Sotto
sotto lo ha ammesso anche la parlamentare Pd Monica Cirinnà. Le Unioni civili
si sono rivelate un flop. La prima firmataria della legge sulle Unioni civili
due giorni fa è stata intervistata da Repubblica la quale passando
all’incasso – davvero magro – sbatte sotto il naso della senatrice la cifra
impietosa di mille unioni civili in cinque mesi, da quando cioè, a fine luglio,
la legge è vigente. Davvero un misero bottino.
Si obietterà. La percentuale delle persone
omosessuali è
infima rispetto agli etero, in genere tra l’1 e il 2% della popolazione. Quindi
ovvio che il numero di unioni civili è assai inferiore ai matrimoni tra
sessualmente diversi. Calcolatrice alla mano le persone omosessuali nel nostro
Paese, tenendo per buona la percentuale del 2%, dovrebbero essere 1.200.000 (e
contiamo pure tra i 60 milioni di Italiani quelli in fasce). Anche tenendo conto
di ciò le unioni civili sono percentualmente pochissime: mille su 1.200.000
persone omosessuali . Si obietterà che non tutte le persone omosessuali vivono
una relazione di coppia e quindi non tutti vivono una condizione che potrebbe
portarli a dire “Sì lo voglio” davanti al sindaco. Anche in questo caso la
percentuale si esprimerebbe comunque in millesimi. E inoltre – aspetto ancor
più importante – queste obiezioni del fronte gay, che vengono esibite per
giustificare l’insuccesso, sono le medesime di chi prima della approvazione
della Cirinnà sosteneva che, numeri alla mano, non c’era nessuna esigenza
sociale per approvare la legge, bensì solo un’esigenza ideologica. Tanto meno
un’urgenza nata dalla base.
Ma torniamo all’intervista di Repubblica. La giornalista dunque domanda
alla madrina della legge 76/2016: “Ma non le sembrano poche quasi mille unioni
civili in cinque mesi, dopo trent' anni di attesa?”. Risposta dell’onorevole:
“No, il boom arriverà in primavera. È la stagione dei matrimoni”. Avete capito bene.
E’ un problema di clima, c’entra sempre lui alla fine. Dai migranti alla
denatalità la colpa è comunque del termometro. La Cirinnà rivela che i comuni
di mezz’Italia le hanno assicurato che avranno il tutto esaurito in primavera
per la celebrazioni delle Unioni civili. Staremo a vedere, comunque la risposta
della Cirinnà non è credibile per più motivi. In primis la legge era
vigente dal 23 luglio e chi voleva si è già unito civilmente in estate e a
inizio autunno, periodi in cui tradizionalmente ci si sposa. Insomma chi voleva
celebrare le unioni civili nella stagione appropriata poteva già farlo, se
questo fosse stato davvero il vero problema.
La giustificazione di cartavelina della Cirinnà poi non convince
perchè, come dimostrano le esperienze degli altri paesi, sono proprio i primi
mesi in cui è vigente la legge sulle unioni civili o il “matrimonio” omosex a
segnare il picco massimo di richiesta, proprio perché c’è l’effetto accumulo e
l’effetto massmediatico. Il primo consiste nel fatto che le coppie che nel
tempo precedente all’approvazione della legge avevano in animo di unirsi
civilmente lo fanno tutte contemporaneamente appena varata la legge. Il secondo
effetto è proprio del marketing: la pubblicità massmediatica ricevuta dalle
unioni civili spinge molti a considerare fattibile l’idea di celebrarle. Ma
nonostante questi due effetti che dovrebbero agevolare assai il numero di
celebrazioni nei primi mesi il flop è stato fragoroso.
L’on. Cirinnà poi se la prende con i decreti
attuativi che solo
qualche giorno fa sono stati tutti approvati. Ma anche in questo caso chi
voleva in punta di diritto contrarre valida unione civile poteva già farlo. Gli
ultimi decreti infatti riguardano aspetti che non interessano direttamente la
validità del vincolo.
Poi la senatrice Pd tira in ballo alcuni
amministratori locali
che boicottano la legge. Ma questi amministratori, nella quasi totalità dei
casi, non si rifiutano di celebrare le unioni civili. Semplicemente destinano
sale e giorni della settimana per la celebrazioni delle unioni civili diverse
da quelle scelte per i matrimoni, oppure il celebrante non indossa la fascia
tricolore oppure si vieta l’uso della musica. Ma le celebrazioni avvengono
comunque e chi trova un primo cittadino un po’ malmostoso è sempre libero di
rivolgersi al comune accanto. Però per Repubblica la colpa è sempre dei
soliti fascisti ed infatti così titola l’intervista: "Unioni civili,
ancora troppi ostacoli dai sindaci della destra".
Ma i veri motivi dell’insuccesso delle unioni civili sono altri e per paradosso
vengono rivelati dalla stessa Cirinnà la quale ammette che “fino ad ora si sono
sposate le coppie che avevano urgenza, e le coppie più anziane” e più avanti
insiste specificando che si tratta di coppie “in gran parte avanti con
gli anni”. La giornalista allora domanda: “E i giovani?” Non erano loro i primi
destinatari di questa legge, coloro che avevano aggredito più volte le Sentinelle
in piedi, berciato da plurimi siti web le loro offese contro chi criticava
il Ddl Cirinnà e interrotto molte volte conferenze e convegni a difesa della
famiglia? Tanto livore non poteva che essere segno inequivocabile che i gay ci
tenevano tantissimo alle Unioni civili. La senatrice con candore così ribatte:
"Ricevo centinaia di lettere. Molti scrivono che l'importante era
conquistare un diritto. Poi sceglieranno se e quando celebrare l'unione civile.
Del resto è come per le coppie eterosessuali. Chi si sposa più a
vent'anni?".
Ecco provato per bocca della stessa on. Cirinnà che
le Unioni civili
non le vuole nessuno, nemmeno i primi destinatari di questa legge. Esattamente come avviene nel resto del mondo d’altronde. Non le vogliono perché, studi alla mano, le persone
omosessuali sono assai più promiscue di quelle etero, cambiano spesso partner,
non sono fatte per relazioni durature. Figuriamoci addirittura formalizzare
davanti alle autorità un rapporto che si vuole libero, aperto, liquido, quasi
vaporoso. Le unioni civili come il matrimonio non fanno per la persona
omosessuale.
Ecco poi spiegato il perché si buttano a capofitto solo le coppie anziane. La
legge 76/2016 infatti offre loro molte garanzie economiche e previdenziali,
in primis ricordiamo la pensione di reversibilità. La legge Cirinnà
in buona sostanza rappresenta una sorta di assicurazione sul futuro, una
specie di pensione arcobaleno. L’età avanza, gli acciacchi si fanno sentire e
qualche soldino in più fa comodo, soprattutto nella previsione che prima o poi
uno dei due compagni verrà a mancare. L’affetto, l’ “amore” c’entrano poco o
nulla. E’ mero pragmatismo.
Dunque la battaglia per avere le unioni civili è stata solo ideologica per
stessa ammissione della Cirinnà: “Molti [giovani ] scrivono che l'importante
era conquistare un diritto”. L’importante era ed è l’aspetto simbolico,
affermare cioè che il matrimonio può essere un vincolo che lega in modo
indistinto due persone di sesso differente come due persone dello stesso sesso.
Poco importa che nessuno usi di questo istituto, l’aspetto fondamentale sta nel
fatto che una legge dello Stato ha elevato a bene giuridico l’omosessualità ed
ha inferto un colpo mortale al matrimonio. Lo ammise anche Franco Grillini, ora
presidente onorario dell’Arcigay, il quale nel libro intervista Gay. Molti modi
per dire ti amo, curato da Sabelli Fioretti, dichiarò: “L'esistenza di una legge
che consenta alle persone omosessuali di accedere all'istituto del matrimonio o
agli istituti equivalenti non implica l'obbligo di usarla. Basta che ci sia. Se
poi uno vuole la usa, se non vuole non la usa. L'esistenza di un diritto non
obbliga di avvalersi di questo diritto”.
Va da sé poi che le Unioni civili siano solo una
tappa della marcia
di avvicinamento al vero obiettivo: il “matrimonio egualitario” omosessuale.
Così la Cirinnà: "È la prossima meta. Le unioni civili sono state il primo
e storico passo. Ma il fine, per quanto mi riguarda, è il matrimonio
omosessuale". La logica non fa una piega: se le Unioni civili sono state
un insuccesso, il “matrimonio” omo sarà un insuccesso al cubo.
(Fonte:
Tommaso Scandroglio, La nuova Bussola Quotidiana, 17 gennaio 2017)
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