Martedì titoli bugiardi e falsari! Ecco Repubblica (pp. 1 e 6) menzogna doppia: “Il Vaticano all’Onu: l’omosessualità resti reato”. Corriere della sera (pp. 1, 18 e 19): “il Vaticano all’Onu: non depenalizzate l’omosessualità”. Stampa (p. 1): “Il Vaticano sfida l’Onu: sarebbe sbagliato depenalizzare l’omosessualità”. Unità (p. 1): “Omosessuali perseguitati: il Vaticano approva”. Manifesto (p. 1) titolo e vignetta sghignazzo: “Omosessualità. Vaticano all’Onu: no alla depenalizzazione”. Liberazione (p. 1) apertura e grande foto: “Vaticano: lasciateli penzolare”. Dunque il Papa applaudirebbe l’impiccagione!Tutto falso, con commenti conseguenti e insulti di serie.
In realtà, visti certi lanci d’agenzia, già alle 19:30 di lunedì la Santa Sede aveva chiarito il senso delle parole del rappresentante vaticano all’Onu: sì (N.B.: Sì!) alla depenalizzazione, ovviamente, ma avvertendo che ciò non deve voler dire che matrimonio e unioni gay siano la stessa cosa. Invano: chi non vuole capire insiste, e ancora ieri spudoratamente così Augias su Repubblica, in risposta ad un lettore: “Se la Chiesa difende il reato di omosessualità”. È il titolo, ma il testo è peggio, e accusa la Chiesa di incoraggiare «la forca» per gli omosessuali!
Ho scritto martedì che anche gli uomini di Chiesa debbono stare attenti alle parole per evitare equivoci, ma chi scrive nei giornali e, comunque e sempre, cerca «il nemico» di tutto nella Chiesa, si dovrebbe vergognare.
Concludendo: difficile dare torto a chi afferma che qualche giornalista dovrebbe cambiare mestiere. (Gianni Gennari © Copyright Avvenire, 4 dicembre 2008)
L’arcigay manifesta davanti all’arcivescovado
Piccola folla, grande bugia in quel sit-in di Genova. Si sono radunati per protestare contro un «martirio». Così era scritto, ieri, sugli striscioni che hanno portato davanti all’Arcivescovado di Genova. Una ventina di persone o poco più, iscritti all’Arcigay fiancheggiati da alcuni militanti di organizzazioni anticlericali. E quel grido, se rivolto ai Paesi nei quali l’omosessualità è causa di feroci persecuzioni penali e persino di morte, poteva risuonare laicamente comprensibile e, nella denuncia di fondo, anche condivisibile.
Del tutto incomprensibili, insostenibili e ingiustificabili sono invece risultati lo slogan completo «Vaticano complice del nostro martirio», e il luogo del sit-in: la casa del cardinal Angelo Bagnasco, presidente della Cei, uomo e pastore di grande serenità e gentilezza.
Quei manifestanti genovesi non potevano non sapere che il luogo della contestazione era assolutamente senza senso.Così come – nonostante continui ad aleggiare l’eco dell’incredibile e addirittura violenta disinformazione operata da una parte della stampa italiana – non potevano fingere di ignorare che la Chiesa non ha mai detto “no” a una dichiarazione dell’Onu «per la depenalizzazione dell’omosessualità». La Santa Sede ha semplicemente e fermamente chiarito di negare il consenso a una bozza di testo, quella proposta dalla Francia a nome della Ue, attualmente segnata anche da ambiguità lessicali e politiche. Una dichiarazione che, così com’è, potrebbe essere usata dai ben noti gruppi di pressione che dal rifiuto delle discriminazioni nei confronti delle persone omosessuali puntano a far discendere l’imposizione agli Stati (e alle comunità civili e religiose) della cosiddetta «teoria del genere» e delle sue conseguenze sul piano sociale. Un “no” preciso, circostanziato, netto. Proprio come il “sì” a ogni coraggiosa e limpida difesa della vita e della dignità di tutti gli esseri umani. Chi anche ieri ha sostenuto il contrario ha sbagliato due volte. E due volte ha mentito. (© Copyright Avvenire, 4 dicembre 2008)
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