giovedì 15 novembre 2007

La morale delle belle anime porche


C'è una ragione per cui i romanzi moderni annoiano, mentre le vecchie novelle delle fate durano sempre. La ragione ce la spiega il mio vecchio amico G. K. Chesterton: "Le vecchie novelle hanno per protagonista un ragazzo qualunque. Sono le sue avventure che lo rendono interessante; e lo rendono interessante appunto perché è un ragazzo qualunque. Nel moderno romanzo psicologico, il protagonista è un anormale: il centro è fuori centro. Onde le avventure più straordinarie non hanno in lui una ripercussione adeguata, e il libro riesce monotono".
Chissà che ne avrebbe pensato il buon Chesterton di "Belle anime porche", il romanzo di tale Francesca Ferrando. Stando alle esaltate dichiarazioni dell'autrice, la protagonista della vicenda è un personaggio "del tutto nuovo" nella storia della letteratura italiana. Una ragazza che è stata violentata dal padre e che, solo più tardi, evadendo dalla realtà familiare ed entrando nel giro di un gruppo di amici, riesce a godersi il fiore della vita, in un'esperienza di sesso felice, liberante, e violento. "Il sesso deve essere gioia - dice la Ferrando - e anche l'orgia, se uno la fa consenziente, da adulto, va bene".
Le novelle della fate - diceva ancora Chesterton - hanno per oggetto un uomo normale in un mondo anormale. Il solito romanzo realistico di oggigiorno ci presenta le gesta di un lunatico essenziale in un mondo idiota". Ma il romanzo della Ferrando, in effetti, sembra nuovo: parla di una ragazza anormale, in un mondo anormale e idiota, che però l'autrice dimostra di apprezzare. La novità è tutta qui.
Questa esaltazione dell'orgia tra consenzienti mi lascia un tantino inquieto. E' evidente che per certa gente il limite tra ciò che è buono e ciò che è cattivo, tra il bene e il male, si è da tempo volatilizzato.
Vuoi farlo? Just do it! Tranquillo: è una filosofia "liberante", che ti porta alla felicità.
Le cronache degli ultimi giorni parlano di una realtà ben diversa, che con la felicità e la realizzazione di sé ha molto poco a che vedere. Il mondo delle "belle anime porche", dell'inebriante libertà sessuale respirata lontano dalla famiglia, durante uno stage Erasmus, più che attraente e felice ci appare mostruoso. L'omicidio di Meredith, ragazza americana in vacanza Erasmus a Perugia, impressiona per la sua violenza, causata proprio da quell'istinto di godimento sessuale che invece dovrebbe essere l'origine di ogni bene. La realtà è molto più complessa di quella che si descrive su certi libri.
Leggevo l'altro giorno una pagina di un grande. Antoine di Saint Exupéry scrive "Il piccolo principe" non per degli adulti maturi, che non capiscono niente, ma per dei bambini, che capiscono tutto, anche la complicata profondità delle novelle delle fate. E, parlando dei baobab, dice che bisogna estirparli quando sono ancora piccoli, perché poi, se diventano grandi, si trasformano in tremendi giganti che soffocano un piccolo pianeta e lo trapassano da parte a parte. Certo, bisogna saper distinguere i semi buoni da quelli cattivi, che apparentemente si assomigliano molto. Poi, quando uno ha imparato a distinguere, deve costringersi ad un lavoro di disciplina, facendo con cura la pulizia del proprio pianeta, ogni giorno.
Meredith questa pulizia non l'ha saputa fare. E neppure Amanda. Forse avevano la testa troppo imbottita di false promesse. Nessuno gli aveva forse spiegato che esiste il concreto pericolo di perdersi, di diventare schiavi. Forse nessuno le aveva spinte a riflettere su uno dei miti fondanti dell'Occidente, quello di Ulisse, nell'episodio di Circe e dei porci. Il loro sogno di un'esperienza universitaria felice e divertente, ricca di esperienze e di sapori piccanti, si è trasformato in un incubo. E il baobab è cresciuto, ed ha trapassato il pianeta da parte a parte.
Nelle antiche novelle delle fate, l'eroe doveva stare attento a distinguere il male dal bene, e doveva guardarsi dal male, e imparare a scegliere il bene. Nei moderni romanzi alla Durando, non si capisce più che cosa sia oggettivamente il bene e cosa sia il male. Nelle antiche novelle della fate si insegna ad affrontare la fatica, a maturare, a diventare grandi. Nei romanzi alla Durando, a ricercare il piacere nell'orgia. Là "scoprire la vita" significava scoprire le insidie e i valori. Qui, invece, semplicemente abbandonarsi ai piaceri della vita, succhiare il nettare.
Fa specie sentirsi dire queste cose mentre per terra, in un appartamento, fuma ancora il sangue caldo di una giovane vittima sacrificale.
Quello che Chesterton, ai primi del Novecento, non poteva prevedere era che la letteratura sarebbe diventata una felice, esaltata, giocosa e irresponsabile istigazione al vizio. (Gianluca Zappa, La Cittadella)

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