Perché le polemiche sul celebre Manuale del padre della bioetica cattolica? Cosa si impara oggi nelle sue pagine? E qual è il vero messaggio del cardinale scomparso nel 2019?
Non sarà certo una sgradevole polemica mediatica a ridimensionare la statura del cardinale Elio Sgreccia e il valore del suo Manuale di bioetica, denso di verità sull’uomo e, dunque, inevitabilmente contestato proprio per la sua chiarezza. Monsignor Andrea Manto è presidente della Fondazione «Ut Vitam Habeant» che lo stesso Sgreccia volle istituire e che custodisce la sua eredità. Oggi, semmai, più attuale di prima.
Qual è il principale lascito intellettuale del cardinale Sgreccia sulla
bioetica?
Gli enormi sviluppi delle scienze biomediche pongono sfide etiche e chiedono
una visione antropologica capace di reggere il confronto. Sgreccia è stato il
primo studioso cattolico che con un metodo rigoroso ha coniugato le evidenze
scientifiche della medicina e il pensiero filosofico-teologico cristiano. A lui
si deve l’idea del personalismo ontologicamente fondato, di derivazione
tomista, che afferma il valore oggettivo di ogni persona. L’essere umano è
inscindibile totalità di corpo e spirito, ed è perciò dotato della dignità
intrinseca propria della natura umana. Attraverso questa intuizione ha fatto
alleare, con saggezza, scienza e fede a difesa della vita.
Si è messa in dubbio la capacità del suo pensiero di poter dialogare con la
bioetica laica. La sua radice cattolica lo rende valido solo per chi ha fede?
Assolutamente no. Sgreccia è “scomodo” non per una visione fideistica ma
perché, con argomentazioni fondate razionalmente, mette a nudo criteri e
contenuti della bioetica laica che producono esiti talora disumani. Il suo
pensiero, se letto con onestà intellettuale, nasce proprio dall’esigenza di
aprire un dialogo con tutti sul significato e sul valore della vita umana. Il
punto d’incontro possibile sta nel definire insieme la natura dell’uomo.
Alla scuola di Sgreccia, che contributo porta oggi l’antropologia cristiana
al dibattito sui grandi nodi bioetici?
La consapevolezza che il valore della vita non può essere subordinato alle
logiche del profitto o dell’efficienza e che non possono esistere esseri umani
di serie A e di serie B. Una visione antropologica globale, la cui ricchezza ci
aiuta a orientarci sempre nelle scelte etiche sui temi della vita: dal triage
nella pandemia alla custodia dell’ambiente, dalla questione dei migranti alla
manipolazione genetica, dall’enhancement umano all’intelligenza artificiale.
Cos’ha da insegnare oggi la figura di Sgreccia a chi si occupa di bioetica
nella Chiesa?
L’impegno nell’affrontare i problemi etici e il coraggio di confrontarsi anche
con visioni opposte per giungere a sintesi alte. Nella sua autobiografia
Controvento scrive: «Quando sorge un ostacolo, un problema per il cammino
dell’uomo, non ci si deve arrestare né nascondersi (...) ma dispiegare la vela
alla ricerca di un approdo più valido, per una soluzione più piena e più alta
di valore: non la fuga, non il compromesso, neppure l’opposizione per
principio, ma la spinta verso il meglio».
Qual è il servizio della Fondazione cui diede avvio, e a cosa lavora?
La Fondazione si occupa di promuovere ricerca e formazione a livello
scientifico e divulgativo in tutti gli ambiti della bioetica, principalmente la
sanità, la disabilità, l’ambiente. Stiamo sviluppando progetti di intervento e
sostegno alle famiglie e alle fragilità e abbiamo in programma di procedere
alla nuova edizione del Manuale di Bioetica, che andrà aggiornato ma che rimane
un testo fondamentale per lo studio della bioetica e per comprendere la
profondità del pensiero di Sgreccia.
La polemica
Un contenitore di «pericolose e inquietanti affermazioni», che propugnerebbe
una «educazione vetero-cattolica paternalistica» e «dittatoriale»: così è stato
definito tra l’altro il Manuale di Bioetica del cardinale Elio Sgreccia da
alcuni articoli apparsi tra fine 2020 e l’inizio del nuovo anno su quotidiani
nazionali nei quali si esprimeva con strepito di aggettivi il più vivo scandalo
per le posizioni espresse su temi come l’omosessualità e aborto dal padre della
bioetica cattolica (e non solo), scomparso il 5 giugno 2019 a 91 anni. Il
manuale – in due tomi, usciti nel 2007 e nel 2012 – è il riferimento in Italia
e all’estero nella formazione di studenti di numerose università, anche se il
dito accusatore si è puntato solo su Claudia Navarini, filosofa e bioeticista,
docente all’Università europea di Roma, che l’ha adottato per il suo corso,
come decine di colleghi in tutto il mondo. L’ateneo romano non ha esitato a
replicare alle rumorose polemiche: «Respingiamo ogni tentativo di conculcare la
libertà di insegnamento, specie di carattere morale, di ciascuno dei nostri
docenti, a cominciare da chi voglia fare riferimento al modello
cattolico-personalista».
Di «autentica censura» agitata con «volgarità» e «gratuità di toni» parla una
nota di Scienza & Vita, di cui Claudia Navarini è tra i soci fondatori: «La
vera dittatura – aggiunge l’associazione – è quella rappresentata dal
mainstream» che si vorrebbe «imporre a tutti, Chiesa cattolica compresa». È una
manifestazione di vera «ignoranza» quella di chi disprezza un pensiero bioetico
«maturato proprio nei luoghi di dialettico confronto pluralista» per opera di
un uomo dipinto come «un prete retrivo e bigotto» mentre «è nota la sua
attitudine al confronto con le altre visioni bioetiche» che «andava di pari
passo con la sua passione per tutte le persone che incontrava». Non meno
vibrante il dissenso sulle critiche al Manuale e a Sgreccia espresso dal
Movimento per la Vita che ricorda «don Elio» come «un uomo sinceramente
innamorato della persona umana», «grande promotore dell’accoglienza
incondizionata e senza giudizio, attivo difensore del rispetto della dignità di
ogni vita attraverso la sua riflessione bioetica che contrapponeva il
personalismo ontologico all’individualismo dilagante». Ferma anche la reazione
del Centro Studi Livatino che, smontate le accuse, ironizza amaramente: «Si
dica, in definitiva, che la libertà di educazione, di insegnamento e di
manifestazione del pensiero sono bandite».
(Fonte: Francesco Ognibene, Avvenire, 22 gennaio 2021)
«Censura»
per Sgreccia? «Ecco perché è sempre più attuale. E laico» (avvenire.it)
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