martedì 22 giugno 2010

Propaganda Fide: il Papa vuole vederci chiaro

«Chi cerca il sacerdozio per un accrescimento del proprio prestigio personale e del proprio potere ha frainteso alla radice il senso di questo ministero». Benedetto XVI pronuncia queste parole nell’omelia della Messa di ieri, durante la quale ha ordinato 14 nuovi sacerdoti. E sono parole che risuonano ancora più forti, il giorno dopo la notizia dell’avviso di garanzia al cardinale di Napoli Crescenzio Sepe. Sono momenti difficili all’interno di Propaganda Fide: raccontano che le riunioni si sono susseguite, e che si sono anche intensificate dopo l’incontro del Papa con il Prefetto della Congregazione Ivan Dìas, lo scorso venerdì. Sarebbe stata presa in considerazione anche l’apertura di un’inchiesta interna.
Sulla vicenda, e - sempre stando ai rumors - un cardinale starebbe facendo pressione perché si dia un riscontro positivo alla rogatoria internazionale sul conto Ior di Balducci. Se questo dovesse accadere, si tratterebbe di un evento senza precedenti.
La situazione, in realtà, è monitorata da tempo: Dìas fu chiamato alla Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli per avviare l'operazione trasparenza, e la Segreteria di Stato è sempre stata informata sia della situazione della Congregazione, sia - quando questo si è aperto - dell'andamento del processo di Perugia. L'avviso di garanzia a Sepe era, a detta di alcuni, addirittura atteso. D'altronde, il nome del cardinale, e del suo consultore Francesco Silvano, era stato messo in ballo da Bertolaso. Sepe, da parte sua, si dice tranquillo: d'altronde, è nelle prerogative del Prefetto di Propaganda Fide (incarico che ha ricoperto fino al 2006) di assegnare le case della Congregazione a chi vuole e al prezzo che vuole.
Anche la Santa Sede è collaborativa: padre Lombardi, direttore della Sala Stampa Vaticana, auspica che «la situazione venga chiarita pienamente e rapidamente», tenendo conto «degli aspetti procedurali e dei profili giurisdizionali impliciti nei corretti rapporti fra Santa Sede e Italia, che siano eventualmente connessi a questa vicenda». Ci sarà da aspettare un mese, un mese e mezzo per fare chiarezza. In questo periodo, Sepe lavorerà in contatto strettissimo con la Segreteria di Stato: non solo per definire la posizione e la linea da seguire, ma anche per coordinare la comunicazione della vicenda.
Se dovesse risultare estraneo ad ogni addebito, Sepe conseguirebbe una importante vittoria anche sul piano personale. Una vittoria che potrebbe essere spesa per dare nuovo lustro ad una carriera che appariva in irresistibile ascesa fino a quando Benedetto XVI lo ha designato arcivescovo di Napoli. Certo è che il Papa vuole vederci chiaro sugli affari della cricca: in poco tempo, ha già incontrato due volte Dìas, il dossier è sul suo tavolo, e soprattutto sono in analisi le connessioni d'affari «pericolose».
È forse anche in questa ottica che si può leggere il richiamo del Papa ai sacerdoti ieri.
No al carrierismo, perché «un sacerdote - dice - che veda in questi termini il proprio ministero, non ama veramente Dio e gli altri, ma solo se stesso e, paradossalmente, finisce per perdere se stesso, perché per essere considerato, dovrà adulare; dovrà dire quello che piace alla gente; dovrà adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni e, così, si priverà del rapporto vitale con la verità, riducendosi a condannare domani quel che avrà lodato oggi». «Prendere la Croce - aggiunge Ratzinger - significa impegnarsi per sconfiggere il peccato che intralcia il cammino verso Dio». Parole che confermano la volontà del Papa di fare davvero pulizia nella Chiesa Cattolica.

(Fonte: Andrea Gagliarducci, © Copyright Il Tempo, 21 giugno 2010)

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