Pare che il vescovo, monsignor Ivo Muser, abbia provato a porre qualche rilievo di carattere metodologico, ma vi sono stati molti interventi su questi temi «sovra diocesani» che «hanno permesso il rilevamento di un chiaro quadro della situazione, che vede una maggioranza dei sinodali – ribadisce il comunicato ufficiale della diocesi – propensi a mettere in dubbio la prassi tradizionale della Chiesa su questi punti». Tra l'altro il documento n°12, quello che raccoglie i risultati della riflessione su questi temi, per motivi di tempo non è stato trattato nell'assemblea plenaria, rimandando il lavoro al 30 maggio prossimo. Ma la sostanza rimane.
Il fatto che la «grande maggioranza» dei sinodali abbia espresso questo orientamento fa chiaramente intendere che non soltanto i laici, ma anche i consacrati presenti hanno espresso il desiderio di un superamento della prassi cattolica. Il futuro quindi sarebbe per i preti sposati, le donne prete e l'accesso all'eucaristia da parte dei divorziati risposati. A ciò si possono aggiungere anche altre considerazioni che emergono dai lavori.
A proposito della possibilità di riconoscere i «semi del Verbo» nelle convivenze cosiddette «irregolari» viene indicato che la chiesa di Bolzano-Bressanone, oltre a promuovere il matrimonio, «rimane aperta anche alle altre forme di convivenza, le accompagna e le supporta e le invita nella comunità della Chiesa affinché tutte vivano e crescano nell'amore e nel rispetto, nella responsabilità e nella cura reciproca».
I lavori svolti tra il 30 e il 31 gennaio sono stati aperti da una relazione di don Eugen Runggaldier, moderatore del sinodo. «Il nostro lavoro sulle visioni per la nostra Diocesi, ha detto Runggaldier, rispecchia la situazione generale nella Chiesa, che sta vivendo un cambiamento radicale. (…) non cambiano solamente le condizioni generali, bensì il quadro stesso, vale a dire che occorre proprio un nuovo quadro. Non basta più solamente riflettere come adattare alla nuova situazione ciò che è già stato sperimentato e collaudato. È richiesto piuttosto un “change” (cambiamento) sostanziale».
A leggere i risultati del sinodo sui temi «sovra diocesani» bisogna riconoscere che questa esigenza di “change” è stata interpretata oltre ogni più rosea aspettativa. Il 62% dei sinodali ritiene che il sacramento dell'ordine debba essere aperto a tutti i battezzati e cresimati, siano essi donne o uomini, sempre il 62% si è espresso a favore dell'abolizione del celibato sacerdotale. Il 79% è a favore del diaconato femminile e l'85% dei convenuti, seppure attraverso un poco chiaro percorso di pentimento, ha detto sì all'accesso all'eucaristia ai divorziati risposati. Non c'è nulla da dire, questo è un “change” sostanziale a tutti gli effetti.
Anche per quanto riguarda l'ecumenismo sarà interessante capire quali proposte concrete la commissione del Sinodo metterà in campo rispetto all'obbiettivo abbastanza generico di proseguire e intensificare «le esperienze positive, anche se faticose, di dialogo, nello spirito del Concilio Vaticano II, riguardo alle altre confessioni cristiane, alle altre religioni, alle scienze, ai diversi gruppi etnico-linguistici».
In fondo non si tratta di chissà quali novità, sono istanze che attraversano la chiesa da circa 150 anni, con alti e bassi, ma sono sempre le stesse spinte riformatrici che ritornano a più riprese e a diverse latitudini. Questa volta si tratta di quella terra un tempo capace di insorgere sotto la guida di quel Andreas Hofer che disse: «Si tratta di religione e di cristianesimo; non lasciatevi ingannare dai mascalzoni».
(Fonte: Lorenzo Bertocchi, La nuova bussola
quotidiana, 11 febbraio 2015)
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-la-chiesa-di-bolzano-rompe-gli-argini-11774.htm
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