FEMMINISTA
Camille
Paglia è una delle più originali pensatrici del nostro tempo. Americana di
origini italiane, rappresenta una delle intelligenze più libere,
contraddittorie e dissacranti della cultura contemporanea.
È
femminista ma disprezza il femminismo contemporaneo che definisce “malato,
indiscriminato e nevrotico” e lo rincorre con spietata ironia: “lasciare il
sesso alle femministe è come andare in vacanza lasciando il tuo cane ad un
impagliatore”.
Ammira le donne emancipate degli anni ’20 e ’30 del ‘900 “perché non attaccavano gli uomini, non li insultavano, non li ritenevano la fonte di tutti i loro problemi, mentre al giorno d’oggi le femministe incolpano gli uomini di tutto”.
Ammira le donne emancipate degli anni ’20 e ’30 del ‘900 “perché non attaccavano gli uomini, non li insultavano, non li ritenevano la fonte di tutti i loro problemi, mentre al giorno d’oggi le femministe incolpano gli uomini di tutto”.
DI SINISTRA
Camille
Paglia è di sinistra ma riconosce che “i Democratici che pretendono di parlare
ai poveri e ai diseredati, sono sempre più il partito di un’élite fatta
d’intellettuali e accademici”.
Lei, icona di una cultura radical-chic che affonda nel ’68, spiega l’inutilità degli intellettuali che “con tutte le loro fantasie di sinistra, hanno poca conoscenza diretta della vita americana”.
Lei, icona di una cultura radical-chic che affonda nel ’68, spiega l’inutilità degli intellettuali che “con tutte le loro fantasie di sinistra, hanno poca conoscenza diretta della vita americana”.
ATEA
Camille
Paglia è atea ma guai a chi le tocca il ruolo storico della religione e
sopratutto del cristianesimo: “ho un rispetto enorme per la religione, che
considero una fonte di valore psicologico, etico e culturale infinitamente più
ricca dello sciocco e mortifero post-strutturalismo, che è diventato una
religione secolarizzata”.
LESBICA
Camille
Paglia è lesbica ed in molte interviste ricorda la sua attitudine giovanile
transessuale, eppure ammette che “i codici morali sono la civiltà. Senza di
essi saremmo sopraffatti dalla caotica barbarie del sesso, dalla tirannia della
natura”.
Detesta
la stupidità delle mobilitazioni gay e l’intolleranza degli omosessuali e
quando le si domanda: “Perché in questi anni non c’è stato nessun leader gay
lontanamente vicino alla statura di Martin Luther King?” Lei risponde: “Perché
l’attivismo nero si è ispirato alla profonde tradizioni spirituali della chiesa
a cui la retorica politica gay è stata ostile in maniera infantile. Stridulo,
egoista e dottrinario, l’attivismo gay è completamente privo di prospettiva
filosofica”.
Lei, che rivendica di essere stata la prima studentessa lesbica a fare outing all’università di Yale, riconosce che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma”.
Lei, che rivendica di essere stata la prima studentessa lesbica a fare outing all’università di Yale, riconosce che “l’omosessualità non è normale; al contrario si tratta di una sfida alla norma”.
E
sulle nuove frontiere della procreazione assistita, si dice “preoccupata dalla
mescolanza perniciosa tra attivismo gay e scienza che produce più propaganda
che verità”.
Riconosce
che la sua omosessualità e le sue tendenze transgender sono una “forma di
disfunzione di genere” perché in natura “ci sono solo due sessi determinati
biologicamente”; e i casi di effettiva androginia sono rarissimi, “il resto è
frutto di propaganda”.
Verso
quei genitori che, grazie a medici compiacenti, cambiano il sesso dei figli a
fronte di comportamenti apparentemente transessuali, Camille Paglia non ammette
giustificazioni: “È una forma di abuso di minori”.
Sia
chiaro: per Camille Paglia, in ballo non c’è il diritto di ogni uomo o donna
adulti di vivere la propria sessualità con libertà e amore; né il dovere di uno
Stato di riconoscere fondamentali diritti di ogni individuo a raggiungere la
propria realizzazione di sé, anche in campo affettivo o sessuale; in ballo c’è
il patto mefistofelico che l’Occidente sta facendo con la Tecnica per
disarticolare l’ordine naturale: “La natura esiste, piaccia o no; e nella
natura, la procreazione è una sola, regola implacabile”.
TRANSGENDER E DECLINO DELL’OCCIDENTE
Qualche
mese fa, davanti alle telecamere di Roda Viva, il famoso format televisivo
brasiliano di Tv Cultura, è stata ancora più chiara: “l’aumento
dell’omosessualità e del transessualismo sono un segnale del declino di una
civiltà”.
Non
c’è alcun giudizio morale in questa affermazione (e come potrebbe esserci?) ma
un’analisi storica sull’Occidente che interpreta i segni del tempo; “a
differenza delle persone che lodano il liberalismo umanitario che permette e
incoraggia tutte queste possibilità transgender, io sono preoccupata di come la
cultura occidentale viene definita nel mondo, perché questo fenomeno in realtà
incoraggia gli irrazionali e, direi, psicotici oppositori dell’Occidente come i
jihadisti dell’Isis”.
“Nulla
definisce meglio la decadenza dell’Occidente che la nostra tolleranza
dell’omosessualità aperta e del transessualismo”.
Parole
di una straordinaria e coraggiosa pensatrice lesbica.
(Fonte:
Gianpaolo Rossi, Il Timone, 29 gennaio
2017)
Nessun commento:
Posta un commento