Una chiara e dotta esposizione che dimostra l’inattendibilità scientifica e antropologica delle moderne teorie, decisamente false e allucinanti.
La negazione della persona sessuata,
rompendo l’unità bio-psichica-spirituale, è alla base della nuova visione
“fluida”: una ribellione alla realtà che finisce per aumentare la sofferenza.
C’è «un grande nemico del matrimonio, oggi:
la teoria del gender. Oggi c'è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio.
Oggi ci sono colonizzazioni ideologiche che distruggono, ma non si distrugge
con le armi, si distrugge con le idee. Pertanto, bisogna difendersi dalle
colonizzazioni ideologiche», così ha detto papa Francesco a Tblisi, in Georgia,
il 1° ottobre 2016.
Andiamo alle fonti della cosiddetta
teoria del gender/genere. In senso molto ampio è un insieme di realtà che
condividono caratteristiche essenziali e che differiscono per caratteristiche
specifiche: il genere si divide in diverse specie.
In senso più stretto, nella
classificazione dei viventi, il genere è un gruppo sistematico di viventi
comprendente specie affini. E se parliamo del vivente uomo, questo appartiene
all'ordine dei Primati, alla famiglia degli Ominidi, al genere Homo e
alla specie Homo sapiens, alla sottospecie Homo sapiens sapiens,
e ogni individuo umano è di sesso femminile o maschile. In grammatica il genere
è un elemento distintivo di nomi, pronomi e aggettivi. In italiano i generi
grammaticali sono due, maschile e femminile. In latino sono tre, si aggiunge il
neutro. Sia in latino che in italiano gli esseri animati (persone e animali)
hanno il genere che spetta al loro sesso (pater=padre m.; mater=madre
f.).
Da questo uso grammaticale è invalsa
l'abitudine di considerare il genere sinonimo di sesso. In
inglese è stata fatta questa distinzione: la parola sex/sesso ha
iniziato a significare categorie biologiche, e la parola gender/genere,
categorie sociali e culturali. Es. "l'efficacia del farmaco sembra
dipendere dal sesso del paziente" "nelle società contadine il ruolo
di genere è definito chiaramente". Fin qui bene, sono distinzioni di una
certa utilità.
Ma poi si è passati a questa successiva
distinzione: sesso «si riferisce alle caratteristiche biologiche e
fisiologiche che definiscono gli uomini e le donne», genere «si
riferisce ai ruoli, i comportamenti, le attività e gli attributi costruiti
socialmente» (WHO, Gender, women and health, www.
who.int/gender/whatisgender/en). Nota un'assenza: la parola genere perde il
suo nativo riferimento al sesso, al dato sessuale-biologico. Che il riferimento
al sesso sia stato perso è il risultato di un'operazione voluta e ideata da
John Money.
Alle origini della teoria
John W. Money (1921-2006) dottore in
psicologia, attivo per molti anni a Baltimora USA, insieme agli psichiatri Joan
e John studia gli stati intersessuali, cioè quelle condizioni nelle quali
esiste un conflitto tra uno dei diversi fattori che determinano la
differenziazione sessuale, sesso cromosomico, sesso gonadico, sesso genitale o
fenotipico, e lo sviluppo sessuale successivo. E proprio in relazione agli
stati intersessuali nel 1955 inizia a usare il termine gender/genere
come distinto dal termine sex/sesso. Money definisce il genere così:
«Stato personale,
sociale e legale di maschio, femmina o misto definito in base a criteri
somatici e comportamentali più generali del semplice criterio genitale. [...]
L'identità di genere è il vissuto privato del ruolo di genere, il ruolo di
genere è la manifestazione pubblica dell'identità di genere di maschio, femmina
o di individuo ambivalente (in misura maggiore o minore), quale viene vissuta
in particolare nell'immagine di sé e nel comportamento. Il ruolo di genere è
tutto ciò che una persona fa e dice per indicare ad altri o a sé stessa il
grado in cui è maschio, femmina o ambivalente: comprende l'eccitamento e la
risposta sessuale, ma non è limitato ad essi» (Amore e mal d'amore [Love
and Love Sickness, Baltimore 1980], Feltrinelli, Milano 1983, 298-299).
«Il termine sesso
deve essere riservato a indicare ciò che attiene agli organi genitali e alle
loro funzioni, [...] l'identità/ruolo di genere comprende tutto ciò che ha a
che fare con le differenze comportamentali e psicologiche tra i sessi,
indipendentemente dal fatto che siano intrinsecamente o estrinsecamente legate
ai genitali» (ibid., pp. 32-33).
Quindi, il genere non è una conseguenza
derivante dall'insieme dei caratteri genetici, fisici, funzionali e
fisiologici, ma può discostarsi dall'identità genetica e fisiologica.
Money sostiene che, come il sesso
psicologico e i ruoli sessuali sono determinati dall'ambiente e dalla cultura,
così anche il genere, il ruolo di genere e l'orientamento di genere sono
determinati dall'ambiente e dalla cultura. In altri termini, i bambini, come
imparano una lingua nella prima infanzia in ragione dell'ambiente e della
lingua che ascoltano, così nella prima infanzia apprendono il genere al quale
appartengono (ibid., p. 30).
Nonostante il fallimento dell’esperimento
Bruce-Brenda-David Reimer" - che non possiamo riferire per limiti di
spazio - e del falso scientifico relativo a questo caso, Money divenne molto
famoso come sessuologo e ha divulgato soprattutto mediante TV la sua teoria
interazionista secondo la quale l'identità di genere è fluida e soggetta a
continui aggiustamenti.
La nuova accezione di gender/genere
La nuova accezione di gender/genere in
breve tempo ha fatto il giro del mondo ed è entrata in numerosi documenti,
soprattutto politici e giuridici. Data la brevità dello spazio e anche
l'autorevolezza dell'autore - si tratta dell'ONU - ne basterà uno:
«Adottare una
prospettiva di genere significa [...] distinguere tra ciò che è naturale e
biologico da ciò che è costruito socialmente e culturalmente, e nel processo
rinegoziare i confini tra naturale - e la sua relativa inflessibilità - e il
sociale - e la sua relativa modificabilità» (United Nations, Gender Concepts in
Developmentol Planning, New York 1996, p. 11)
Mentre la parola gender/genere sta
sempre più prendendo spazio, lentamente la parola sesso sta quasi scomparendo,
evidentemente sostituita dalla parola genere.
La Costituzione della Repubblica parla
di sesso: «Tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge senza
distinzione di sesso...» art. 3,1. Oggi, invece, molti preferiscono parlare
di distinzione di genere, di discriminazione di genere, di violenza di genere.
Una volta i questionari chiedevano il sesso di appartenenza. Oggi chiedono di
specificare il genere. Dato il dilagare della volgarità e della pornografia,
possiamo escludere che sostituire sesso con genere sia una nuova forma di
pudore, che sia nuovamente di moda la mentalità vittoriana. Ma non è neanche un
discorso innocuo.
Il successo e gli sviluppi della nuova
accezione
La tesi formulata da Money, pur essendo
una mera asserzione priva di evidenza scientifica, è stata assunta come il
fondamento medico-scientifico di alcune correnti culturali molto attive alla
fine degli anni '60 del secolo scorso negli Stati Uniti, penso al femminismo
radicale di Shulamith Firestone e al movimento di liberazione omosessuale.
Questi movimenti di opinione miravano
ad abbattere i ruoli e cancellare la distinzione tra i sessi al fine di «livellare
tutto in parità», come si esprime la Firestone in “La dialettica dei sessi”
(Guaraldi, Firenze 1974, p. 59). Dietro la diffusione della teoria del
gender c'è la volontà di pochi di proporre una nuova visione di uomo ben
illustrata da Kate Bornstein, l'ideatore/trice della fluidità di genere:
«La fluidità di
genere è la capacità di diventare in modo cosciente e libero uno degli infiniti
numeri di genere, per il tempo che vogliamo a ogni ritmo di cambiamento. La fluidità di genere
non conosce limiti o regole di genere» (Gender Outlaw: on Men, Women and the
Rest of Us, Rutledge, New York 1994, p. 115).
In questa prospettiva il dato corporeo,
genetico, anatomico, fisiologico della persona non conta, ciò che è
determinante è la sua scelta assoluta, cioè completamente svincolata dalla
propria corporeità. Questa visione può essere tanto facilmente enunciata,
quanto difficilmente vissuta fino alla fine perché è semplicemente utopica.
Nessuno di noi può prescindere dal
proprio corpo e da ciò di cui il corpo è portatore: ognuno di noi è un
individuo che è insieme corpo e intelligenza. In ragione del corpo sono
determinato, finito, vivo nella storia e simultaneamente in ragione della dimensione
spirituale, cioè delle facoltà immateriali dell'intelligenza e della volontà,
sono aperto all'infinito, posso superare i limiti della finitezza storica,
posso progettare il mio futuro. La bellezza e la dignità della persona umana
stanno proprio in questa unità tra soma e psiche, tra corpo e anima, come
insegnano i grandi filosofi classici.
Gender e nuova antropologia
Tiriamo le conclusioni: accettare
l'opposizione gender-sesso biologico, quale visione della persona umana
implica?
1) Il
sesso genetico e l'identità sessuale, cioè l'essere maschio e l'essere femmina,
diventano aspetti da superare con la libera scelta del ruolo e dell'identità di
genere. Non sono rilevanti l'alterità e la complementarietà tra maschio e
femmina. Ciò che conta è la scelta del genere e del ruolo di genere. Perciò è
frantumata l'unità bio-psichica-spirituale della persona umana.
2)
Significa negare la persona sessuata: l'essere umano è sradicato dalla sua
dimensione corporea, sessualmente definita. L'opposizione gender-sesso
biologico implica un individuo umano indistinto o neutro che in qualsiasi
momento può scegliere in quale genere collocarsi, senza alcun condizionamento.
Il dato corporeo umano non sarebbe portatore di alcun significato, per cui
potrebbe essere modificato a piacere e vissuto in qualsiasi modo. Perciò, non
mi sarà possibile definire la sessualità in termini oggettivi, non potrò più
fare riferimento al sesso, inteso come l'insieme dei caratteri genetici,
fisici, funzionali, fisiologici, psicologici e culturali che in individui della
stessa specie contraddistinguono soggetti diversamente predisposti alla
funzione riproduttiva.
3)
L'uomo è identificato non tanto come persona, ma per il suo orientamento, le
sue preferenze e le sue pulsioni, sessuali o non sessuali. L'orientamento,
qualunque esso sia, è talmente enfatizzato e glorificato come fonte di felicità
che va vissuto così come si presenta. Perciò non importa il termine
dell'orientamento e l'oggetto della pulsione, l'importante è manifestare
l'orientamento e esprimere liberamente le pulsioni. E non essendoci riferimenti
oggettivi, qualsiasi orientamento è equipollente agli altri. E allo Stato è
chiesto di tutelare qualsiasi orientamento e stile di vita.
4)
Negato il significato all'identità corporea e sessuale, e posto che posso
scegliere in modo assoluto il mio genere di appartenenza, si ridurranno le
relazioni umane significative e strutturanti la mia personalità. Il gender muta
radicalmente i legami relazionali: come nascono e cosa sono. Questi sono
fondamentali nel processo di formazione dell'identità. La relazione, anche
sessuale, diventa una questione di scelta, rivedibile continuamente ed
emancipata da qualsiasi altro aspetto che non sia la stessa capacità di
scegliere, e quindi non sarà più il compimento di un progetto corrispondente
alla nostra natura corporea sessuata e razionale.
5) È
un atteggiamento di ribellione nei confronti della realtà, il che non può che
aumentare la sofferenza e l'angoscia nell'uomo.
6) La
visione antropologica sottostante il gender è:
riduttiva perché l'uomo è ridotto al suo orientamento;
dannosa perché giustifica qualsiasi condotta-compulsiva, e rischia
di produrre personalità psicologiche confuse, indeterminate e insicure, che si
fermano ai propri orientamenti pulsionali senza armonizzarli nell'identità
sessuale e nella ragione;
utopica perché l'uomo è identificato con la sua scelta, e su tale
scelta la libertà umana è assolutamente sovrana, essendo emancipata dal dato
fisico-corporeo e quindi anche dal dato del contesto storico-esistenziale. Ma
questa libertà non esiste in rerum natura; produce effetti caotici
proprio nell'identità umana.
FONTE: Giorgio Maria Carbone, Professore ordinario di Teologia morale e Bioetica - Facoltà di Teologia, Bologna in La Bussola mensile, 6/2024, pag. 17