Si alza sempre più in questi
giorni il coro di voci proveniente dal mondo dello spettacolo, che nell’intento
ufficiale di rendere omaggio alle vittime della discoteca Pulse di Orlando,
strumentalizza a più non posso quanto accaduto.
Primo
fra tutti pare proprio essere stato l’ormai ottuagenario Paul McCartney al
concerto di Berlino, tenutosi il 14 giugno scorso, dove l’ex Beatles ha
omaggiato le vittime presentandosi sul palco con una bandiera arcobaleno
avvolta addosso, e postando il tutto sul profilo Facebook con il classico
slogan “We stand together with Orlando“.
Ha
seguito quasi in concomitanza la voce grossa del massimo esponente gay del
mondo musicale, che compra “figli” tramite utero in affitto, pagando profumati
quattrini. Si sta ovviamente parlando di Elton John, il quale
nel concerto all’ Echo Arena di Liverpool dello scorso martedì, al termine di
una canzone, ha voluto esprimere e condividere il proprio dolore con i fans:
“Quando
si manifesta un orrore come questo massacro a Orlando, una grande sofferenza
investe il mondo come uno tsunami. E un grande lutto. Siamo shockati,
arrabbiati e ci sentiamo devastati nel profondo per le vittime e per i loro
cari che li piangono.
Ciò
che trovo straordinario, e che mi dà davvero forza e speranza, è che
immediatamente dietro quell’onda ne è arrivata un’altra, diversa. Un’onda
arcobaleno di amore, da Istanbul a Tel Aviv, dalla Opera House di Sydney
alla Torre Eiffel, passando per l’Empire State Building e la Casa Bianca…
Così, stasera, allo stesso modo in cui vorrei onorare e piangere
la perdita della comunità LGBT a Orlando e di tutti coloro che sono stati
vittime di odio e stigmatizzati dalla società, vorrei dire che stiamo avendo la
meglio sul pregiudizio. L’arcobaleno che si vede in tutto il mondo mi
dice che possiamo vincere contro queste persone e lo faremo.”
Durante
questo prolungato discorso Elton John ha voluto ricordare anche Lady
Gaga – icona gender-fluid delle correnti Lgbt – facendo riferimento al
lungo pronunciamento da lei fatto nei giorni scorsi a Los Angeles, durante una
veglia in ricordo delle vittime dell’efferata strage. In particolare Elton John
ha voluto accennare a “Love Bravery“, un progetto sostenuto
con lei e che consiste in una collezione di abiti per Macy’s, realizzata per
raccogliere fondi per la “Born This Way Foundation” e la “Elton John
AIDS Foundation” – progetti dichiaratamente limitati e costruiti su misura
per il mondo omosessuale.
Non è
mancata all’appello nemmeno la mascotte gender Adele, la cantante
pop che veste il figlioletto- maschio di tre anni da principessa, e che fa
baciare le coppie gay durante i suoi concerti, inscenando fastidiose richieste
di “nozze” tra persone dello stesso sesso.
La
cantautrice britannica, che ha dedicato i suoi ultimi concerti alle vittime di
Orlando, in quello di Antwerp, in Belgio, ha così parlato al suo pubblico
dell’accaduto, scoppiando poi in un pianto inesauribile:
“Dedico
l’intero spettacolo di stasera a tutti quelli che erano nel locale gay di
Orlando la scorsa notte. La comunità LGBTQ è come se fosse la mia anima gemella
da quando ero molto giovane, quindi sono molto toccata da quello che è
accaduto. Non so perché sto piangendo! La maggior parte delle persone
questa sera è già abbastanza infelice perché le mie canzoni sono fottutamente
tristi. Avrò un paio di canzoni che sembrano felici, ma non lo sono!”
Ultima,
solo per ordine di elencazione, è stata la cantante Christina Aguilera,
già resasi famosa per questi tematiche in tempi non sospetti, quando compose la
canzone “Beautiful“, che mostrava la “bellezza” della cosiddetta
diversità: nel video si vedevano infatti omosessuali intenti a baciarsi e
transessuali in procinto di truccassi, messi lì, in mezzo a tutti i presunti
emarginati della società.
Dopo
essere sparita di scena per almeno 3 anni, Christina Aguilera se ne esce con
l’inedito “Change“, dedicato alle vittime del locale gay:
“Mando
amore e preghiere alle vittime e alle loro famiglie” – dice la Aguilera – “io
voglio essere parte del cambiamento che deve avvenire in questo mondo per farlo
diventare un posto bellissimo dove l’umanità può manifestare il suo amore con
passione e libertà”.
In un
particolare punto del brano viene detto inoltre:
“Waiting
on a change to set us free/ Waiting for the day that you can be you and I can
be me” (“Aspettando in un cambiamento che ci renda liberi, aspettando
per il giorno in cui tu potrai essere tu e io potrò essere me”).
I
proventi ricavati dalla vendita del disco verranno devoluti al “National
Compassion Fund“, che raccoglie fondi per le vittime e le famiglie della
sparatoria al Pulse.
Siamo
davanti ad un buffo spettacolo, che farebbe persino ridere, se solo non ci
fosse da piangere. Non vi è bisogno di far notare che tutte queste voci
“compassionevoli” sono le stesse che – strage o non strage – assecondano, si
battono e finanziano le cause LGBT. Sono sempre i medesimi che approfittano
perlopiù di queste vicende per urlare ancora più forte, dai bassifondi della
loro presunzione, i “diritti” per tutti. Per inventarsi che esiste l’
“omofobia”, che servono leggi di maggior tutela in tutti gli stati, quando poi
da oltreoceano si viene a sapere che il fanatico e pazzo killer non si sa per
quale preciso movente abbia agito, visto che forse – e lo dice l’ex moglie e
chi lo ha conosciuto su ambigue chat-line – era pure omosessuale, o perlomeno
con qualche tendenza.
Non si
può tacere che, davanti a queste palle al balzo, i fautori della dissoluzione
gioiscano quasi, ottengano ciò che vogliono, per poi chiedere ancor più di
quanto non abbiano già ottenuto pervertendo il mondo e imbestialendo il genere
umano.
(Fonte:
Cristiano Lugli, Riscossa cristiana, 21
giugno 2016)
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