giovedì 21 gennaio 2010

Libertà religiosa, ma non troppo...

La libertà religiosa, una di quelle fondamentali, riconosciuta come tale da tutte le carte internazionali, è oggi la più a rischio nel mondo. E’ quanto risulta dal rapporto del “Pew Forum on Religion & Public Life”, che presenta e discute i dati relativi a ben 198 paesi del mondo, raccolti in oltre due anni di indagini ed analizzati con criteri scientifici obiettivi. Pertanto, non un rapporto qualsiasi, ma una delle ricerche più autorevoli mai pubblicate sul tema dei diritti umani. Quel che si evince è che ben 5 miliardi di uomini vedono conculcato il proprio diritto ad una libera espressione religiosa, a causa di restrizioni legali oppure a causa di intimidazioni e violenze perpetrate da gruppi di intolleranti, spesso con la connivenza delle autorità. A fronte di un dato tanto negativo, sia sul piano qualitativo (interessa uno dei diritti fondamentali…) che quantitativo (riguarda oltre la metà degli abitanti del pianeta…), desta amarezza l’indifferenza, e talora la complicità, che si coglie ormai nel cosiddetto mondo libero, in particolare nella nomenclatura dei paesi europei e delle istituzioni comunitarie.
Lungi dall’esser parte della soluzione, l’Europa rischia di diventar parte del problema. Il rapporto non tace infatti riguardo alle crescenti restrizioni alla libertà religiosa anche all’interno di paesi insospettabili come la Francia od il Regno Unito, per non dire della tanto incensata Turchia che già partecipa alla Corte Europea, ma che resta a tutt’oggi uno dei paesi con le maggiori restrizioni legali nei confronti dei cristiani e delle altre minoranze religiose. I cristiani, neanche a dirlo, sono tra i gruppi religiosi più perseguitati nel mondo e ciò è vero soprattutto per quei paesi in cui la maggioranza della popolazione è di religione mussulmana o dove sopravvivono ancor oggi istituzioni politiche di tipo comunista. A questo proposito, la “World Watch List 2010” presenta un elenco dei 10 paesi al mondo in cui i cristiani sono maggiormente perseguitati, di questi 8 sono islamici e 2 comunisti.
Sono anche emblematici però i casi di Francia o Gran Bretagna, paesi di lunga tradizione democratica nei quali sembra crescere l’ostilità nei confronti della libertà religiosa, parte per le pressioni derivanti da gruppi culturali e sociali storicamente contrari alla libera espressione della fede, parte per la consistente immigrazione mussulmana degli ultimi anni. In Francia una legge del 2004 vieta ai cristiani di indossare i propri simboli religiosi (la croce o la medaglietta al collo) all’interno delle scuole, un’analoga proibizione esiste per il turbante dei sikh e per il fazzolettone sui capelli delle ragazze mussulmane. Tale restrizione si inserisce in un contesto già di per se problematico, rappresentato dalla controversa legge sul culto del 1905. Questa legge permise allo stato di incamerare tutti i beni della Chiesa, trasformando persino gli edifici di culto in beni museali da concedersi (eventualmente) in usufrutto ad “associazioni di fedeli”. La Chiesa venne allora assoggettata ad un rigido controllo statale, esteso anche alla designazione dei Vescovi, mentre la scuola fu riorganizzata in funzione di un progetto educativo nazionale incentrato sul rigido concetto di Laicitè d'État. Il significato parve evidente fin dal principio nelle parole degli stessi artefici di quella riforma: Jules Fleury si attribuì infatti il merito di aver fatto della scuola francese “la grande diocesi del libero pensiero” e non nascose affatto il fine che era quello di favorire l’avvento di “una nuova umanità senza Dio”.
Insomma, non il rispetto delle diverse fedi, ma il deragliamento dalla laicità al laicismo, per il quale la religione è costretta a sopravvivere in una dimensione unicamente privata, mentre all’irreligione è concessa piena facoltà di ostentazione dei propri simboli e dei propri assunti. Come è noto Nicolas Sarkozy, aveva caldeggiato il superamento di questo ordinamento ormai datato e dai forti tratti illiberali, ma ben poco finora è cambiato. In Gran Bretagna d’altra parte, dove il Sovrano deve necessariamente appartenere alla Chiesa d'Inghilterra (di cui formalmente è il capo), si sono moltiplicate negli anni le restrizioni legali ai danni dei cristiani. L’ultimo caso riportato è la sentenza che ha consentito ad un'azienda di imporre ai soli dipendenti cristiani di nascondere i simboli della loro fede (ancora la pericolosissima croce o la medaglietta al collo), lasciando tuttavia liberi i fedeli delle altre religioni di mostrare i loro. Questa sentenza non rispecchia semplicemente il crescente orientamento laicista delle istituzioni dei paesi europei, ma anche i gravi cedimenti del legislatore alle pressioni dei gruppi mussulmani più radicali. Purtroppo, in Europa, sempre più le istituzioni si mostrano forti con i deboli e deboli con i forti.
Naturalmente il rapporto non si occupa della libertà dei soli cristiani, ma della libertà religiosa in senso generale, e tuttavia balza agli occhi come le aree geo-politiche di maggior libertà per tutti i gruppi religiosi, indistintamente, siano proprio quelle in cui è storicamente più forte la presenza del Cristianesimo: molti paesi d’Europa, gli Stati Uniti, molti altri stati del continente americano e qualcuno dell’Africa non mussulmana... Tra i meglio classificati c’è infine l’Italia, significativamente in vantaggio anche rispetto ai nostri vicini d’oltre Alpe e d’oltre Manica.
Ciò si presta a qualche opportuna considerazione. Quasi ogni giorno infatti il nostro paese è messo alla gogna da una stampa molto aggressiva nei confronti della Chiesa, per un presunto inadeguato riconoscimento di ipotetici “nuovi diritti” dal contenuto discutibile e controverso (il diritto alla soppressione del figlio malato o presunto tale, il diritto al matrimonio gay, il diritto all’adozione di bambini da parte dei singles o di coppie del medesimo sesso…), al tempo stesso però, un’importante ricerca internazionale sulla disponibilità effettiva di uno dei più importanti tra i diritti umani, colloca invece il nostro paese tra i più liberi del mondo. Colpisce pertanto questa evidente difficoltà da parte del mondo laicista a cogliere il differente peso delle questioni e l’incapacità a trarne le dovute conseguenze. Speriamo, negli anni a venire, di non dover barattare la libertà (vera) in cambio di ambigui liberismi o libertarismi individualistici che, inseguendo il capriccio ed il mero desiderio soggettivo, sono non poche volte causa del decadimento delle libertà autentiche e fondamentali e del tramonto delle civiltà.

(Fonte: Stefano, La Cittadella, 14 gennaio 2010)

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