Nel
pomeriggio di oggi si apre alla Pontificia Università Gregoriana un convegno
per molti versi sorprendente.
La
sorpresa è data anzitutto dal tema: "Il celibato sacerdotale, un cammino
di libertà". Un tema in netta controtendenza rispetto ai sempre più
frequenti segnali di un prossimo allentamento della disciplina del celibato del
clero cattolico latino, per volontà di papa Francesco:
Ma
inusuale è anche l'alto livello delle personalità che prenderanno la parola nel
convegno.
Relatore
iniziale sarà il cardinale Marc Ouellet, prefetto della congregazione per i
vescovi, che parlerà di "Celibato e legame nuziale di Cristo alla
Chiesa". Ouellet appartiene alla Compagnia dei sacerdoti di san Sulpizio,
da sempre finalizzata alla formazione dei candidati al sacerdozio e alla cura
spirituale del clero.
Mentre
relatore finale, nella mattina di sabato 6 febbraio, sarà il cardinale Pietro
Parolin, segretario di Stato, che parlerà di "Il prete ordinato 'in
persona Christi'".
E
subito prima di Parolin interverrà l'arcivescovo Joël Mercier, segretario della
congregazione vaticana per il clero, che illustrerà l'enciclica di Paolo VI
"Sacerdotalis caelibatus" del 1967 come "del tutto valida anche
nel nostro tempo".
Il
programma completo del convegno, curato da monsignor Tony Anatrella,
psichiatra, sacerdote della diocesi di Parigi e docente al Collège des
Bernardins, è nel sito della Gregoriana, la più prestigiosa delle università
pontificie romane, affidata alla Compagnia di Gesù e attualmente retta da padre
François-Javier Dumortier, già relatore nel sinodo dello scorso ottobre del
"Circulus gallicus B" presieduto dal cardinale Robert Sarah,
certamente non un innovatore:
L'ultimo
segnale della volontà di papa Francesco di procedere all'ordinazione al
sacerdozio di uomini sposati è venuto pochi giorni fa dalla Germania, come già
era capitato per altri precedenti segnali:
> Preti
sposati. L'asse Germania-Brasile (12.1.2016)
Questa
volta, a farsi interprete del pensiero di papa Jorge Mario Bergoglio è stato il
vescovo ausiliare di Amburgo Hans-Jochen Jaschke, nel corso del talk show
televisivo "Nachtcafe".
Jaschke,
nel raccontare dell'incontro tra i vescovi tedeschi e il papa dello scorso 20
novembre, al termine della loro visita "ad limina", ha detto che
quando il discorso cadde sull'ipotesi di ricorrere a preti sposati per
celebrare la messa in regioni sperdute e con scarsità di clero, specie
nel'America latina, Francesco "non ha fatto segno di no".
Certo,
ha aggiunto Jaschke nel corso della trasmissione, il papa "non è un
dittatore" e farà in modo di rendere simili innovazioni "accettabili
globalmente" dall'insieme della Chiesa. Ma che egli voglia procedere in
questa direzione sembrerebbe ormai assodato.
Queste
dichiarazioni del vescovo ausiliare di Amburgo – assieme ad altre a favore di
"un approccio rilassato al tema dell’omosessualità" – sono state
riportate il 1 febbraio su Katholisch.de, il portale della conferenza
episcopale tedesca:
Tra i
vescovi della Germania circola inoltre la voce che nel viaggio in Messico di
metà febbraio Francesco avrebbe in animo di ordinare sacerdoti alcuni diaconi
sposati della diocesi di San Cristóbal de Las Casas, nel Chiapas.
Ma
questa voce è stata prima contraddetta dal vescovo di quella diocesi, Felipe
Arzmendi Esquivel:
> L'altro
Chiapas. Clero indigeno sì, ma celibe (12.12.2015)
E poi
dal maestro delle celebrazioni liturgiche pontificie Guido Marini, che ha
assicurato a questo sito che durante il viaggio in Messico "in nessuna
messa il papa farà delle ordinazioni".
In
ogni caso, l'incontro del 20 novembre tra i vescovi tedeschi e il papa ha
lasciato uno strascico piuttosto animato, anche a prescindere dalla questione
dei preti sposati.
Come
quasi sempre fa al termine delle visite "ad limina", anche quella
volta Francesco non lesse il discorso preparato per l'occasione, ma
semplicemente ne distribuì il testo, preferendo occupare il tempo a
disposizione con un colloquio informale.
Solo
che quando i vescovi tedeschi lessero quel testo a loro rivolto, lo trovarono
tremendamente punitivo.
Ed è
verissimo. Nel testo scritto c'era una requisitoria implacabile contro tutti i
disastri prodotti in questi anni dai pastori della Chiesa di Germania,
culminanti in una vera e propria "erosione della fede cattolica":
E
infatti il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e presidente dei
vescovi tedeschi, oltre che membro del consiglio dei nove cardinali che
assistono il papa, va raccontando di aver chiesto ragione di quel discorso a
Francesco, e di averne ricevuto l'assicurazione che lui di quel testo non
sapeva nulla, e nemmeno l'aveva letto.
In
effetti, non c'era neanche l'ombra dello stile di Bergoglio, né della sua
simpatia per l'episcopato tedesco, in quel testo che sembrava piuttosto uscito
dalla "officina" di un Benedetto XVI, quasi un seguito del memorabile
rimprovero da questi rivolto il 25 settembre 2011 a Friburgo a una Chiesa di
Germania troppo "soddisfatta di se stessa e accomodata ai criteri del
mondo", invece che "alla sua chiamata ad essere aperta verso Dio e ad
aprire il mondo verso il prossimo":
Tornando
al discorso disconosciuto da papa Francesco, a voler proprio assegnargli un
estensore, l'immaginazione va dritta al cardinale Gerhard Müller, prefetto
della congregazione per la dottrina della fede, connazionale e antagonista da
lunga data del riformista Marx, oltre che poco ascoltato custode, oggi, del
dogma e della disciplina della Chiesa.
(Fonte: Sandro Magister, www.chiesa.it, 4 febbraio
2016)
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