giovedì 19 novembre 2009

Influenza? Il vero malato è il giornalismo

Pochi giorni fa la notizia con grande evidenza: “Primo morto di influenza A nel Veneziano”. Le locandine vicino alle edicole lo annunciano con poche parole, stampate nelle dimensioni più grandi possibili.
Bisogna arrivare alle parole piccole e nel testo, dentro agli articoli, nei quotidiani o, ancora prima, in internet, per venire a sapere che il pover'uomo era da anni affetto da diabete, bronchite cronica e, purtroppo, anche da leucemia.
Ma gli esempi potrebbero essere moltiplicati: in questi giorni i telegiornali, per esempio, si sono messi a fare la conta. I titoli che annunciano i servizi, o l'avvio del pezzo, dicono: “Tot morti per l'influenza A”; oppure: “Con i due di oggi le persone che hanno perso la vita per colpa dell'influenza sono saliti a tot”.
L'impressione che cresce, imbattendosi in questa informazione, è che ad essere davvero malati - e non d'influenza, ma di una malattia più grave - siano i giornalisti che propongono le notizie in questo modo.
La malattia di cui sono afflitti si chiama deformazione della realtà. Anche in questo caso la diffusione avviene per contagio, quando cioè ci si convince, sull'esempio di altri, che il modo migliore per avere successo in questo mestiere è dare la notizia, sempre e comunque.
Per ottenere quest'obiettivo, nel caso dell'influenza, si procede così: si prende un pezzo della realtà e lo si amplifica, mentre si riduce ad un francobollo la restante parte della notizia. Si strilla una parte e si contrae l'altra. Il risultato è che la notizia esplode e la verità evapora.
Tornando all'influenza, non c'è dubbio che i poveretti venuti a mancare in questi giorni siano stati contagiati dal virus della “suina”. Ma è altrettanto vero che l'influenza non ha fatto altro che condurre a morte chi, purtroppo, era già ad un passo da essa per via di patologie gravi e compresenti.
Parimenti, nessuno (o quasi) racconta che una dinamica di questo tipo è uguale ogni anno, con influenze stagionali e più anonime che, sommandosi ad altre malattie pesanti, sono causa di mortalità.
Ma quest'anno no, quest'anno l'importante è sottolineare il protagonismo di questo presunto killer, il virus dell'influenza A.
Eppure siamo convinti che, ben lungi dal produrre l'esito sperato dal giornalista, il morbo della realtà deformata finirà per dare un'altra bottarella alla salute già inferma dei mass media.
La logica della notizia a tutti i costi (al costo della realtà resa irriconoscibile) ha il respiro corto: premia al momento e punisce ben più pesantemente dopo poco. La sensazione è che il destinatario del lavoro giornalistico - la gente - alla fine usi il metro del buon senso e del realismo per decidere se comprare il tal giornale o il talaltro.
E oseremmo perfino aggiungere che le buone notizie, di cui la realtà è punteggiata con molto maggiore frequenza di quanto non si pensi, dovrebbero essere assai di più il pane quotidiano dell'informazione.

(Fonte: Giorgio Malavasi, GVonline, n. 44/2009)

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