Con le tesi del Sinodo tedesco si torna a parlare di scisma nella Chiesa, ma in questi anni, Magistero e teologia hanno fatto sì che sia venuto meno il confine tra ciò che è vero e immutabile e ciò che non è accettabile. L’accordo Vaticano-Cina, il cambiamento del Catechismo sulla pena di morte, l’abolizione del “male intrinseco” in Amoris Laetitia, sono tre passaggi decisivi che minano le verità su cui è fondata la Chiesa.
Di
fronte a questo quadro di disgregazione, ci si può chiedere se lo scisma possa essere
evitato o meno. La domanda principale, a questo proposito, sembra la seguente:
la Chiesa ufficiale di oggi possiede ancora le nozioni teologiche che
permettano di affrontare il dirompente nodo, oppure ha perduto le categorie capaci
di inquadrare il problema e mostrare la soluzione? Più di preciso: il pericolo
dello scisma è ancora percepito dalla teologia della Chiesa ufficiale di oggi
come un gravissimo pericolo? Su cosa sia uno scisma c’è condivisione? Sul
perché bisogna evitarlo, su chi dovrebbe intervenire quando il pericolo fosse
alle porte e come, c’è oggi una comunanza di visione?
A
preoccupare molti non è tanto il pericolo scisma, quanto la percezione che il
quadro teologico ed ecclesiale per affrontare il problema sia sfilacciato e
abbia ormai dei contorni molto imprecisi. Il che prelude alla immobilità e a
lasciare che gli eventi procedano per conto loro.
Quando
il cardinale Marx sostiene, a proposito della pratica omosessuale, che il Catechismo non
è scritto sulla pietra e lo si può criticare e riscrivere, altro non fa che
esprimere in linguaggio giornalistico quanto i teologi ormai dicono da decenni.
Ossia che il deposito della fede (e della morale) è soggetto ad un processo
storico, perché la situazione da cui lo si interpreta entra a far parte a pieno
diritto della sua conoscenza e formulazione. Usando questo criterio, che
possiamo definire in senso lato “ermeneutico”, e secondo il quale la
trasmissione dei contenuti della fede e della morale non supera mai lo stato di
una “interpretazione”, la categoria teologica di scisma perde di consistenza,
fino a scomparire. Ciò che oggi consideriamo scisma (e anche eresia), domani
può diventare dottrina.
Sul
piano della Chiesa universale ci sono stati di recente tre fatti molto interessanti da questo punto di vista. Il
primo è stato l’accordo tra il Vaticano e la Cina comunista. L’accordo è
segreto, tuttavia si può dire che in questo caso è stata assunta nella Chiesa
cattolica e romana una chiesa scismatica. Il confine tra scisma e non scisma è
diventato più impreciso dopo l’accordo con Pechino.
Il
secondo è stato il cambiamento della lettera del Catechismo a proposito della pena di
morte. Questo cambiamento ha diffuso l’idea che il Catechismo non
fosse scritto sulla pietra, proprio come dice il cardinale di Monaco. La
motivazione principale per giustificare il cambiamento è stata la presa d’atto
che la sensibilità pubblica su questo punto morale era cambiata. La sensibilità
pubblica, però, è solo un dato di fatto che non dice niente sul piano
assiologico o dei valori. Ora, su questi presupposti come negare che anche
nella Chiesa tedesca possa essere maturata una nuova sensibilità sui temi
dell’omosessualità e del sacerdozio femminile? Come chiamare tutto questo
“scisma”, se si tratta invece dello stesso fenomeno approvato altrove?
Il
terzo esempio è l’abolizione della dottrina morale della Chiesa sugli
“intrinsece mala” contenuta
di fatto nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia. Risulta molto
difficile, dopo questo documento, tener fermo l’insegnamento precedente circa
l’esistenza di azioni intrinsecamente cattive che non si devono mai fare. Ma
venendo meno questa nozione sarà ancora possibile confermare il tradizionale
insegnamento della Scrittura e della Chiesa sulla pratica omosessuale?
Sembra
che la Chiesa faccia fatica a tenere per ferme alcune sue verità. Del resto, se il Catechismo non
è scritto sulla pietra, allora anche la definizione di “scisma” in esso
contenuta, può essere rivista e quello che ieri era considerabile come scisma
ora potrebbe non esserlo più. Addirittura di scisma potrebbero essere accusati
coloro che tengono ferme le verità del Catechismo come se
fossero scritte sulla pietra. Negare che il Catechismo non sia
scritto sulla pietra potrebbe essere considerato un pronunciamento scismatico.
Nella perdita dei confini tutti i paradossi diventano possibili. Quanto detto
può essere esteso anche all’eresia e all’apostasia, concetti anche questi dai
dubbi confini oggi. Si pensi solo ad un fatto: il “dubbio ostinato” può essere
considerato apostasia secondo il n. 2089 del Catechismo, eppure
oggi si insegna ai fedeli il dubbio sistematico, invitandoli a non irrigidirsi
nella dottrina.
(Fonte:
Stefano Fontana, LNBQ, 29 aprile 2022)
https://lanuovabq.it/it/lo-scisma-nella-chiesa-ce-ma-non-si-puo-piu-riconoscere
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