mercoledì 5 giugno 2013

La Chiesa non è “rimasta indietro di 200 anni”!

«Che cos'è il pane consacrato? Corpo di Cristo. E che cosa diventano coloro che si comunicano? Corpo di Cristo. Non molti corpi: un Corpo solo, quello di Cristo». (San Giovanni Crisostomo).
Oggi, domenica 2 giugno, giorno in cui, dalle 17 alle 18, in tutte le cattedrali del mondo ci si è inginocchiati per l’Adorazione eucaristica, ho capito una cosa. Ho capito che non è affatto vero che «la Chiesa è rimasta indietro di 200 anni» come ha detto il cardinale Martini (pace all’anima sua) ed hanno riportato in molti. La Chiesa non è né avanti né indietro: segue proprio tutta un’altra strada. Segue un metodo che è il metodo di Cristo: l’esatto contrario rispetto al metodo del mondo. Molteplicità che si fa unità e non frammentazione. Forza centripeta e non forza centrifuga. E sguardo all’essenza, per ricordare che l’origine e il fine di tutto è lì: in quel Verbo che si è fatto Carne, e Pane per noi.
Lo dico ai cristiani, ché almeno loro non si facciano incantare dai novelli pifferai (anche quegli pseudo teologi così tanto in voga. Gli unici, per capirci, che hanno accesso alle trasmissioni tivù e alla “Repubblica delle idee”).
Ciò che è accaduto oggi nel mondo tra le cinque e le sei (lo sguardo distolto dal resto, inginocchiati all’unisono in adorazione del Corpo di Cristo) ci riporti a ciò che conta davvero. A «fare questo» – e vivere la vita – «in memoria di Lui». Sia che mangiamo, sia che beviamo, sia che facciamo qualunque altra cosa, il nostro sguardo sia lì. Lì, il nostro cuore.
Questo, ho pensato. Che tutti insieme e alla stessa ora, in ogni parte del mondo, davanti al Corpo di Cristo, avevamo di fronte la verità di noi, la più profonda: ciascuno è a immagine e a somiglianza Sua. Tutti. Maschi, femmine, giovani, adulti, sani, malati… Tutti. Ogni figlio dell’uomo da quando viene concepito al momento della sua morte naturale. Per noi: per tutti e per ciascuno, Cristo ha accettato la morte di croce e ci ha redenti. Si è fatto come noi per farci come Lui.
Basti questo, a darci il coraggio e la forza di rispedire al mittente “femminicidio” e “omofobia”: parole nuove che frammentano e riducono l’uomo, facendoci credere che una vita valga più di un’altra, o più di un’altra debba avere dei diritti. Basti questo a farci prendere le difese della dignità della vita, sempre; ad educare le nuove generazioni affinché amino e rispettino la vita, sempre. Basti questo a non farci cadere nel tranello della “buona morte” o della “morte degna”, scelta o data per (finta) pietà.
Quell’Ostia che è Vita offerta, accompagni le nostre piccole e grandi fatiche quotidiane, così che gioia e sofferenza non siano sterili. Ci educhi all’amore gratuito, che come il Suo Amore si dà, e non chiede in cambio nulla.
 

(Fonte: Luisella Saro, Cultura Cattolica, 2 giugno 2013)

 

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