Adesso però lei ci deve dire dove sbagliamo nel considerare anche solo le prime dieci righe della sua conversazione, uno spettacolare esempio di confusione e, insieme, di politicità poco misericordiosa e per niente pastorale. Non dimenticando che lei è, peraltro, l’autore della relazione presentata al concistoro straordinario sul tema della famiglia che farà da base alla discussione sul tema nel Sinodo che si aprirà domenica 4 ottobre, le esplicitiamo in quanto segue la nostra richiesta di venire contraddetti, censurati e spiegati da Sua Eminenza reverendissima.
Quanto alla politicità. Le ricordo l’esordio della sua intervista. Dove alla sinuosa domanda: «Perché ci sono così tante resistenze, eminenza? Come alla vigilia del Sinodo dell’anno scorso, anche stavolta ci sono dei cardinali che firmano un libro su matrimonio e famiglia a difesa della “dottrina”… » lei risponde altrettanto sinuosamente con un «ma, guardi, non voglio entrare adesso nelle controversie. Il Sinodo è fatto proprio per discutere». E subito dopo attacca: «sì, alcuni vogliono chiudere: non c’è niente da discutere, basta!». «Tira un sospiro – le fa da spalla il Corriere – sorride: “Vede – incalza lei, Eminenza reverendissima – c’è un certo fondamentalismo… si fa una ideologia per sostenere la propria tesi…». In questo breve giro di parole lei si permette di fare terra bruciata intorno agli autori del libro citato dal suo intervistatore e così, da Carlo Caffarra a Angelo Scola, catalogare come “fondamentalisti” e “ideologici” confratelli cardinali che hanno la sola colpa di non pensarla come lei. E questo sarebbe “non entrare nelle controversie” e una bella preparazione al terreno della “discussione” sinodale?
Seconda osservazione: confusione. Dopo l’affondo sui cardinali suoi confratelli, troviamo questa bella perla pronunciata da lei, Eminenza reverendissima (che il Corriere definisce, manco fossimo a Botteghe Oscure, «il punto di riferimento dei riformisti»): «Per me questa inclinazione (l’omosessualità, ndr) è un punto di domanda: non riflette il disegno originario di Dio e tutta via è una realtà, perché gay si nasce». Le dico la verità, Eminenza, ci siamo stropicciati gli occhi, abbiamo creduto di aver letto male. Dunque abbiamo letto e riletto ma non vi sono dubbi. Lei chiede proprio, come scrive il Corriere virgolettandola, di aprire al Sinodo un «dialogo» sulla contraccezione diffusa tra i fedeli («lo spero, questo scisma non può durare») e parla di accoglienza e rispetto degli omosessuali: «Per me questa inclinazione è un punto di domanda: non riflette il disegno originale di Dio e tuttavia è una realtà, perché gay si nasce».
Lei, Eminenza reverendissima, ha proprio detto così: una cosa è «il disegno originale di Dio», un’altra – «tuttavia» – è la realtà che «gay si nasce». Ora la perplessità suggerita da queste sue parole è evidente e preghiamo i lettori di fare anch’essi ricorso a tutte le loro risorse logiche: cosa vuol dire che Sua Eminenza reverendissima ha una “domanda”? Lasciamo da parte il dibattito su Chiesa e omosessualità, è un altro affare. C’è qualcosa di ben più radicale nelle sue parole. Infatti, le sue parole, Eminenza reverendissima, sono chiarissime: lei dice che «l’inclinazione omosessuale non riflette il disegno originale di Dio» e insieme dice che, «tuttavia è realtà» anche l’omosessualità, non perché sono “realtà” pure una quantità di cose non riflettenti il disegno originale di Dio (tipo il mettersi le dita nel naso, il rubare la marmellata e anche cose più serie) ma «perché gay si nasce». Oibò. Quale domanda può scaturire se affermi al tempo stesso il “disegno originale di Dio” e l’originale disegno del “si nasce gay”?
Mi pare logico dedurre che lei, Eminenza reverendissima, sia convinto di una delle due seguenti cose e la sua domanda si ponga all’interno della seguente alternativa: o Dio se c’è, non c’entra con la nascita (ergo non c’entra con la creazione presente, ha creato il mondo un po’ di tempo fa e poi lo ha lasciato andare per conto suo come un giochino caricato a molla, e questa sarebbe eresia patente); oppure Dio c’è ma gli piace creare in contrasto con il suo disegno originale (doppia patente eresia). E qui davvero ci si può fermare, perché tutto il resto, direbbe l’ottimo cardinale Elio Sgreccia intervistato da Avvenire, nasce da una questione radicale di fondo: «La misericordia è verità vissuta, non c’è separazione. Non si può dividere in Cristo la presenza della verità e quella dell’amore».
Per lei, invece, Eminenza reverendissima cardinale Walter Kasper, tutto sembra nascere da una divisione originale che cova come una vipera in seno allo stesso Essere. C’è la verità, ma anche non c’è, perché poi la realtà va da un’altra parte e invece di chiamare quest’altra parte “peccato”, cioè realmente l’esperienza storica che l’uomo non ce la fa a tenere desta la verità che pure vede («desidero il bene ma faccio il male che detesto» dice san Paolo), lei chiama “misericordia” l’anestesia sul “non ce la fa”. C’è l’Ideale, dite ai giovani di sposarsi, affermate che il sacramento è il fare di Dio che rende infinita e indissolubile e per sempre la libertà finita di un uomo e una donna (a parte i casi di “nullità” dove non c’è libertà quindi non c’è sacramento), li inciti a sfidare fatiche, tradimenti, mode birichine e capricciose. Ma poi tu stesso sembra che lasci intendere di non credere a questo Ideale, e ammanti il tuo scetticismo con la pastorale. Certo che c’è una domanda che dobbiamo porci e deve porsi anche sua Eminenza reverendissima, e la domanda è: chi sono, veramente, i fondamentalisti e gli ideologi?
(Fonte:
LuigiAmicone, Tempi, 2 ottobre 2015)
http://www.tempi.it/gay-si-nasce-eminenza-reverendissima-cardinal-kasper-permetta-una-domanda#ixzz3nONVbrK6
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