Certamente
quando ci sarà la conferenza stampa sul volo che lo riporterà a Roma, papa
Francesco avrà modo di spiegare meglio il significato che intende dare al
matrimonio celebrato in Cile sull’aereo tra uno steward e una hostess, già
sposati civilmente da otto anni.
Tanto
più che dovrà anche giustificare il fatto che il matrimonio express le cui immagini
hanno fatto il giro del mondo, in realtà era ampiamente preparato. Ieri sera è
infatti spuntato un lungo articolo del quotidiano cileno El Mercurio,
datato 19 dicembre, in cui nel presentare lo staff incaricato del servizio nei
voli del Papa in Cile si racconta proprio della storia di Carlos Ciuffardi e
Paula Podest, che nell’occasione esprimono la speranza di potere essere sposati
dal Papa proprio sull’aereo durante uno degli spostamenti (clicca
qui). Esattamente quello che è successo. Si può dunque immaginare che i
due abbiano in qualche modo fatto richiesta ufficiale in tal senso, che dalla
Santa Sede sia stata data via libera, e dunque ciò che è stata presentata come
un’idea totalmente spontanea del Papa si rivela invece essere stata ben
preparata. Si tratta di una sceneggiata sconcertante e incomprensibile, che
rischia di mettere in ridicolo non solo l’attuale Corte vaticana ma lo stesso
papato. Chiunque sia stato il regista dell’operazione, a maggior ragione si
deve ritenere che con questo colpo di teatro si volesse far passare un messaggio.
Del
resto è la cifra di questo pontificato insistere sul fatto che i gesti valgono più delle
parole. E dunque ci si deve chiedere – aldilà delle intenzioni di chi ha
costruito l’evento - che tipo di impatto e che messaggio lancia il gesto
compiuto dal Papa e ripreso dai media di tutto il mondo.
Purtroppo
la prima impressione è che il sacramento del matrimonio non sia una cosa da prendere
troppo sul serio, dove il sentimento è decisamente prevalente rispetto alla
ragione, dove gli uomini sono molto più protagonisti di Dio. Non molto diverso
francamente dai matrimoni express che nell’immaginario collettivo si
celebrano a Las Vegas. E legato a questo c’è la percezione che le norme
ecclesiastiche per la celebrazione dei matrimoni siano un orpello inutile, un ostacolo
alla possibilità per tutti di sposarsi con rito religioso. Non c’era infatti
nessuno stato di necessità che giustificasse la dispensa dallo sposarsi in
chiesa, all’interno della messa, dopo una adeguata preparazione, dopo le
pubblicazioni e dopo aver presentato una serie di documenti che, fastidiosi che
siano, dovrebbero essere a tutela della libertà dei futuri coniugi.
Se
dunque il Papa fa vedere al mondo che tutte queste cose sono superflue, su quale base un parroco può
pretendere tutti i passaggi di cui sopra da coppie che chiedono di sposarsi?
C’è da aspettarsi situazioni sempre più difficili per i preti che si dovranno
confrontare con la pretesa di sposare in chiesa (o in qualche altro posto
originale) senza perdere troppo tempo con gli adempimenti del caso. Così come
oggi si trovano persone che, pur restando in stato di peccato, pretendono in
confessione l’assoluzione perché «lo dice anche il Papa» o, più semplicemente,
vanno alla comunione senza neanche più passare dal confessionale. Non che il
Papa lo abbia detto effettivamente, ma questa è la percezione comune, questo è
il messaggio che è passato, soprattutto dopo l’esortazione apostolica Amoris
Laetitia.
E a
proposito di Amoris Laetitia, dovremmo
considerare ormai carta straccia tutte le parti dove si insiste sulla necessità
di una preparazione adeguata al matrimonio. Era stato proprio Francesco a porre
con forza il problema di tanti matrimoni non validi, a causa
dell’impreparazione con cui si affronta il fatidico “sì”, al punto di
pubblicare un Motu Proprio (Mitis et Misericors Iesus) per facilitare i
decreti di nullità dei matrimoni. E allo stesso tempo in Amoris Laetitia
chiedeva maggiore responsabilità per far sì che i giovani che intendono
sposarsi possano adeguatamente prepararsi al matrimonio. I corsi di
preparazione, già esistenti, dovevano essere molto curati per essere
all’altezza delle necessità. Non che tali indicazioni abbiano avuto particolare
successo nelle varie diocesi, pare proprio che tutti siano interessati solo
alla comunione per i divorziati risposati. Però adesso quella necessità
oggettiva di arrivare consapevoli al matrimonio sembra definitivamente
cancellata dal gesto “spontaneo” sull’aereo: evidentemente non è più un
elemento fondamentale. «Sei sicuro?», «Sì»; e tanto basta.
(Fonte:
Riccardo Cascioli, LNBQ, 20 gennaio 2018)
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