sabato 12 febbraio 2011

La doppia morale dei Paolini

Leggevamo interessati Pasolini quando scriveva contro l’aborto, e d’altra parte al Meeting di Rimini ascoltavamo Testori: ci impressionavano le parole e la profondità del pensiero, e le loro note preferenze sessuali ci lasciavano del tutto indifferenti.
E’ solo nel merito, quindi, che discutiamo sulla scelta di inserire uno scritto di Nichi Vendola fra le riflessioni proposte ai sacerdoti per le omelie quaresimali di quest’anno, in un Sussidio liturgico-pastorale edito dai Paolini. Fermo restando che il paragone con due grandi della cultura italiana non giova certo al governatore pugliese, qualche dubbio nasce piuttosto scorrendo il pezzo scelto (una lettera di Nichi al defunto vescovo conterraneo don Tonino Bello, scritta e pubblicata un anno fa): per esempio quando Vendola dichiara a don Tonino di sentire una “nostalgia struggente della tua cosmogonia”, o quando gli chiede: “Dov’è la Pasqua della responsabilità sociale e della convivialità culturale?”, o ancora quando accusa: “C’è chi vorrebbe metter su un Ku Klux Klan in versione padana”. Riesce francamente difficile prenderli come spunti chiarificatori per una riflessione profonda sul mistero della resurrezione di Nostro Signore, ma tant’è. Il punto però è un altro.
La lettera di Vendola è accompagnata da un box, inserito dai curatori del testo, titolato “La sapienza dei padri”, con un episodio della vita di un grande monaco del IV secolo, Bessarione, che “Capitato in una chiesa durante la predica gli toccò sentire il presbitero scacciare un peccatore, giudicato indegno di stare tra la gente per bene. Bessarione non mosse ciglio, si alzò e uscì con lui dicendo: ‘Anch’io sono un peccatore’”.
A questo punto qualche domanda sorge spontanea a noi tutti, sinceri ed entusiasti aderenti al fan club del monaco Bessarione: ci chiediamo se il pezzo non sia un’enorme excusatio non petita, un incredibile autogol insomma, di chi ha scelto il brano per le meditazioni pasquali. Se così fosse, se la citazione del monaco fosse veramente un altolà a chi potrebbe storcere il naso per le meditazioni di Nichi Vendola messe accanto a quelle di madre Teresa di Calcutta, allora ci chiediamo pure se i paolini editori del Sussidio liturgico siano gli stessi editori di Famiglia Cristiana, la rivista che un anno fa meditava sul tema: “La Comunione a Berlusconi: è giusto?”; quella stessa che, sempre riguardo al presidente del Consiglio, ha posto ai lettori il problema del suo “stato di malattia, qualcosa di incontrollabile”. Insomma: due peccatori, due misure? E Bessarione sarebbe d’accordo? Almeno per la quaresima qualcuno dovrebbe meditarci su. A meno che non sia l’inizio di un ripensamento paolino, che ci porterà l’anno prossimo a meditare su un pensiero del Cav.

(Fonte: Assuntina Morresi, Il Foglio, 2 febbraio 2011)

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