sabato 17 novembre 2012

Medjugorje: sacro e profano, verità e menzogna

Nel mio girovagare per l’Italia, mi capita spesso che le persone che incontro, amici e anche perfetti sconosciuti, una volta saputo che vivo a Roma, mi facciano delle domande, in genere quasi sempre le stesse: perché ci stanno tanti scandali in Vaticano, chi è il cardinale più papabile dopo Benedetto XVI, che ne penso dei lefebvriani, ma soprattutto che opinione ho di Medjugorje.
Forse mi vedono dotato, stante la vicinanza col Papa, di facoltà medianiche e profetiche. Ovviamente cerco di esimermi da tale compito, ma sul fenomeno Medjugorje mi hanno tirato proprio per i capelli. Ho amiche carissime, tornate anche di recente dal luogo “mariano”, che giustamente, conoscendo la mia poca propensione all'entusiasmo contagioso, mi hanno consigliato di soprassedere da qualunque analisi, quantomeno prima di aver vissuto in loco un’esperienza diretta. Saggio suggerimento, per cui mi riprometto di tornare su queste note, allorquando ciò si sarà potuto realizzare. In ogni caso, dopo essermi ampiamente documentato, nella solitudine del mio “pensatoio”, ho deciso comunque di dire umilmente la mia.
Non intendo ovviamente scrivere un trattato, e non mi ritengo dispensatore di verità assolute: le mie sono delle semplici, brevi osservazioni, senza pretese letterarie.
Debbo dirvi, e chiedo venia di ciò, che in genere sono abbastanza scettico sugli innumerevoli casi di visioni, apparizioni, lacrimazioni ecc. sparsi per il mondo; in particolare sui personaggi coinvolti in questi fatti “straordinari”, che aprioristicamente e quasi a furor di popolo, vengono ipso facto decretati santi e ispirati da Dio. Sono convinto che non sempre la vox populi sia vox Dei. Non lo faccio per una forma di snobismo, sia chiaro: non sono uno snob, soprattutto non in questi casi. So anzi che queste esperienze per tanti sono importantissime, ne hanno bisogno: è l’unico ponte per ritornare alla fede, magari alla vita. Ma tant’è, non tutti siamo uguali. Io sono più per una fede convintamente vissuta e seriamente coltivata nella propria intimità, per un rapporto col divino più intimo e riservato; non sono molto tagliato per le estasi mediatiche, per i bagni di folla vociante. La mia è una visione del colloquio con Dio decisamente monastica.

Prima di sbilanciarmi, comunque, sarei stato più tranquillo se il magistero della Chiesa avesse già espresso il suo parere su tutta la faccenda; ora, la notizia che circola è che entro il corrente anno la commissione che si occupa di Medjugorje, incaricata dal Papa, darà il suo parere conclusivo su questi avvenimenti“mariani”, i più famosi degli ultimi anni. Credo in ogni caso che l’esito del verdetto di Roma non potrà che essere uno solo, un “sì”. “Andateci -dirà - ma con discernimento”. Che altro potrebbe dire? Giunti a questo punto, penso che sarebbe controproducente se la Santa Sede si esprimesse in maniera contraria: non potrebbe fermare nulla e nessuno; sarebbe semmai un disastro pastorale di proporzioni immani, come non se ne vedono da secoli.
Al più Roma, in caso contrario, potrebbe non rilasciare alcun riconoscimento ufficiale, e lasciare le cose così come stanno; in poche parole assecondare il fenomeno, rivelatosi così fertile di grazia. Penso che non potrebbe fare altro. Del resto quel luogo è sotto osservazione ormai già da lungo tempo, e il Vaticano ha mantenuto sempre un riserbo totale in proposito. I Papi stessi, hanno evitato accuratamente di andarci, pur passando ripetutamente dalla ex Jugoslavia. Un comportamento prudente e condivisibile.

Ma, per quanto mi riguarda, veniamo al dunque: cosa penso di questa Medjugorje, a cui la gente dà più retta che non ai propri pastori?
Anzitutto una premessa. Dubito che tutti i fedeli abbiano conoscenza diretta del profluvio di messaggi “presunti” della Madonna: troppi perché chiunque possa seguirli. Troppi e, permettetemi, spesso fumosi, verbosi, ripetitivi; in ogni caso di scarsa utilità, visto che non dicono nulla di nuovo rispetto a ciò che ogni buon cristiano già conosce attraverso le catechesi del Papa e il magistero della Chiesa. La gente, infatti, anche i medjugoriani più convinti, su loro stessa ammissione, vanno a Medjugorje perché è un luogo potente, particolare, suggestivo, unico, non per approfondire i “messaggi” presunti della presunta Madonna. Un po’come facevano le folle oceaniche che seguivano Giovanni Paolo II quando era in vita: non andavano per sentirlo, ma per vederlo, per vedere i suoi famosi“gesti” che esprimevano e dicevano esattamente ciò che ciascuno voleva sentirsi dire, anche cose che Wojtyla mai si sarebbe sognato di dire. Nessuno poi ricordava cosa avesse detto realmente.
Del resto molte cose lì sono strane, altre ammirevoli: calate un po’ in una schizofrenia che a volte destabilizza, confonde le idee. Molte cose, evidentemente, non tornano neppure al Papa.
Anche perché in quella zona povera della ex Jugoslavia, Medjugorje è l’unica (immensa) ricchezza economica: e si sa che i soldi, pur benedetti,sono sempre sterco del diavolo e richiamo di interessi locali, di speculazione nel migliore dei casi, di criminalità vera nel peggiore, a prescindere dalla volontà e dalla correttezza dei “presunti” veggenti.
Medjugorje infatti è anche questo: interessi sospetti. Inevitabili. Come sono stati inevitabili anche a San Giovanni Rotondo, uno dei luoghi più “profani” della terra, gestito anch’esso da frati: lì peraltro i frati si son messi a maneggiare direttamente i miliardi, a spingersi in speculazioni disastrose, in conflitto permanente con i vescovi del luogo. I preti, purtroppo si sa, quando mettono le mani sui soldi sono un disastro: vedi la disavventura della donazione miliardaria a favore dei salesiani, con a capo il card. Segretario di Stato, sfociata in una contesa giudiziaria, giunta all’ultimo grado di sentenza; vedi lo IOR a cosa era diventato quando era gestito completamente dal clero, e così via.
Dunque penso che le preoccupazioni peggiori per Roma, come al solito, vengano dai religiosi del luogo, che pare siano molto creativi economicamente, moralmente e dottrinalmente disinvolti, e, mi dicono, anche liturgicamente intraprendenti. Col pericolo spesso generalizzato, come è successo a Loreto, Assisi, San Giovanni Rotondo, di trasformarsi in mercanti nel tempio.

Per quel che possa valere il mio pensiero, di una cosa sono convinto: Dio scrive dritto entro righe storte, e si serve di lampadine fulminate. La mia visione delle cose, soprattutto di quelle ecclesiali, è basata radicalmente sulla Provvidenza divina: per questo, simili fenomeni di autodistruzione, pur addolorandomi, non mi danno eccessive preoccupazioni: lo permette la Provvidenza, secondo un suo disegno oscuro, che Lei sola conosce.
Sono però convinto che i veggenti sono buone persone e ottimi cattolici. Li ho visti parlare in televisione: hanno faccia pulita, occhi sinceri, eloquio saldamente cattolico-romano: persone normali, magari con qualche lieve caduta di stile, più per esigenze loro imposte dai media e dal loro ruolo, che per una colpa personale.
Una cosa comunque è certa e chiara a Medjugorje: la Vergine c’è veramente: che appaia davvero o no, Ella in ogni caso c’è; o almeno, lì, spira certamente lo Spirito di Dio.
E questo è dimostrato dal comportamento dei fedeli: dovendo fare una valutazione pratica per stabilire la sacralità di quel luogo, le apparizioni in sé sono ormai un fatto irrilevante. La prospettiva va spostata. Quel che succede a Medjugorje va giudicato con realismo cattolico, ossia a partire dai fatti. Dai “frutti” dell’albero, avrebbe detto Gesù. E san Paolo avrebbe aggiunto “senza disprezzare la profezia, discernere, tenere ciò che è buono, abbandonare il resto”. Ora questi fatti, questo albero, questo discernimento, ci dicono tutti la stessa cosa: Medjugorje è un luogo di conversione. E lo è per una categoria particolare di persone: quelli che prima facevano vita tutt’altro che cristiana, che erano del tutto indifferenti al fatto religioso, analfabeti dal punto di vista cattolico e morale; i lontani, gli atei, i corrotti, i secolarizzati totali. E ci dicono anche un’altra cosa. Questi“analfabeti” religiosi, tutta questa gente è andata a Medjugorje e da lì è tornata completamente cambiata: non sapevano neppure il Pater Noster, e all’improvviso si sono ritrovati quotidianamente con un rosario in mano; sono diventati degli appassionati della liturgia e dell’eucarestia; dei maratoneti della vita sacramentale del cristiano. E la loro condotta di vita si è adeguata a tutto questo, senza schizofrenie e scissioni: come diceva il primo grande convertito, il Saulo dalla lingua come spada di fuoco, “non sono più io che vivo, sei tu, Signore, che vivi in me”.
Inoltre, altra costatazione, è che si tratta di un luogo potente di conversione soprattutto per gente semplice, minuta: popolo. Questo porta con sé anche dei pericoli, come sempre l’eccesso di zelo: da una parte, gli equivoci e le superficialità inevitabili di chi, dall’estremo opposto, è piombato d’improvviso nel mondo complesso della fede cattolica; dall’altra, che si scada, come spesso i neoconvertiti, nel fanatismo, nel bigottismo, nell’esaltazione; che si ceda alle ossessioni monomaniache, all’alienazione o all’autocompiacimento; a quegli eccessi spiritualistici che enfatizzando la fuga mundi totale e radicale, approdano in una religione, la cattolica, che invece è incarnata tenacemente nel mondo, nell’uomo, nella storia; insomma che ci si nevrotizzi in quegli eccessi pseudo ascetici che la Chiesa ha sempre guardato con scetticismo, sospetto e severità.
Sembra comunque che la Provvidenza abbia deciso di iniziare da lì la sua partita finale e terribile di riconquista dell’Occidente secolarizzato, di un cristianesimo europeo in stato agonico, quando addirittura non già decomposto e dissolto in una situazione clericale ed ecclesiale di grave sbandamento e di crisi terribile d’identità.
In questa situazione di progressivo dissolvimento del cristianesimo europeo, Medjugorje sembra dunque il luogo dell’irruzione del divino sulla terra: se non dell’apparizione di Maria, certamente del soffio dello Spirito. A Medjugorie il vertice celeste, con o senza apparizioni, ha deciso la nuova evangelizzazione di tanti uomini di buona volontà: scelti fra i lontani, i grandi peccatori, i semplici, gli ignoranti, i sofferenti. Sono essi i nuovi santi.
Ma attenzione: dove abbonda la Grazia sovrabbondano anche gli attacchi più sanguinosi e furibondi del maligno. Che andranno a insidiare proprio coloro che nel nome di Medjugorie conducono guerre “sante”, cercano di distinguersi e di emergere ad ogni costo, ne diventano i portavoce mediatici universali, più attenti a gloriarsi dei propri cambiamenti che di dare umile e convinta testimonianza della propria conversione. Le armi terribili e irresistibili che il maligno utilizza nei loro confronti sono due: la vanità (che porta con sé tutti gli altri vizi capitali, e la ribellione finale a Dio) e il denaro (per corrompere e fuorviare, per vendere ancora una volta Cristo per 30 denari). Il demonio a Medjugorie è stato schiacciato da Maria, ma non è stato completamente e definitivamente ucciso. Ancora una volta. E contro di lui, a Medjugorje, non servono esorcismi spettacolari, pubblicazione di libri e manuali sulla demonologia e sull’arte dello scacciare i demoni, ma discernimento, umiltà, distacco dalle cose del mondo, penitenza e preghiera, tanta preghiera; queste sono le uniche medicine per difendersi. E sempre obbedienza al Papa. Specie quando non si è del tutto d’accordo con lui: è così che si esercitano tutte le migliori virtù cristiane, obbedendo pur non condividendo; è così che il demone viene ucciso; è questa la prova maggiore che Medjugorje non è opera dell’uomo ma opera di Dio.
E concludo: fatti bene i conti, bisogna convenire che i frutti buoni maturati a Medjugorje ed esportati in tutto il mondo, superano di gran lunga i frutti bacati. Il bilancio non è quindi né in passivo né in pareggio: è senz’altro in attivo. In tutto questo c’è sicuramente l’ombra del Manto Celeste di Maria. Che fa impallidire le inevitabili macchie luciferine, inevitabilmente sempre presenti in fenomeni di questo genere. Se a Medjugorje trama in qualche modo Lucifero, a Medjugorje soffia sicuramente lo Spirito. E a Medjugorje è presente (non importa la forma) Maria. Da lì parte la nuova evangelizzazione. Che prima di tutto è conversione del cuore.

Se poi è apparsa la Madonna, o se non è mai apparsa, o se è apparsa solo dopo, o se mai apparirà, il risultato non cambia: Medjugorje sembra effettivamente cosa buona e giusta.
 
(Ma.La. tratto da: Antonio Margheriti, Papalepapale, 23 marzo 2012)
 

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