L’illusione che la Cina fosse diventato un paese rispettoso dei diritti umani è durata soltanto il tempo delle Olimpiadi. Già domenica durante la loro conclusione, mentre Pechino salutava i suoi Giochi, a 260 chilometri dalla capitale veniva arrestato monsignor Giulio Jia Zhiguo, vescovo “sotterraneo” di Zhengding, nella provincia di Hebei. Il religioso non appartiene all’Associazione patriottica cattolica cinese (nota come Chiesa di Stato), che assegna le cariche per conto del Partito comunista, ma è membro della Chiesa cattolica clandestina, i cui vescovi e sacerdoti sono ordinati dal Vaticano.
La notizia risale a domenica, ma è stata diffusa soltanto ieri. Il messaggio è chiarissimo: passata la tregua olimpica niente è cambiato in materia di diritti umani e libertà religiosa. Questo vuol dire che i vescovi e i sacerdoti fedeli al Papa e non ai dirigenti cinesi verranno perseguitati come sempre.
Monsignor Zhiguo è stato arrestato alla presenza di alcuni fedeli mentre stava celebrando la Messa delle 10.00. Quattro poliziotti lo hanno portato via senza spiegazioni. «Dopo le Olimpiadi – ha rivelato un sacerdote ad Asianews, l’agenzia del Pontificio Istituto Missioni Estere – in Cina tutto ritorna come prima».
Da quando nel 1980 Roma lo ha ordinato vescovo sotterraneo, monsignor Giulio Jia Zhiguo è vittima di persecuzioni, detenzioni, sevizie fisiche e psicologiche. Le volte che è stato messo in prigione, con i poliziotti che gli fanno il lavaggio del cervello per “convertirlo” alla causa della Chiesa di Stato, sono ufficialmente undici. Nel 2005, anno in cui morì Giovanni Paolo II, è stato rapito tre volte dalle autorità cinesi – a gennaio, luglio e novembre – e portato in una località segreta. In tutto ha trascorso in carcere 15 anni della sua vita. Tra gli ultimi arresti quello di un anno fa, il 25 agosto del 2007, quando il vescovo venne fermato perché cercava di diffondere tra i suoi parrocchiani la Lettera ai fedeli cattolici cinesi che il Papa aveva scritto in giugno.
Pechino arrestando il vescovo di Zhengding ha voluto colpire la provincia con il maggior numero di cattolici. Si calcola che nell’Hebei siano un milione e mezzo, di cui 110.000 sotterranei. Per questo dal 2005, in questa regione, la persecuzione si è fatta ancora più dura, con arresti di vescovi, sacerdoti e fedeli.
In tutta la Cina si contano venti milioni di persone fedeli alla Chiesa di Roma. Il dato è in crescita, così come per quella clandestina, che oggi conta oltre dieci milioni di membri. (Simona Verrazzo, Libero, 26 agosto 2008)
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