Cavalcare l’onda della “disperazione” di milioni di cittadini è cosa facile: ripetere sgangheratamente quello che la folla desidera finalmente sentirsi dire, apertamente, con un “colorito” linguaggio da trivio, è un compito tutto in discesa, che il guitto genovese ha preso al volo, auto-proclamandosi difensore civico dei diritti universali.
L’ovvietà dei suoi ragionamenti, se non fosse per le continue e becere offese al buon gusto, sempre più spesso vicine all’area di competenza del codice civile e penale, indubbiamente hanno radici di verità e di una gestione del sociale arrivata al capolinea.
Su questo “nulla quaestio”: nel senso che effettivamente i mali esistono. Ma ciò che dovrebbe far riflettere è se sia opportuno e meno sobillare il popolo in tal maniera, portare all’esasperazione persone che cominciano a vedere in lui il tribuno che riuscirà finalmente a portare “Roma” a più miti consigli.
Cosa succederà a seguito di tale fenomeno, non è compito mio indagare. Ma compito mio è esprimere tutto il mio dissenso di fronte ad una situazione che ogni giorno, come un fiume in rotta, travolge tutto e tutti in uno scalmanato urlare “all’untore”, coinvolgendo in queste sue esternazioni e invettive, urlate e impreziosite da oscenità, anche a chi non ha nulla a che vedere con l’attuale nostra situazione economico politica in cui caoticamente siamo costretti a vivere. Mi riferisco al Papa, a Benedetto XVI, umile e mansueto rappresentante di Cristo.
Se il comico, in ambienti cabarettistici, ha gradualmente perso il senso della misura e del decoro, esprimendosi con irripetibili volgarità contro Dio, la religione, il Papa, vescovi e preti, per strappare facili risate e consensi, altrimenti impossibili con dei testi totalmente vacui e di una stupidità disarmante, in pubblico, di fronte a migliaia di persone, lui erettosi a paladino dei diritti umani, lui espressione assoluta della nobiltà d’intenti, dovrebbe quantomeno adottare i canoni del più elementare buon senso e rispettare i sentimenti di altrettanti milioni di persone. Dio e mammona sono su due fronti che nulla hanno da spartire, senza per questo minimizzare, lo ripeto, la tragica realtà sociale italiana.
Ma insultare il papa, come ha fatto lui sul palco di Jesolo, dov’era in tournée, è proprio troppo: lo ha definito «un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero», cioè preti e suore (i quali tra l’altro - lo sa Grillo? - sono regolarmente stipendiati dalla Chiesa e pagano le tasse).
Ma non c’era bisogno di Jesolo per sapere che cosa pensa Grillo del cattolicesimo. Il 12 maggio scorso, in occasione del Family Day tanto sponsorizzato dalla stampa cattolica, il comico genovese in controtendenza mandò in onda su Internet, in anteprima assoluta, il famigerato video della Bbc secondo il quale i preti sono tutti, o quasi tutti, pedofili, e Ratzinger il loro protettore. Senza accennare poi ad un suo video intitolato «Vaffanculo a Benedetto XVI», presente in rete su Youtube.
Una cosa veramente sconcertante: una follia, questa superficialità di Grillo, che non si rende conto di giocare furbescamente col fuoco, per scopi personali facilmente intuibili: rinsavisca il Grillo urlante, perché prima o poi qualcuno dei tanti che hanno creduto in lui, gli presenterà il conto, gli chiederà le sue credenziali. Oggi non si tratta più di farsi firmare deleghe di rappresentanza dai piccoli azionisti in difficoltà e sul punto di perdere tutto, come è successo per l’affare Telecom: assemblea alla quale si è presentato di sfuggita, soltanto alla prima udienza, non spendendo neppure una parola in favore dei suoi mandatari, per poi sparire e non fare più nulla… Ci sarà pure qualcuno che, aprendo gli occhi, gli chiederà come intende giustificare e coniugare la sua attuale sottesa irreprensibilità, con un passato forse non altrettanto trasparente, vista la condanna penale per omicidio colposo, l’auto di lusso come la Ferrari (che dice di aver venduto), lo yacht (che dice di aver venduto) e le ville di proprietà a Genova e in Toscana (“case” che dice di non aver venduto): che il suo improvviso perbenismo non miri a colmare una sua altrettanto improvvisa difficoltà economica? anche se afferma lui stesso di essere tra i primi trenta contribuenti italiani? (se è così… vuol dire che il suo patrimonio è anni luce diverso rispetto a quello dei poveracci che lo vanno ad applaudire nelle piazze! Se è così… non sarebbe molto diverso da quei politicanti rapaci e ingordi, che tanto sagacemente addita al ludibrio generale. Dice anche di non voler fare politica… questa politica da nababbi, ma intanto si prepara con le liste civiche e il tripudio delle folle… Ma tutti questi sono affari suoi. Non ci interessano le sue mire. Noi vogliamo semplicemente che la smetta di fare il giullare buffone (purtroppo un premio nobel insegna!), lanciando strali avvelenati su idee, cose e persone che, intimamente legate alla sensibilità religiosa degli italiani, trascendono le sue possibilità conoscitive. Con buona pace di “Famiglia cristiana” che entusiasticamente ne osanna l’operato! Ma, caro Grillo, non tutti sono grulli!
L’ovvietà dei suoi ragionamenti, se non fosse per le continue e becere offese al buon gusto, sempre più spesso vicine all’area di competenza del codice civile e penale, indubbiamente hanno radici di verità e di una gestione del sociale arrivata al capolinea.
Su questo “nulla quaestio”: nel senso che effettivamente i mali esistono. Ma ciò che dovrebbe far riflettere è se sia opportuno e meno sobillare il popolo in tal maniera, portare all’esasperazione persone che cominciano a vedere in lui il tribuno che riuscirà finalmente a portare “Roma” a più miti consigli.
Cosa succederà a seguito di tale fenomeno, non è compito mio indagare. Ma compito mio è esprimere tutto il mio dissenso di fronte ad una situazione che ogni giorno, come un fiume in rotta, travolge tutto e tutti in uno scalmanato urlare “all’untore”, coinvolgendo in queste sue esternazioni e invettive, urlate e impreziosite da oscenità, anche a chi non ha nulla a che vedere con l’attuale nostra situazione economico politica in cui caoticamente siamo costretti a vivere. Mi riferisco al Papa, a Benedetto XVI, umile e mansueto rappresentante di Cristo.
Se il comico, in ambienti cabarettistici, ha gradualmente perso il senso della misura e del decoro, esprimendosi con irripetibili volgarità contro Dio, la religione, il Papa, vescovi e preti, per strappare facili risate e consensi, altrimenti impossibili con dei testi totalmente vacui e di una stupidità disarmante, in pubblico, di fronte a migliaia di persone, lui erettosi a paladino dei diritti umani, lui espressione assoluta della nobiltà d’intenti, dovrebbe quantomeno adottare i canoni del più elementare buon senso e rispettare i sentimenti di altrettanti milioni di persone. Dio e mammona sono su due fronti che nulla hanno da spartire, senza per questo minimizzare, lo ripeto, la tragica realtà sociale italiana.
Ma insultare il papa, come ha fatto lui sul palco di Jesolo, dov’era in tournée, è proprio troppo: lo ha definito «un amministratore delegato tedesco che gestisce due milioni di lavoratori in nero», cioè preti e suore (i quali tra l’altro - lo sa Grillo? - sono regolarmente stipendiati dalla Chiesa e pagano le tasse).
Ma non c’era bisogno di Jesolo per sapere che cosa pensa Grillo del cattolicesimo. Il 12 maggio scorso, in occasione del Family Day tanto sponsorizzato dalla stampa cattolica, il comico genovese in controtendenza mandò in onda su Internet, in anteprima assoluta, il famigerato video della Bbc secondo il quale i preti sono tutti, o quasi tutti, pedofili, e Ratzinger il loro protettore. Senza accennare poi ad un suo video intitolato «Vaffanculo a Benedetto XVI», presente in rete su Youtube.
Una cosa veramente sconcertante: una follia, questa superficialità di Grillo, che non si rende conto di giocare furbescamente col fuoco, per scopi personali facilmente intuibili: rinsavisca il Grillo urlante, perché prima o poi qualcuno dei tanti che hanno creduto in lui, gli presenterà il conto, gli chiederà le sue credenziali. Oggi non si tratta più di farsi firmare deleghe di rappresentanza dai piccoli azionisti in difficoltà e sul punto di perdere tutto, come è successo per l’affare Telecom: assemblea alla quale si è presentato di sfuggita, soltanto alla prima udienza, non spendendo neppure una parola in favore dei suoi mandatari, per poi sparire e non fare più nulla… Ci sarà pure qualcuno che, aprendo gli occhi, gli chiederà come intende giustificare e coniugare la sua attuale sottesa irreprensibilità, con un passato forse non altrettanto trasparente, vista la condanna penale per omicidio colposo, l’auto di lusso come la Ferrari (che dice di aver venduto), lo yacht (che dice di aver venduto) e le ville di proprietà a Genova e in Toscana (“case” che dice di non aver venduto): che il suo improvviso perbenismo non miri a colmare una sua altrettanto improvvisa difficoltà economica? anche se afferma lui stesso di essere tra i primi trenta contribuenti italiani? (se è così… vuol dire che il suo patrimonio è anni luce diverso rispetto a quello dei poveracci che lo vanno ad applaudire nelle piazze! Se è così… non sarebbe molto diverso da quei politicanti rapaci e ingordi, che tanto sagacemente addita al ludibrio generale. Dice anche di non voler fare politica… questa politica da nababbi, ma intanto si prepara con le liste civiche e il tripudio delle folle… Ma tutti questi sono affari suoi. Non ci interessano le sue mire. Noi vogliamo semplicemente che la smetta di fare il giullare buffone (purtroppo un premio nobel insegna!), lanciando strali avvelenati su idee, cose e persone che, intimamente legate alla sensibilità religiosa degli italiani, trascendono le sue possibilità conoscitive. Con buona pace di “Famiglia cristiana” che entusiasticamente ne osanna l’operato! Ma, caro Grillo, non tutti sono grulli!
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