“Padova, 8 ottobre 2007 - E' stato rimosso da parroco di Monterosso don Sante Sguotti, il prete che aveva destato scalpore per le sue dichiarazioni d'amore per una donna. La decisione è stata presa dal vescovo di Padova mons. Antonio Mattiazzo. Il provvedimento di rimozione è stato consegnato al sacerdote dal notaio di Curia. Il decreto ha effetto immediato e, pertanto, don Sante Sguotti ha l'obbligo di lasciare quanto prima (non oltre il 13 ottobre) la parrocchia e non può più esercitare le funzioni di parroco. Al sacerdote è stata inoltre revocata la facoltà di udire le confessioni e pertanto non può impartire validamente l'assoluzione sacramentale. Amministratore parrocchiale della parrocchia di San Bartolomeo di Monterosso è stato nominato don Giovanni Brusegan, delegato vescovile per l'ecumenismo e la cultura.”
Fin qui la notizia apparsa in tutte le salse su giornali e tv.
Sembra un esempio ad hoc comprovante lo stato di obnubilamento totale in cui versa una grossa fetta di moderni preti, nati negli anni delle rivolte sessantottine, che probabilmente non hanno capito nulla della dignità della vocazione cui hanno aderito.
Ma quello che più ha colpito i media è il rifiuto del prete di sottomettersi all’autorità del suo Vescovo, accettando con umiltà le conseguenze (ben conosciute e inevitabili) della sua “disinvoltura”.
Per questo ha inscenato una conferenza stampa indegna! Una scelta peggiore del male.
Ho letto il blog di Andrea Tornielli che riportava la notizia, e mi sono inoltrato nella selva degli interventi: accanto a tante provocazioni idiote, mi sono imbattuto anche in alcune risposte (presumo di giovani) che secondo me hanno offerto al caso una obiettiva chiosatura.
Eccone un saggio:
“L’atteggiamento di don Sante mi ha rammentato un passo del “Paradiso Perduto”, laddove Milton indicava quale peggiore peccato di Lucifero la sua pretesa di proclamare il “male” come “bene” (atto supremo di quell’“orgoglio” che rettamente la dottrina ha qualificato come “peccato contro lo Spirito Santo”).
In questo senso, a mio sommesso avviso, il punto principale della vicenda non tanto è costituito dall’eventuale debolezza spirituale di quel sacerdote (spiritualmente deboli e peccatori, in fondo, lo siamo tutti), quanto piuttosto dalla sua rivendicazione della sostanziale liceità morale del grave peccato da lui commesso; questo sì costituisce un atto veramente scandaloso ed inescusabile! Così come ancora più inescusabile e scandaloso mi è parso il suo patetico tentativo (apertamente favorito dal ceto dei “mass media” anticattolici) di cercare una validazione morale del suo operato, mendicando il consenso di una pubblica opinione laicizzata e, quindi, inconsciamente lontana anni luce dai principi del cattolicesimo.
Sicuramente doveroso, d’altro canto, il provvedimento della Curia di Padova; anche se, assai probabilmente, a fronte del pubblico scandalo offerto dalle gravissime dichiarazioni di quell’indegno (nel senso che sopra ho chiarito) sacerdote, si sarebbe dovuta muovere assai prima." (Imerio)
"Neanche a me interessano le debolezze o le inclinazioni personali di don Sante Sguotti: ognuno di noi ha le proprie e ci mancherebbe anche mettersi a fare del moralismo a buon mercato approfittando dell’anonimato che un blog garantisce.Non ritengo nemmeno tutti i sacerdoti siano in grado di valutare ex ante le proprie inclinazioni sessuali (spesso possono proporsi e affacciarsi anni e anni dopo la loro scelta).
Quello che non mi piace è che l’uomo abbia montato un ambaradan mediatico di non poco peso volto a mettere fin da subito il suo vescovo nella posizione di mostro insensibile e perfido, mettendo persino in mezzo un bambino che - tuttora - non si capisce di chi sia figlio.
Io credo che prima che come sacerdoti ci si debba comportare da uomini…: cioè - mi si passi il francesismo - avere le palle. Troppo comodo coprirsi con la tonaca solo quando può far comodo, chiedendo alla Chiesa casa, stipendio, moglie e figli e pensione.Vada a lavorare come tutti i padri di famiglia e non pretenda che lo mantenga il suo vescovo che lui stesso considera retrivo: vedrà con quale delicatezza e sensibilità lo tratteranno altri datori di lavoro!" (Alberto di Udine)
"Il nodo della questione ruota intorno alla vocazione e ai suoi motivi in senso stretto.Perché ci si fa preti oggi? Per mediare fra il cielo e la terra? Per unirsi misticamente con Dio attraverso la preghiera e la liturgia? Niente affatto, non più. La religione si è fatta filantropia con tutto quanto ne deriva. Così troviamo i preti che si fanno dare del “tu”, che non si proteggono più con la tonaca, che badano più all’oratorio che alla chiesa. E’ ovvio che poi in questa confusione sia più facile tradire, anche involontariamente, la propria vocazione e i propri voti – se religiosi -, perché nulla fa più da scudo e da barriera, al mondo, alle sue lusinghe e al peccato. Tutto semplice, tutto facile. Così si arriva a commettere il male senza malizia, rivendicando spesso addirittura un diritto. Non succede solo nella Chiesa, è lo spirito del mondo che si è impossessato della ragione e della fede.Perdonatemi il tono omiletico, ma è davvero necessario uno sforzo per cercare di rimettere ordine. Anche se un sacerdote lascia, la Chiesa prosegue nel suo cammino fino alla fine dei secoli, ma questo cammino non deve essere lastricato di buone intenzioni e proponimenti, di parole ed omissioni, ma necessariamente costellato di esempi di santità e di amore a Cristo, che non si trovano ruzzolandosi per terra, ma solo guardando il cielo." (Mauro W. Fuolega)
"Attenzione non facciamo i moralisti per l’amor del cielo…lo scandalo di cui anch’io parlavo non sta affatto nella consumazione si o no del sacerdote…errare è umano e la stessa dispensa che la Chiesa concede mette in regola il sacerdote, ergo, non scandalizziamoci di questo, il vero scandalo dato da questo sacerdote è la sua propaganda sovversiva è il suo atteggiamento superbo contro il vescovo….è l’aver coinvolto la sua comunità la quale gli è stata affidata da quel vescovo….
Come uomo di fede, e sacerdote e amico di quella comunità avrebbe dovuto imporre loro di non agitarsi contro il vescovo….invece li sta usando,e loro si stanno lasciando usare in un gioco più grande di loro…E prima che arriveranno a comprendere il male che stanno facendo a se stessi e agli altri (ecco lo scandalo) avranno seminato maggiormente i veleni che corrodono le virtù alle quali siamo tutti chiamati, prima fra tutte la virtù dell’obbedienza, della pazienza, dell’umiltà….
Ripeto così il mio appello a don Sante Sguotti: se ne vada!ma non perchè la sua scelta è di scandalo, quanto la sua attuale posizione di atto di forza contro il suo vescovo è si uno scandalo!Se ne vada, in pace…..chieda la dispensa e se ne vada a crearsi una famiglia o a fare ciò che preferisce ma non pretenda la parrocchia, questa non le appartiene…lo dica ai suoi parrocchiani, faccia un ultimo sforzo coerente all’abito che indossa….la parrocchia appartiene al suo vescovo che le piaccia o no….e si rilegga san Paolo! Fraternamente." (Caterina LD)
Che ve ne pare? Fa piacere sentire che tra i giovani ci sia ancora qualcuno che ha le idee chiare!
Fin qui la notizia apparsa in tutte le salse su giornali e tv.
Sembra un esempio ad hoc comprovante lo stato di obnubilamento totale in cui versa una grossa fetta di moderni preti, nati negli anni delle rivolte sessantottine, che probabilmente non hanno capito nulla della dignità della vocazione cui hanno aderito.
Ma quello che più ha colpito i media è il rifiuto del prete di sottomettersi all’autorità del suo Vescovo, accettando con umiltà le conseguenze (ben conosciute e inevitabili) della sua “disinvoltura”.
Per questo ha inscenato una conferenza stampa indegna! Una scelta peggiore del male.
Ho letto il blog di Andrea Tornielli che riportava la notizia, e mi sono inoltrato nella selva degli interventi: accanto a tante provocazioni idiote, mi sono imbattuto anche in alcune risposte (presumo di giovani) che secondo me hanno offerto al caso una obiettiva chiosatura.
Eccone un saggio:
“L’atteggiamento di don Sante mi ha rammentato un passo del “Paradiso Perduto”, laddove Milton indicava quale peggiore peccato di Lucifero la sua pretesa di proclamare il “male” come “bene” (atto supremo di quell’“orgoglio” che rettamente la dottrina ha qualificato come “peccato contro lo Spirito Santo”).
In questo senso, a mio sommesso avviso, il punto principale della vicenda non tanto è costituito dall’eventuale debolezza spirituale di quel sacerdote (spiritualmente deboli e peccatori, in fondo, lo siamo tutti), quanto piuttosto dalla sua rivendicazione della sostanziale liceità morale del grave peccato da lui commesso; questo sì costituisce un atto veramente scandaloso ed inescusabile! Così come ancora più inescusabile e scandaloso mi è parso il suo patetico tentativo (apertamente favorito dal ceto dei “mass media” anticattolici) di cercare una validazione morale del suo operato, mendicando il consenso di una pubblica opinione laicizzata e, quindi, inconsciamente lontana anni luce dai principi del cattolicesimo.
Sicuramente doveroso, d’altro canto, il provvedimento della Curia di Padova; anche se, assai probabilmente, a fronte del pubblico scandalo offerto dalle gravissime dichiarazioni di quell’indegno (nel senso che sopra ho chiarito) sacerdote, si sarebbe dovuta muovere assai prima." (Imerio)
"Neanche a me interessano le debolezze o le inclinazioni personali di don Sante Sguotti: ognuno di noi ha le proprie e ci mancherebbe anche mettersi a fare del moralismo a buon mercato approfittando dell’anonimato che un blog garantisce.Non ritengo nemmeno tutti i sacerdoti siano in grado di valutare ex ante le proprie inclinazioni sessuali (spesso possono proporsi e affacciarsi anni e anni dopo la loro scelta).
Quello che non mi piace è che l’uomo abbia montato un ambaradan mediatico di non poco peso volto a mettere fin da subito il suo vescovo nella posizione di mostro insensibile e perfido, mettendo persino in mezzo un bambino che - tuttora - non si capisce di chi sia figlio.
Io credo che prima che come sacerdoti ci si debba comportare da uomini…: cioè - mi si passi il francesismo - avere le palle. Troppo comodo coprirsi con la tonaca solo quando può far comodo, chiedendo alla Chiesa casa, stipendio, moglie e figli e pensione.Vada a lavorare come tutti i padri di famiglia e non pretenda che lo mantenga il suo vescovo che lui stesso considera retrivo: vedrà con quale delicatezza e sensibilità lo tratteranno altri datori di lavoro!" (Alberto di Udine)
"Il nodo della questione ruota intorno alla vocazione e ai suoi motivi in senso stretto.Perché ci si fa preti oggi? Per mediare fra il cielo e la terra? Per unirsi misticamente con Dio attraverso la preghiera e la liturgia? Niente affatto, non più. La religione si è fatta filantropia con tutto quanto ne deriva. Così troviamo i preti che si fanno dare del “tu”, che non si proteggono più con la tonaca, che badano più all’oratorio che alla chiesa. E’ ovvio che poi in questa confusione sia più facile tradire, anche involontariamente, la propria vocazione e i propri voti – se religiosi -, perché nulla fa più da scudo e da barriera, al mondo, alle sue lusinghe e al peccato. Tutto semplice, tutto facile. Così si arriva a commettere il male senza malizia, rivendicando spesso addirittura un diritto. Non succede solo nella Chiesa, è lo spirito del mondo che si è impossessato della ragione e della fede.Perdonatemi il tono omiletico, ma è davvero necessario uno sforzo per cercare di rimettere ordine. Anche se un sacerdote lascia, la Chiesa prosegue nel suo cammino fino alla fine dei secoli, ma questo cammino non deve essere lastricato di buone intenzioni e proponimenti, di parole ed omissioni, ma necessariamente costellato di esempi di santità e di amore a Cristo, che non si trovano ruzzolandosi per terra, ma solo guardando il cielo." (Mauro W. Fuolega)
"Attenzione non facciamo i moralisti per l’amor del cielo…lo scandalo di cui anch’io parlavo non sta affatto nella consumazione si o no del sacerdote…errare è umano e la stessa dispensa che la Chiesa concede mette in regola il sacerdote, ergo, non scandalizziamoci di questo, il vero scandalo dato da questo sacerdote è la sua propaganda sovversiva è il suo atteggiamento superbo contro il vescovo….è l’aver coinvolto la sua comunità la quale gli è stata affidata da quel vescovo….
Come uomo di fede, e sacerdote e amico di quella comunità avrebbe dovuto imporre loro di non agitarsi contro il vescovo….invece li sta usando,e loro si stanno lasciando usare in un gioco più grande di loro…E prima che arriveranno a comprendere il male che stanno facendo a se stessi e agli altri (ecco lo scandalo) avranno seminato maggiormente i veleni che corrodono le virtù alle quali siamo tutti chiamati, prima fra tutte la virtù dell’obbedienza, della pazienza, dell’umiltà….
Ripeto così il mio appello a don Sante Sguotti: se ne vada!ma non perchè la sua scelta è di scandalo, quanto la sua attuale posizione di atto di forza contro il suo vescovo è si uno scandalo!Se ne vada, in pace…..chieda la dispensa e se ne vada a crearsi una famiglia o a fare ciò che preferisce ma non pretenda la parrocchia, questa non le appartiene…lo dica ai suoi parrocchiani, faccia un ultimo sforzo coerente all’abito che indossa….la parrocchia appartiene al suo vescovo che le piaccia o no….e si rilegga san Paolo! Fraternamente." (Caterina LD)
Che ve ne pare? Fa piacere sentire che tra i giovani ci sia ancora qualcuno che ha le idee chiare!
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