giovedì 10 giugno 2010

Non convincono i baci gay in formato gigante

Baci gay a colori da un metro per settanta centimetri ciascuno, una lei che bacia sulla bocca lei, e un lui che bacia sulla bocca un lui: dopo quindici giorni di pioggia (molta) e di sole (poco), restano ancora in bella mostra le centinaia di grandi manifesti affissi nelle città di Udine e Pordenone per celebrare la Giornata mondiale contro l`omofobia. Iniziativa che ha ottenuto il patrocinio delle amministrazioni comunali delle due città. Due città piuttosto piccole: meno di centomila abitanti Udine, il resto a Pordenone.
Centocinquantamila persone in tutto: magari tutte d`accordo nella giusta lotta contro l`omofobia (e non c`è pubblica scuola che non abbia ospitato, in orario scolastico, le associazioni di “categoria” impegnate in un giro di “informazione”). Ma non tutte d`accordo sul fatto che il modo scelto per condurre tale battaglia sia stato il migliore. A Pordenone, il vescovo Ovidio Poletto ha detto di “non poter tacere” la propria contrarietà, se non altro nel nome dei diritti dei minori; se non altro in nome dei rapporti, fin qui sempre ottimi, con l`amministrazione comunale (che,a sua volta, non ha mai lesinato lodi e ringraziamenti per l`apporto di insostituibile quantità e qualità di soluzioni fornito dalle organizzazioni diocesane, Caritas in primis, sul fronte sociale dell`integrazione degli immigrati e altri emarginati di ogni tipo e genere).
Il presidente di Confcommercio, poi, si è lamentato del fatto che le foto di baci gay siano state riprese ai bordi di tavolate imbandite con tipici prodotti locali (vini e prosciutti). A Udine, dalla curia arcivescovile, hanno fatto sapere di essere disponibilissimi a un confronto con le associazioni organizzatrici, Argigay e Arcilesbica: confronto, sì, ma senza che questo elimini un disaccordo di fondo sull`iniziativa, per i ragionati motivi sopraesposti e altri ancora.
Pur restando aperti a un sereno confronto sul tema con chi la pensa diversamente,siamo su questa linea. C`è da chiedersi se, anche a bambini e giovani, sia proprio indispensabile imporre, in formato gigante, il modello della “coppia” gay che, di per sé, è una coppia sterile. Cosa che non è certamente una colpa, ma che non si vede come possa diventare in qualche modo un merito.
In una regione come il Friuli Venezia Giulia, afflitta da uno dei più pesanti cali demografici d`Italia e d`Europa, avremmo preferito che le amministrazioni comunali di Pordenone e Udine avessero individuato altre campagne prioritarie da patrocinare, altre politiche da preferire. Prendendo esempio, magari, dalle “Città per la famiglia” che, con Parma in testa, già da quattro anni organizzano tutta la politica amministrativa intorno alla famiglia aperta alla generazione, a sostegno di chi ha figli. Sappiamo bene che la comunità gay ha una capacità di spesa dieci volte superiore a quella eterosessuale; e tuttavia , come la gravissima crisi economica dimostra ogni giorno, i paesi giovani (Cina, India etc.) riescono a farvi fronte molto meglio di quelli vecchi. Nell`Italia più giovane del 1975, la pressione fiscale era al 25%; nell`Italia rapidissimamente invecchiata di oggi è al 45%. La vecchia Europa, su cinquecento milioni di abitanti, ne ha ottanta di giovani. In Turchia, su ottanta milioni di abitanti, quaranta milioni, la metà, hanno meno di trent`anni . Quando essa
entrerà a far parte dell` Europa, forse anche nel vecchio continente , che più vecchio non si può, si comincerà a capire e a toccare con mano che, pur nel rispetto dei diritti di tutti, omosessuali compresi, forse ci sono altre priorità da promuovere. E altre nobili cause cui concedere il pubblico patrocinio.

(Fonte: Gabriella Sartori, Piùvoce.net, 7 giugno 2010)

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