La dichiarazione del prefetto del Dicastero per la dottrina della fede Víctor Manuel Fernández, detto Tucho, reca in sé alcune caratteristiche del pensiero rivoluzionario. Corrêa de Oliveira le riassumerebbe in orgoglio e sensualità. Infatti, FS rifiuta l’ordine voluto da Dio e sottomette l’intelletto e la volontà alla sensualità.
Il
documento "Fiducia supplicans", che legittima le benedizioni delle coppie
irregolari e di quelle omosessuali, reca in sé alcune caratteristiche proprie
del pensiero rivoluzionario, ossia di quel pensiero che muove guerra all’ordine
costituito da Dio. Vediamo un paio di queste caratteristiche citando alcune
pagine del volume Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (1959) del pensatore Plinio
Corrêa de Oliveira.
Quest’ultimo
scrive: «Due nozioni concepite come valori metafisici esprimono adeguatamente
lo spirito della Rivoluzione: uguaglianza assoluta, libertà completa. E due
sono le passioni che più la servono: l’orgoglio e la sensualità» (p. 98).
Partiamo dal binomio uguaglianza-orgoglio. Corrêa de Oliveira rileva che «la
persona orgogliosa, soggetta all’autorità di un’altra, odia in primo luogo il
giogo che in concreto pesa su di lei. In secondo luogo, l’orgoglioso odia
genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso
principio di autorità, considerato in astratto. […] E in tutto questo si
manifesta un vero odio a Dio» (pp. 98-99).
Non
è un mistero che questo pontificato da una parte rifiuta l’autorità della
Chiesa intesa come realtà gerarchica – pensiamo alla figura evocata dal Papa
della piramide rovesciata, alla Chiesa non docente ma in ascolto, al concetto
distorto di sinodalità – ma dall’altra governa la Chiesa con autoritarismo. Il
rifiuto dell’autorità della Chiesa inteso come rifiuto della gerarchia
permette, apparentemente, di trasferire questa stessa autorità al popolo di
Dio, anzi alla gente e dunque di rivestire di validità morale e teologica
qualsiasi istanza provenga da essa, perché è il popolo ad insegnare la verità,
non più la Chiesa. Abbiamo aggiunto l’avverbio “apparentemente” perché il
rimando insistente al doveroso ascolto della base serve solo per promuovere
un’agenda culturale di pochi da imporre ai “riottosi”. Ecco spiegato dunque
l’inevitabile aspetto dell’autoritarismo nell’attuale governo della Chiesa,
vero motore pastorale – motore comandato da un pastore unico – che gira a pieno
regime dietro il paravento dell’uguaglianza, anzi dell’egualitarismo.
In
questa agenda c’è sicuramente la voce “omosessualità”. Dato che forse il sinodo
sulla Sinodalità è stato troppo timido su questa tematica, ecco che si agisce
d’imperio e si pubblica FS. La benedizione dell’omosessualità esprime, tra le
altre cose, il giudizio di rifiuto della condanna dell’omosessualità, il
fastidio per questo giogo considerato ingiusto. Da qui la ribellione, il cui
fulcro è l’orgoglio o, ancor meglio, la superbia, primo peccato, in senso
temporale e di importanza, da cui scaturiscono gli altri. La ribellione in FS è
evidente: rifiuto dell’autorità della Rivelazione che condanna l’omosessualità
e dunque rifiuto dell’autorità della Chiesa quando insegna il contrario di ciò
che esprime FS. L’umiltà avrebbe comandato obbedienza ad entrambe queste due
fonti anche se tutto il mondo fosse insorto chiedendo di benedire
l’omosessualità.
Viene
da chiedersi perché alla fine benedire l’omosessualità, ossia perché
considerare un bene questo orientamento e le relative condotte tanto da
promuoverle anche in seno alla liturgia. E qui passiamo al secondo binomio
indicato da Correa de Oliveira: libertà completa e sensualità. «L’intelligenza
deve guidare la volontà, e questa deve dirigere la sensibilità […]. Il processo
rivoluzionario […] una volta trasferito nelle potenze dell’anima, dovrà
produrre la tirannia deplorevole di tutte le passioni sfrenate su una volontà
debole e fallita e una intelligenza obnubilata. In modo particolare, il dominio
di una sensualità ardente su tutti i sentimenti di modestia e pudore. Quando la
Rivoluzione proclama la libertà assoluta come un principio metafisico, lo fa
unicamente per giustificare il libero corso delle peggiori passioni e degli
errori più funesti» (pp. 102-103).
Davvero
il male è banale. Infatti il fulcro di FS è tutto qui: il dominio della
sensualità su intelligenza e volontà. La passione contro natura per il fatto
che esige di essere soddisfatta, di essere appagata viene letta
dall’intelligenza come un bene verso cui la volontà deve tendere, pena vedersi
tarpare le ali della libertà. La temperanza e/o l’orientamento delle passioni
secondo le indicazioni della recta ratio vengono letti come attentati alla
propria libertà personale. E dunque anche qui abbiamo un rovesciamento della
piramide gerarchica voluta da Dio quando ha ordinato le potenze dell’anima:
sono le passioni a dettare legge all’intelletto e alla volontà.
Ritorna
poi l’autoritarismo che predica l’uguaglianza ma impone poi l’unicità di alcune
idee: «Il liberalismo [ossia la libertà intesa in senso assoluto] dà poca
importanza alla libertà per il bene. Gli interessa solo la libertà per il male.
Quando è al potere, toglie facilmente e persino allegramente al bene la
libertà, in tutta la misura possibile. Ma protegge, favorisce, sostiene, in
molti modi, la libertà per il male. […] Mentre da un lato si proibiscono
tirannicamente mille cose buone, o almeno innocue, dall’altro si favorisce il
soddisfacimento metodico, e a volte con caratteri di austerità, delle peggiori
e più violente passioni, come l’invidia, la pigrizia, la lussuria» (pp.
103-104). La libertà ricercata, infine, è solo quella che tende al male. La
libertà propria di chi vive il bene viene vista come minaccia – anche solo
perché ricorda fastidiosamente a tutti dove stia la verità – e deve essere
soppressa.
Si
potrebbe obiettare che FS non obbliga alla benedizione delle coppie irregolari
e omosessuali. Le cose però non stanno così. Infatti il comunicato stampa del
Dicastero per la Dottrina della Fede del 4 gennaio 2024, redatto per
esplicitare la natura di questo documento e dunque valevole come
interpretazione autentica, esplicitamente dichiara che, a fronte di alcune
riserve, il documento dovrà prima o poi essere recepito dalle conferenze
episcopali e quindi dai singoli sacerdoti. Il testo è chiaro: «La prudenza e
l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere
diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di
questo cammino che viene proposto ai sacerdoti. […] Resta importante che queste
Conferenze episcopali non sostengano una dottrina differente da quella della
Dichiarazione approvata dal Papa, in quanto è la dottrina di sempre» (nn. 2-3.
Notare che inevitabilmente un’indicazione pastorale come quella della
benedizione delle coppie omosessuali non può che rimandare a monte ad una
dottrina).
Ricapitolando,
in principio ci sono le passioni che comandano su intelletto e volontà:
assecondarle appare l’unica strada per essere libero. Le determinazioni assunte
dalla ragione sono così in netto contrasto con il volere di Dio. Ecco allora
che la superbia non piega le ginocchia davanti a Lui e non rispetta la sua
autorità e quella del Magistero di sempre, ma esclama «Non serviam!».
Considerando infine le passioni sregolate un bene, non si può poi che imporle a
tutti. Questa è, nel fondo, parte della struttura ideologica su cui si regge
FS.
(Fonte:
Tommaso Scandroglio, LNBQ, 8 maggio 2024)
https://lanuovabq.it/it/orgoglio-e-sensualita-fiducia-supplicans-ribalta-lordine-divino
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