Archiviata la religione, resta la voglia di cerimonie sostitutive officiate da professionisti, che però ricalcano i riti cristiani facendo sentire ancor di più il grande assente: Dio.
54%.
È la percentuale di matrimoni civili registrata nel 2021 in Italia. Da anni gli
italiani preferiscono il sindaco al sacerdote per sposarsi. Però il rito è
“tristo” in comune e così sempre più spesso ci si dà all’ibridazione: un primo
“sì” al municipio e poi su un bel prato un secondo “sì” con tanto di fiori,
musiche, testimonianze e un celebrante senza fascia tricolore.
Parliamo
di quest’ultimo. Pare che il celebrante sia diventato una vera e propria
professione a tutti gli effetti dato che esiste anche una federazione ad hoc
che si chiama Federcelebranti. Una figura, quella del celebrante, sempre più
richiesta non solo per le nozze, ma anche per le unioni civili – che segnano un
+32% nei primi mesi del 2022 – i funerali, le nascite, le convivenze (si vuole
così sugellare la convivenza senza volersi però sposare), le lauree, i
fidanzamenti ed addirittura i “cambi” di sesso, le guarigioni e i divorzi.
Insomma ogni occasione è buona per chiamare in causa un celebrante con le sue
relative competenze. Costui è sostanzialmente un planner che organizza tutto
nel dettaglio: canti, musiche, letture di poesie, testimonianze, foto, addobbi,
arredi, redazione del finto consenso matrimoniale e molto altro ancora.
Naturalmente il suo ruolo principale è quello di raccogliere le promesse dei
due piccioncini.
In
merito ai matrimoni, il celebrante può fungere da delegato del sindaco oppure
no. In quest’ultimo caso si chiede al celebrante solo di ripetere il momento
del consenso già avvenuto in comune, abbellendolo, impreziosendolo appunto con
canti, fiori ed addobbi. C’è pure la firma sul certificato di matrimonio,
ovviamente simbolico. Si possono anche scegliere diversi riti: il rito delle
sabbie, il rito celtico dell'handfasting con i nastri, il rito della luce,
quello dell’albero, quello della scatola del tempo. Significativo poi il
Naming, ossia la Cerimonia del nome o Cerimonia di benvenuto. Avviene dopo il
battesimo o anche al posto del battesimo.
Il
fenomeno qui descritto nasce semplicemente dal fatto che le persone hanno
abbandonato in discarica la fede. Niente più matrimoni, né funerali in Chiesa e
sempre meno battesimi. Però rimane la voglia di stare insieme (magari non per
sempre, ma per il tempo necessario) e rimane il fatto che si nasce e si muore.
Come allora celebrare queste vicende umanissime che interessano tutti? Ecco
inventarsi riti laici, pagani, new age e post age che scimmiottano i riti
sacri. Si tratta in definitiva di mimesi. Tali riti sono quindi una copia
patetica degli autentici riti cristiani. Cestinati gli originali si ricorre ai
surrogati. In tal modo abbiamo il rito dell’amore che è il matrimonio, il rito
di benvenuto che è il battesimo, il rito del commiato che è il funerale. Una
traduzione laica e laicista dei sacramenti e sacramentali cristiani. Questo è
tanto vero che il celebrante appare a tutti essere una copia del sacerdote.
Naturalmente la cultura secolare ha prodotto nel tempo anche i suoi nuovi
sacramenti e dunque perché non celebrare anche divorzi ed unioni civili?
Il
fenomeno sociale qui descritto mette comunque in luce un aspetto di carattere
antropologico di segno positivo. L’uomo è portato per natura a comunicare
l’importanza di ciò che fa con segni adeguati. Ecco il ricorso insopprimibile
ai simboli ed ecco il ricorso ai riti,
che sono simboli in successione e connessione. La forma è necessaria per
comunicare un certo contenuto e più il contenuto è rilevante più la forma deve
esserlo anche lei. Simboli e riti quindi accompagnano l’uomo nella storia in
modo ineludibile.
Per
paradosso poi accade che quello che hai buttato dalla porta rientri dalla
finestra. Ciò a voler dire che questi riti volutamente acattolici, tendono
involontariamente al sacro proprio perché il trascendente è il grande assente,
la cui assenza si nota eccome. Questa sorta di liturgie – storture delle vere
liturgie – crea come dei buchi al loro interno. Abbiamo i canti, le invocazioni
che sono simil-preghiere, i ringraziamenti, lo scambio delle promesse, tutto
concorre a far percepire l’assenza di Dio che dovrebbe accogliere le
invocazioni e i ringraziamenti, che dovrebbe benedire le promesse. Tutto allora
reclama un piano più elevato, più sublime. Tutto prova che questa realtà
terrena trova il suo ultimo e definitivo compimento nel Cielo.
(Fonte:
Tommaso Scandroglio, LNBQ, 25 maggio 2024)
https://lanuovabq.it/it/professione-celebrante-arriva-il-surrogato-laico-del-prete
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