Ossia persone a cui
manca tanto così per esserlo e non se ne rendono conto. Facciamo un esempio tra
molti. Prendiamo una coppia che, dopo un po’ di anni di convivenza, si è
sposata in chiesa perché «il matrimonio in comune è tristissimo e poi così
facciamo contenti i genitori». Lui è lei professano un ateismo di fatto:
nessuna frequenza ai sacramenti – in primis alla messa domenicale
– nessun momento dedicato alla preghiera né alla formazione cristiana. Ciò
nonostante, il loro bagaglio di valori umani è ricchissimo: assolutamente
fedeli l’uno all’altra, crescono i figli in modo serio e responsabile, molto
generosi con tutti, amici sinceri di molti, professionisti onesti e scrupolosi,
hanno un giudizio sulla realtà molto assennato, oggettivo e maturo, sono
sensibili al dolore e alla difficoltà altrui, coltivano una propria interiorità
sebbene tutta umana. A volte cercano il silenzio, ma mai esplicitamente Dio. E
infatti il buco nero nelle loro vite è proprio la mancanza assoluta di un
afflato trascendente: a Dio non pensano quasi mai, se non in caso di grave
necessità, rasentando quasi la superstizione. Se parli loro di Dio magari ti
dicono anche che ci credono – nelle forme più minimali escono con la frase
«credo che ci sia qualcosa dopo la morte» - ma Dio sta alle loro esistenze come
la luce del sole sta alla cecità.
Se
Dio, comunque, è ancora un concetto per loro potabile, perché in fondo modellabile
secondo il comodo immaginario di ciascuno, appare invece indigeribile la figura
della Chiesa che, ai loro occhi, è solo una società a delinquere, piena di
pedofili e gelosa custode di privilegi che Dio – tirato fuori all’occorrenza
dalla cantina delle proprie coscienze – condannerà senz’appello nell’Aldilà.
Insomma vivono tutto ciò che riguarda la religione come una sovrastruttura
inutile, come un formalismo senza un suo senso pratico, come una zavorra
lasciata sulle loro spalle da genitori ancora un poco debolmente credenti, ma
che hanno abbandonato per strada da tempo, fin dall’adolescenza.
Lo
ammettiamo, a leggere questa descrizione parrebbe che più di cattolico ombra dovremmo
parlare di cattolico morto e sepolto. Ma a ben guardare con gli occhi della
speranza cristiana non è così. Il santo non si edifica senza l’uomo, le virtù
teologali sono lettera morta senza le virtù cardinali. Vero è che queste ultime
acquisiscono pieno significato alla luce delle prime, ma naturaliter l’uomo
può essere giusto, forte, prudente, temperante, etc. Ciò che vogliamo dire
è che molte persone intorno noi – in realtà tutte - hanno la stoffa per
diventare autentici cattolici, ossia, ancor meglio, santi. La materia prima è
ottima, seppur inquinata da tante scorie che ammorbano l’aria che tutti noi
respiriamo. Le potenzialità sono elevate e per esprimerle occorre partire dalle
loro qualità umane. La loro umanità è una promessa di santità.
Un
aspetto fondamentale da tenere in considerazione e che regala molta speranza
è poi il seguente. Queste persone in realtà non conoscono davvero cosa sia la
vera fede, la vera Chiesa. Rifiutano ciò che non conoscono. Questo è accaduto
almeno per due motivi. Da una parte hanno appreso dai media dottrine spacciate
come cattoliche, ma che cattoliche non sono: la Chiesa odia i gay, si possono
salvare solo i battezzati, le donne valgono zero nella Chiesa, etc. E poi si
sono lasciati infinocchiare con le solite storielle spazzatura: i veri preti
sono solo quelli che fanno i missionari in Africa perché gli altri in realtà si
sono fatti prete per arricchirsi o per far carriera, i Vangeli li hanno scritti
gli uomini, mica Dio et similia.
Luoghi
comuni che poi si autoalimentano seguendo
un moto perpetuo. Su altro fronte, forse ancor più di frequente, costoro hanno
fatto spessissimo incontri disastrosi con laici e uomini di Dio incoerenti e/o
con idee confuse. Dunque ne sono usciti con le ossa rotte, cioè o scandalizzati
– quante mancanze di carità di noi cattolici dobbiamo registrare – o guastati
nelle idee tanto che spesso hanno in testa una immagine della fede e della
Chiesa che non corrisponde al vero. La speranza a cui si faceva cenno prima è
data dal fatto che con queste persone, la cui bontà d’animo non ha permesso
all’ideologia dominante di infettare tutte le fibre del loro cuore, è possibile
dialogare e ragionare per far comprendere loro come stanno in realtà le cose,
che la Chiesa non ha mai detto X, Y, Z e che ciò che loro dicono e credono su
questi argomenti coincide, almeno nella sostanza, con ciò che insegna la Chiesa
stessa.
Il
fattore che in buona sintesi ha ingannato questi nostri fratelli è la cultura, intesa
come ambiente (dis)valoriale in cui siamo immersi. Se con la macchina del tempo
riuscissimo a trasportare nel passato queste stesse persone e a permettere loro
di compiere il proprio cammino di crescita umana non in questi ultimi decenni,
ma ben prima, ecco che pochissimi di loro avrebbero ad esempio scelto la
convivenza o avrebbero inteso il matrimonio in chiesa come un grazioso
complemento alle loro nozze o avrebbero disertato le messe domenicali e i
confessionali.
Avrebbero
agito come Dio e la Chiesa comandano
perché, in contesti ben più cristiani di quelli odierni, sarebbe parso loro una
scelta chiaramente e ovviamente buona. Come oggi costoro non si questionano
molto sulla bontà del divorzio per i matrimoni falliti e della convivenza per
verificare la validità della vita a due, così ieri – anzi: l’altro ieri –
queste stesse persone non si sarebbero di certo interrogate sulla
irragionevolezza del divorzio e della convivenza. È il brodo culturale in cui
sono stati immersi ad averli inconsapevolmente infettati, ad averli orientati
in modo impercettibile e acritico verso scelte che loro stessi – fossero
vissuti mezza generazione prima – non avrebbero mai compiuto. Dunque il grado
di responsabilità di queste persone, umanamente ricche, sì esiste, ma forse in
grado infimo, proprio a motivo dell’influenza fortissima che la cultura
esercita su tutti noi.
Anche
per questo ultimo motivo possiamo poi dire che tutti noi siamo cattolici in
pectore Dei. Nessuno si senta a posto, arrivato, compiuto solo perché
ha le idee chiare sulla comunione ai divorziati risposati e sul suicidio
assistito. L’aria mefitica che respirano i nostri fratelli che spesso, senza
carità, guardiamo con commiserazione o scandalizzati è la stessa che respiriamo
noi. Quindi nessuno si senta al sicuro, già salvato. Ricorriamo spesso ai
sacramenti, alla preghiera, alle opere di carità, al Magistero di sempre, allo
studio, alla vigilanza, le uniche mascherine che ci permettono di filtrare le
impurità presenti in questa nostra atmosfera che si chiama cultura.
(Fonte: Tommaso
Scandroglio, LNBQ, 7 giugno 2021
https://www.lanuovabq.it/it/il-cattolico-ombra-vittima-della-cultura-che-respiriamo
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