mercoledì 25 luglio 2012

“Quando la strada non c’è, inventala!”

Una massima indubbiamente propositiva questa di Robert Baden-Powell, fondatore e animatore del movimento scautistico. Non conosco a fondo il suo pensiero, non avendo avuto modo di leggere i suoi libri; ma il ricco florilegio di sue frasi che circola nell’ambiente, gli accredita un valore sicuramente educativo per i giovani, anche se talvolta i suoi slogan danno l’impressione di poggiare più sul buonismo e sull’ovvio, che su solidi principi di ordine morale.
E fin qui, rimanendo nel sociale, nulla da eccepire.
Un po’ meno condivisibile, anzi decisamente fuori luogo e discutibile, è l’aver riprodotto questa esortazione a caratteri cubitali su un grande cartello, e averlo affisso, come ho avuto modo di scoprire, in una chiesa, in prossimità del presbiterio, a due passi dall’ambone, luogo liturgicamente preposto alla proclamazione della Parola di Dio: quella vera di Parola, quella autentica; quella che dice: «Io sono la Via!»; “Io, Cristo, sono la strada sicura per tutti voi credenti. Sono Io l’unica strada che tutti voi siete chiamati a percorrere; non esistono altre vie”. Quindi a che pro un simile cartello in quel luogo? “Quaestio non datur” direbbe san Tomaso: è improponibile, per chi crede e frequenta la Chiesa, anche solo mettere in dubbio l’esistenza della strada maestra da seguire; significherebbe non conoscere Cristo-Via; significherebbe ignorare Lui e la sua Parola: e ciò è da escludere a priori.
Ammesso quindi e non concesso che i giovani cristiani di oggi non conoscano l’esistenza di Cristo, io direi che invece di esortarli a inventare nella vita una strada a Lui alternativa, sarebbe molto più proficuo insegnare loro a conoscerlo, a studiarlo, ad amarlo, a seguirlo; e allora, con buona pace di Baden-Powell, scoprirebbero immediatamente, davanti ai loro passi, l'esistenza di una strada stabile per sempre, larga e luminosa!
Peraltro, accettare, suggerire e condividere quelle parole, estrapolate dal loro contesto, significa esortare i giovani a crearsi autonomamente una “loro” strada, adattandola alle “loro” esigenze, ai “loro” ritmi, a quello che essi ritengono più o meno percorribile e comodo. Ma, scusate, questo non è “relativismo”?

(MaLa, 24 luglio 2012)

1 commento:

Enrico ha detto...

Non sono del tutto d'accordo con quello che dici. Non è assolutamente quello che B.P. dice, visto che l'irreligiosità viene descritta da lui stesso, nel libro "La strada verso il successo", come uno scoglio che impedisce di raggiungere la felicità. Estratte dal loro contesto, che è il Vangelo, anche quelle frasi da te riportate non hanno significato.
Poi è vero che una frase del Vangelo, vicino all'ambone, sia più idonea.
Ma attenzione a quello che si dice. Quella frase è anche un esortazione, anzi, a trovare il modo di vivere il Vangelo all'interno della propria vita!

P.s. la strada è tutt'altro che larga, Cristo ci chiede di entrare per la porta stretta!