“Un infaticabile apostolo della carità”. Così l’ha definito papa Benedetto XVI nel messaggio di cordoglio inviato per la morte di Don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Giovanni XXIII.
Nato il 7 settembre 1925 a San Clemente in provincia di Forlì, don Benzi è entrato in seminario nel 1937 ed è stato ordinato sacerdote nel 1949. A lungo impegnato con i giovani, cui propone "un incontro simpatico con Cristo", nel 1972 ha guidato l'apertura della prima Casa Famiglia dell'Associazione Papa Giovanni XXIII a Coriano (Forlì).Nell'ottobre 1950, come spiega il sito della sua Comunità, don Benzi viene chiamato in seminario a Rimini quale insegnante e quindi è nominato vice assistente della Gioventù Cattolica di Rimini (ne sarà poi Assistente nel 1952). E' in questo periodo che matura in lui la convinzione dell'importanza di essere presenti ai giovani adolescenti nei quali si formano i metri di misura definitivi dei valori di vita.Riteneva fondamentale, infatti, realizzare una serie di attività che favorissero un "incontro simpatico con Cristo" per coinvolgere la maggior parte di teenager che venivano ad avere incontri decisivi per la loro formazione con tutti ad eccezione di Cristo. In questo progetto rientra anche la costruzione di una casa alpina ad Alba di Canazei (TN) per soggiorni di adolescenti, realizzata dal 1958 al 1961.Mantenendo l'impegno fra gli adolescenti, nel 1953 don Benzi è nominato direttore spirituale nel seminario di Rimini per i giovani tra i 12 e i 17 anni. Attraverso tale compito (protrattosi fino al 1969) ha potuto approfondire più intensamente la conoscenza dell'animo giovanile. Nel frattempo, dal 1953, oltre al seminario, insegnava religione alla scuola Agraria "S. Giovanni Bosco" di Rimini, frequentata dagli adolescenti nei primi tre anni dopo le elementari. Nel 1959, continuando l'ufficio di padre spirituale in seminario e la presenza fra gli adolescenti in Diocesi, viene trasferito al Liceo Classico "Giulio Cesare" di Rimini, poi nel 1963 al Liceo Scientifico "Serpieri" di Rimini, ed infine nel 1969 al Liceo Scientifico "Volta" di Riccione. Tale esperienza, spiegano dalla Comunità, gli ha permesso di portare numerose attuazioni sul piano educativo tendenti a migliorare l'insegnamento di religione nella scuola, con il coinvolgimento dei giovani nella propria vita e nella presenza ai più poveri.Nel 1968, con questo gruppetto di giovani e con alcuni altri sacerdoti dà vita all'Associazione Papa Giovanni XXIII. Dall'incontro con persone che nella vita non riuscirebbero a cavarsela da sole e grazie alla disponibilità a tempo pieno di alcuni giovani, Don Oreste Benzi guida l'apertura della prima Casa Famiglia dell'Associazione Papa Giovanni XXIII a Coriano (FO) il 3 luglio 1972. Nel 1983 l'associazione di don Benzi ottiene il riconoscimento di "aggregazione ecclesiale" da parte del vescovo della Diocesi di Rimini Mons. Giovanni Locatelli. Il 7 ottobre 1998 l'Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII è riconosciuta come "Associazione Internazionale Privata di Fedeli di Diritto Pontificio" riconosciuta dal Pontificio Dicastero dei Laici.Da oltre trent'anni la Comunità Papa Giovanni XXIII opera nel mondo dell'emarginazione in Italia e all'estero . E' presente in: Albania, Australia, Bangladesh, Bolivia, Brasile, Cile, Cina, Croazia, India, Italia, Kenya, Romania, Russia, Tanzania, Venezuela e Zambia. La vocazione specifica della Comunità è riassunta così: "Mossi dallo Spirito a seguire Gesù povero e servo, i membri della Comunità Papa Giovanni XXIII, per vocazione specifica, si impegnano a condividere direttamente la vita degli ultimi mettendo la propria vita con la loro vita, facendosi carico della loro situazione, mettendo la propria spalla sotto la loro croce, accettando di farsi liberare dal signore attraverso loro. L'amore ai fratelli poveri di cui si condivide la vita deve spingersi fino a cercare di togliere le cause che provocano il bisogno e quindi porta la Comunità ad impegnarsi seriamente nel sociale, con un'azione non violenta, per un mondo più giusto ed essere voce di chi non ha voce".
Don Benzi lo abbiamo più volte visto in tv nei suoi interventi per liberare le prostitute – soprattutto africane ed est europee – dalla schiavitù. Ma è stato molto di più. Proprio la sera del 31 ottobre aveva organizzato in una discoteca di Rimini una contro-festa di Halloween insieme al vescovo di San Marino, monsignor Luigi Negri, per incontrare i giovani e sfidarli sul senso della loro esistenza.Molte sono state le testimonianze sincere e commoventi, ma un pensiero vorremmo rivolgere a tutti quei politici – di destra e di sinistra – che fin dalle prime ore dopo la morte hanno fatto a gara per esprimere il loro cordoglio. Giusto, doveroso e degno di rispetto l’omaggio a quest’uomo da qualunque parte esso provenga, ma perché parlare a sproposito e coprire con parole piene di miele la propria ostilità a ciò che don Benzi era e rappresentava? Abbiamo letto di “una lezione alla politica”, “testimonianza su cui riflettere”, “un insegnamento da non dimenticare”. E allora forse è il caso di ricordare quell’insegnamento citando alcuni pensieri espressi da don Benzi:
- Sul caso Welby e l'eutanasia: "Interessava troppo ai politici. Avrei voluto dire alla moglie che non era troncando la vita, ma dando spazio alla vita che si poteva superare la sofferenza. Questo sarebbe stato il bello e una svolta nella storia. Ma non è potuto accadere, interessava troppo ai politici". "Ho mandato un messaggio a Piergiorgio in cui gli ho detto : 'vedrai quanto è bella la vita. Chiunque soffre dà la possibilità all'uomo di ritrovare se stesso, di non ignorare l'altro, di ricomporre un'unità profonda. Non è la malattia che fa star male ma è l'abbandono che vien fatto della persona malata che lo fa soffrire".
- La nostra società e la vita: "E’ una società vecchia, cioè una società di vecchi capaci solo di spegnere le realtà più belle create da Dio: il matrimonio, la famiglia, la dignità della donna, la libertà dello spirito, l'amore di Dio e del prossimo". La difesa della vita dal concepimento alla morte naturale era per don Benzi "il primo dei grandi appuntamenti che Cristo sta dando a tutti i cristiani e soprattutto alle comunità e movimenti riconosciuti dalla Chiesa: la lotta per difendere la donna a non abortire, la lotta per garantire un'assistenza dignitosa ai malati terminali, la lotta per il riconoscimento della vera famiglia, la lotta per vincere la droga, l'impegno per accogliere veramente gli immigrati a partire dai fratelli nella fede, l'impegno per accogliere gli zingari a partire dai fratelli nella fede, l'impegno per accogliere i carcerati e per superare le carceri, l'impegno per non essere impiegati della carità ma innamorati di Cristo, l'impegno per essere popolo, la lotta per la liberazione dalla schiavitù della prostituzione".
- Al Family Day: “Non esiste scientificamente l’omosessualità, è una devianza”.
- Sulla prostituzione: “Se non ci fosse la domanda, non ci sarebbe l’offerta. Se gli italiani non chiedessero prestazioni sessuali a pagamento, non ci sarebbe la tratta delle donne che vengono schiavizzate e forzate, da criminali singoli o associati, a dare le prestazioni sessuali richieste. Questa ingente quantità di persone colpite dalla schiavitù, dalla disoccupazione, dalla fame, dalla guerra, sono le vittime di una società disumana, di una società in cui l'uomo è una "cosa" accanto alle altre”. (Liberamente tratto da Il Timone).
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