Il servizio di Sandro Magister, riportato anche da noi nelle News di Kenosis del 7 dicembre, con il titolo “Grande musica nelle chiese di Roma. Ma in Vaticano sono sordi” ha suscitato numerosi commenti. Nella quasi totalità concordi con quanto scritto in quel servizio.
I commenti sono arrivati da vari paesi del globo, in più lingue e persino in latino. Alcuni hanno segnalato chiese in cui le celebrazioni sono accompagnate da musiche degne. Altri hanno espresso severe critiche ai cori che accompagnano le liturgie papali, e in particolare ai loro direttori.
Ecco qui di seguito un piccolo saggio, riportato per puro dovere di cronaca, che comunque esprime un giudizio strettamente personale degli estensori, che può essere ovviamente più o meno condivisibile:
1) «Appartengo all’Associazione Italiana Organisti di Chiesa. Premesso che non è possibile pensare che una santa messa oggigiorno sia accompagnata solo ed esclusivamente dalla grande musica del passato – essendo invece più che mai urgente pensare ad una nuova musica di vera qualità a servizio del culto divino – è comunque preoccupante registrare che ancora a più di quarant’anni dalla riforma liturgica conciliare nessun organismo nella curia vaticana sia specificamente preposto a sovrintendere alla musica per la liturgia. Nemmeno in seno alla congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti è costituita una sottocommissione per la musica sacra. Il risultato è sotto gli occhi, anzi, le orecchie di tutti, soprattutto in Italia: la pressoché totale anarchia liturgico-musicale!».
2) «Sono un pianista concertista, cattolico, e occasionalmente mi sono occupato degli aspetti musicali nella celebrazione della liturgia. L’articolo di Magister ha sollevato una questione che negli ultimi tempi appare scivolata in un silenzio imbarazzante. Mentre non tacciono, al contrario, esecrabili pratiche musicali che in modo endemico hanno contaminato la liturgia attuale, con esiti che appaiono sovente irreversibili. Financo a raggiungere veri e propri esiti paradossali, contrari anche alle regole teoriche: mi riferisco a quello stile “musical” che ha in Marco Frisina il suo principale artefice e che, a mio avviso pericolosamente, sta sovvertendo il giudizio estetico di molte persone. Si presume di proporre un canto “colto” che sappia toccare la sensibilità comune attraverso una mistura di testi sacri e moduli musicali orecchiabili, benché miseramente stilizzati: il risultato armonico è assolutamente deprecabile, quasi offensivo. Stupisce, peraltro, che il fulcro e centro d’irradiazione di questa pratica sgrammaticata sia la “madre e capo di tutte le chiese del mondo”, ovvero la basilica di San Giovanni in Laterano. Quanto alla Cappella Sistina e al suo attuale direttore, da musicista mi interrogo su chi possa aver concesso titoli accademici a una persona che sembra mancare non solo di freschezza nell’invenzione (ascolti un canto, li hai ascoltati tutti) ma dell’abc dei principi compositivi».
1 commento:
condivido.. ma c'e' purtroppo di molto peggio, con tamburelli, chitarre, batter di mani,saltelli e chi più ne ha più ne metta.
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