Una lettera molto significativa ed ottima come spunto di riflessione. Vale la pena di chiosarla.
Innanzi tutto si tratta di un riconoscimento onesto di quanto la Chiesa ha fatto in questi giorni per i terremotati dell’Abruzzo. Sono stati mandati milioni di euro (non so quantificarli, perché a quelli inviati direttamente dalla CEI si aggiungono i proventi delle collette spontanee messe in piedi in tutte le parrocchie italiane e di quelle organizzate ufficialmente). E’ immediatamente scattata la rete di solidarietà tipica della Chiesa italiana, presente sul territorio e vicina ai bisogni della gente.
A questa catena di carità fraterna, si è aggiunta l’opera eroica dei preti abruzzesi, che l’estensore della lettera (evidentemente coinvolto direttamente nella sciagura) sente il bisogno di ringraziare. Si potrebbe aggiungere l’opera delle organizzazioni cattoliche, come gli scout o le Misericordie, per citarne un paio, da sempre mobilitate nelle situazioni di emergenza ad integrare gli interventi statali.
Questo è il volto della Chiesa che piace, quello che tutti capiscono, quello per cui tutti sono disponibili a spendere delle buone parole. Qualche giorno dopo, sempre sul Corriere, è intervenuto con un suo fondo, dal titolo “La missione di carità”, Michele Salvati, il quale si è lanciato in lodi sperticate alla Chiesa e al presidente della CEI cardinal Bagnasco per le iniziative messe in atto a favore dei terremotati.
Ma ecco che, insieme alle lodi, arrivano subito le critiche e i distinguo, come nella lettera in questione. E un’artificiale contrapposizione pretichefannoinsilenzioilpropriodovere - Vaticano. I primi sono, naturalmente, il volto buono della Chiesa; il secondo è la Chiesa-istituzione, la Chiesa-stato, la Chiesa-soggetto politico, che sta proprio sulle scatole. E’ la solita storiella, contrabbandata con molta abilità e risonanza anche da quell’imbecille di Giovanotti.
Quello che non si vuole accettare, quello che non si vuole ammettere, quello che si cerca affannosamente di esorcizzare è un fatto semplice semplice: e cioè che la Chiesa o la prendi in blocco così com’è, oppure stai parlando di qualcosa che non esiste realmente, che è solo nella tua zucca. Non si può distinguere tra il Vaticano, la CEI e l’opera di un prete abruzzese che si dà da fare tra le macerie delle case distrutte. E’ comodo farlo, certo, ma è una menzogna.
La Chiesa che manda milioni di euro in Abruzzo (a proposito, non sarà anche questa una inammissibile interferenza nella vita di un altro Stato?) è la stessa, esattamente la stessa che tuona contro la manipolazione dell’embrione, contro l’equiparazione della convivenza tra gay al matrimonio, contro l’aborto, contro il divorzio facile, contro l’assoggettamento del Terzo Mondo alla lobby capitalistica della pianificazione delle nascite.
Prendere o lasciare, baby. In blocco, non solo quello che piace o fa comodo.
Si è vista all’opera la carità ecclesiale? Si è vista all’opera la solidarietà viva e spontanea degli uomini di Chiesa? Si vede all’opera tutti i giorni, nelle mense della Caritas, nelle parrocchie, nelle comunità terapeutiche, nelle case famiglia, nelle associazioni laicali che sono presenti in tutti i campi? Certo che tutto questo lo si vede! E lo si apprezza anche! Ma perché poi non si fa il passo successivo? Perché non ci si chiede: ma se questa gente è così pronta, dedita ed efficace nell’aiutare gli altri, non sarà che sta aiutando l’umanità anche quando la critica, quando porta avanti le sue dure battaglie? Non sarà che lo stesso amore per i poveri spinge la Chiesa a mettere in piedi una mensa per i barboni e, contemporaneamente, a pronunciarsi contro l’aborto?
Questo passaggio onesto non lo si fa. Non si ha il coraggio di mettersi in discussione, di approfondire onestamente il ragionamento. Tant’è che il citato Michele Salvati, nel citato articolo, ha avanzato una “modesta proposta”, direttamente alla Chiesa: “perché non accentua questa sua missione di carità più di quanto, o almeno quanto, essa sottolinea la sua intransigenza in materie di procreazione assistita o di testamento biologico?”.
Come si vede, è una proposta veramente modesta. La proposta di uno che non riesce a mettere insieme le cose (perché è lui che non ci arriva) e vorrebbe che gli altri si regolassero sulla base della propria mediocrità.
La Chiesa ha fatto molto e continuerà a fare molto per l’Abruzzo. La visita di Papa Benedetto XVI è stata un grandissimo momento di solidarietà e di vicinanza all’uomo sofferente. La Chiesa “ufficiale” (quella che sta a Roma) si è mossa. Chissà se l’estensore della lettera si è commosso nel vedere il “Capo del Vaticano” dalle sue parti.
Oggi la Chiesa guadagna posizioni nei sondaggi d’opinione. Domani, quando griderà nuovamente sulla sacralità della vita umana, contro ogni manipolazione e violenza dell’uomo sull’uomo, magari scenderà di nuovo nella classifica.
La Chiesa è così. Prendere o lasciare. O, magari, sforzarsi di cominciare a comprendere.
(Fonte: La Cittadella, 29 aprile 2009)
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