E’ di questi giorni l’articolo-spot a favore delle adozioni Lgbt del giornalista di Repubblica Francesco Merlo (anticlericale di lungo corso): Merlo si è recato a casa di una coppia di donne con bambino descrivendo prevedibilmente la loro unione come un angolo di paradiso, di amore, di felicità, di bontà, di rispetto, di attenzione e di progresso, concludendo in modo classico: «Esco da quella casa e penso che se avessi da affidare un bambino lo darei a loro». E’ il copione classico per insinuarsi emotivamente nella testa del lettore.
Tuttavia nel confezionare lo spot pro-Lgbt, Merlo non si è accorto di aver appena realizzato anche uno spot contro i sostenitori dell’omofobia italiana, le due donne infatti hanno infatti raccontato -manco fossero dei profughi scappati dalla guerra-, l’aiuto e la vicinanza ricevuta dai vicini di casa, dagli impiegati dell’Anagrafe, dai negozianti del loro quartiere, dal consultorio a cui si sono rivolte e perfino al corso di preparazione al parto, «nessuna delle donne in gravidanza ha mostrato il minimo turbamento. Insomma gli italiani sono molto più avanti delle leggi dello Stato». Ma come? E la dilagante omofobia italiana? Il contesto attorno alle persone omosessuali non era mica discriminatorio, fino a poco tempo fa, tanto da aver bisogno di tutele specifiche?
Evidentemente le necessità dell’associaziono Lgbt sono cambiate, la legge contro l’omofobia è passata in secondo piano e allora ecco i quotidiani che raccontano un’Italia a misura degli interessi degli attivisti omosessuali. E’ sempre Repubblica, nelle sue quotidiane e sdolcinate interviste a coppie Lgbt, a confermare che quella dell’omofobia era una bufala: «Non abbiamo mai avuto problemi all’asilo, con il pediatra, per le vaccinazioni», hanno spiegato altri due omosessuali “genitori” di un bambino. «E neanche ne ha avuti con i suoi coetanei. Forse una differenza la vedremo quando sarà più grande o forse mai». E lo stesso in un terzo articolo-spot a favore delle nozze gay: «nella vita di tutti i giorni siamo una coppia accettata da famiglia, vicini e colleghi», hanno spiegato altri due omosessuali.
Insomma, quando gli attivisti Lgbt volevano far passare il ddl Scalfarotto sui quotidiani non si parlava altro di questa minoranza continuamente perseguitata e bisognosa di una speciale protezione giuridica. Era una grande sciocchezza, come abbiamo dimostrato citando dati e studi sociologici, ed infatti il disegno di legge è stato velocemente accantonato con l’unanime consenso. Oggi la strategia è puntare direttamente sulle nozze gay, così le coppie omosessuali vanno presentate come isole di paradiso, capitali del rispetto e dell’amore reciproco, lontane anni luce dalla litigiosa famiglia italiana, coppie perfettamente integrate nel contesto in cui vivono, dove vengono amate e rispettate, alla faccia dell’omofobia.
Entrambe le descrizioni sono false: nessuna omofobia e nessuna approvazione, gli italiani sono rispettosi delle persone ma difendono la famiglia naturale uomo-donna riconosciuta costituzionalmente, come mostrano i dati. Gli sforzi e le marchette di Repubblica riescono soltanto a mostrare la perenne autocontraddizione e l’utilizzo della stampa come organo di regime e di propaganda per instaurare l’ideologia Lgbt, esattamente per questo Papa Francesco la chiama “colonizzazione ideologica”.
(Fonte:
Uccr, La redazione, 5 giugno
2015)
http://www.uccronline.it/2015/06/05/in-italia-non-esiste-lomofobia-lo-dice-anche-repubblica/
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