giovedì 6 marzo 2008

Caro Meluzzi, la santità è una cosa seria

Un vecchio e saggio adagio ci invita a scherzare con i fanti e non con i Santi. Mai proverbio è stato tanto veritiero come quando qualcuno si è messo a scimmiottare o a discettare sulla santità, prestando la propria intelligenza, il proprio acume, il proprio ingegno a sperticati paragoni. La santità è legittima, perché è una vocazione a cui i credenti cattolici e cristiani sono chiamati. E’ legittima nel momento in cui deriva e discende naturalmente dalla vita intemerata dell’individuo. Non può essere azzardata e avanzata canzonettisticamente solo perché ognuno può credere alla santità altrui. Eppure, assistiamo a fenomeni paranormali in cui qualcuno, alzandosi dal pulpito accademico della propria convinta sensibilità, si erge a saccente ed invoca santità per tutti, quasi fosse un dispensatore cadenzato, misurato, millimetrato di ciò che è solo un dono, una grazia, una virtù che richiede eroismo, obbedienza, silenzio, sofferenza, preghiera. Elementi che non sono mai uguali per ogni individuo. E anche le sofferenze per le calunnie, per le incomprensioni, per le maldicenze, per le vessazioni, per i processi sommari, così come le gioie, non sono mai uguali per tutti. I Santi non si fabbricano in copia. I Santi non si possono clonare. Ogni Santo ha una specificità, una caratteristica raccolta e coltivata non nell’alone di un tempo, ma nello spazio di una vita in cui si è offerto come ostia, in una logica di mistero, all’ombra di un ministero di servizio ed oblazione continua, totale e costante. Sicchè, oggi, in questi particolari giorni in cui, dopo quarant’anni, è stata aperta la bara del Santo che riposa nel santuario di San Giovanni Rotondo, ci ha fatto senso, ci ha procurato disturbo interiore, leggere di una certa comparazione tra Padre Pio da Pietrelcina e Don Piero Gelmini. Il paragone avanzato dallo psichiatra Alessandro Meluzzi (del quale in altri contesti bisogna peraltro dire un gran bene) si regge sulla tesi che sia Padre Pio sia Don Gelmini sarebbero stati perseguitati dalle gerarchie ecclesiastiche. Ma veramente le cose stanno come qualcuno lusinga alle soglie delle proprie facoltà mentali? Padre Pio, in vita, è stato fatto oggetto di scherni e di dileggi, e su questo basta leggere l’ultimo libro scritto dai giornalisti Andrea Tornielli e Saverio Gaeta per rendersene conto, ma non ha mai disobbedito alla sua Santa Madre Chiesa, perché l’obbedienza, prima di essere un voto e una promessa, è una convinzione personale, religiosa, che conduce inevitabilmente alla santità. Padre Pio non ha solo portato sulle spalle e sopportato le maldicenze umane. Ha recitato, giornalmente, come Maria, il suo Fiat. Ha condiviso nelle sofferenze del corpo ciò che è stata la Passione di Cristo. Ha obbedito a Santa Romana Chiesa. Di altri contemporanei, come Don Gelmini, non ancora passati al giudizio severo, paterno e misericordioso di Dio, di sicuro non può dirsi la stessa cosa. (Giuseppe Massari, Petrus, 6 marzo 2008)

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