giovedì 8 agosto 2013

Boff, lascia stare il papa…

Il famoso teologo ex-francescano Leonardo Boff, del quale ho avuto modo di occuparmi di recente su questo sito, si è rifatto vivo nei giorni scorsi con un’intervista su La Stampa e su Il Secolo XIX, ripetendo il tentativo del quale ho già parlato, di accaparrare il Sommo Pontefice a quella  “teologia della liberazione” che fu condannata nel 1985 da un documento della Congregazione per la Dottrina della Fede allora capeggiata dal Card. Ratzinger.
E’ da notare, quindi, la perfidia di questa mossa, nello stile tradizionale dei modernisti che tentano di contrapporre un Papa all’altro in materia di fede. Per la verità l’allora Card. Ratzinger, con spirito magnanimo e saggio discernimento fece pubblicare accanto a un documento di condanna ampiamente motivato, anche un altro nel quale si rilevano gli aspetti postivi della teologia della liberazione, aspetti che evidentemente non si trovano negli scritti del Boff, che invece fu condannato. Per esempio un pastore che seppe assumere questi aspetti positivi con molta autorevolezza, fu il famoso Cardinale argentino Eduardo Pironio.
Questo prudente intervento di Roma, se da una parte metteva in luce la falsità dell’interesse per i poveri di una teologia che trasforma la Chiesa in un movimento di rivendicazione politica, dall’altra si separava nettamente dall’ipocrisia e dalla mala fede delle dittature latinoamericane che, sotto scorza di falso cattolicesimo, accusavano di “sovversione comunista” il grido dei poveri e degli oppressi.
Non dubitiamo che il Papa, per la sua apertura umana che lo contraddistingue e la sua sensibilità di pastore universale, non mancherà di trovare del positivo anche nel gesto di Boff, ma questi non si illuda che il Vicario di Cristo si lasci menare per il naso dal suo entusiasmo ipocrita ed interessato.
A Boff, del resto, che mostra assai poco quell’umiltà francescana che costituì un tempo il suo ideale di vita, brucia ancora la condanna subìta ed ora coglie l’occasione per sputare veleno contro Papa Ratzinger nell’odioso quanto vano tentativo di contrapporlo a Papa Francesco, il quale se certamente accoglie gli aspetti positivi della teologia della liberazione, in passato, come so da fonte sicura, ebbe da soffrire da parte dei suoi stessi Superiori per essersi opposto agli errori della teologia della liberazione.
Boff tenta di giocare la carta della solidarietà con i poveri nella quale Papa Bergoglio ci è di splendido esempio, per presentarci un Pontefice che non corrisponde assolutamente alla realtà. Il fatto che il Papa abbia compiuto molti significativi e sorprendenti gesti di semplicità di vita, di umiltà, di partecipazione alla vita della gente comune, di attenzione alle sofferenze delle grandi masse dell’umanità odierna, facendosi carico come Cristo delle ingiustizie patite da tanta gente povera ed indifesa, non va assolutamente interpretato come espressione dalla falsa ecclesiologia populista ed antigerarchica, dello spirito antidogmatico e della liturgia secolaresca da comizio politico di Boff e compagni, i quali, sotto pretesto dell’urgenza di un impegno della Chiesa a favore dei poveri, degli oppressi e dei sofferenti, vorrebbero costruire un cristianesimo i cui contenuti dottrinali si limiterebbero alla protesta politico-sociale rivoluzionaria, in una visione priva di prospettive ascetiche, ultraterrene ed escatologiche, interpretando il ministero ecclesiale non come dono di grazia che scende dall’alto del Padre, ma dal basso di un “popolo di Dio”(Iglesia popular)  che si ritiene investito in forza dello Spirito Santo di ogni potere di guida e di autoguida della Chiesa nella conquista della giustizia e della pace, mentre la sacramentaria è vista non come segno efficace della grazia perdonante ed elevante, ma come simbolo della lotta del popolo per la sua liberazione.
Per questo Boff non pare per nulla qualificato a dar lezioni al Papa di etica sociale ed evangelica, né rende per nulla credibile il suo smaccato attestato di stima per il Papa, attestato che appare chiaramente interessato, perché falsamente interpreta la  condotta di Francesco come tacito assenso nei confronti di quegli errori per i quali, come ho ricordato, Boff fu condannato dal Card. Ratzinger.
Al contrario, Papa Bergoglio, anche se su questo punto non ha finora preso esplicitamente posizione, non potrà, come Papa, non confermare l’operato di Ratzinger, anche se mostra una maggiore sensibilità per i temi accettabili della teologia della liberazione. Ma la diversità di sensibilità o di attitudini pastorali tra due Pontefici nulla ha a che vedere con la loro capacità infallibile di custodire fedelmente, come Successori di Pietro e Maestri nella fede, l’immutabile dato dalla Parola di Dio e delle esigenze della sana ragione.
La tesi dei liberazionisti che Roma, influenzata dal capitalismo internazionale, non avrebbe capito la situazione latinoamericana, da cui il suo errore di giudizio, è semplicemente ridicola, vergognosa ed insincera. Si tratta di una tesi stolta o quanto meno speciosa, ma è incredibile quanta presa essa ha fatto sugli ingenui e sugli interessati.
Parimenti sarebbe ridicolo accusare di incompetenza la diagnosi di una malattia fatta in un centro scientifico per il solo fatto che gli analisti non si sono presi il morbo nei territori dove esso è diffuso. In fin dei conti Boff farebbe meglio a tacere e a far penitenza delle sue eresie. Con qual impudenza infatti afferma di essere ancora francescano, dopo che con le sue idee ha mostrato di avere tradito quell’Ordine al quale ha appartenuto?
 

(Fonte: P. Giovanni Cavalcoli, OP, Riscossa Cristiana, 6 agosto 2013)
 

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