giovedì 29 settembre 2011

Il catechismo positivista e la parabola della pozzanghera

Entro in una libreria. Settore ragazzi. Cerco un libro da regalare. Lo sguardo mi cade su un volume dal titolo accattivante: “Le 50 domande più toste e strambe sulla vita, sull’universo e sul mondo intero”. Promette bene. Autore, Stephen Law. Casa editrice, Vallardi.
Apro a caso e cado a pag. 14. Altro titolo accattivante: “L’universo è stato progettato da qualcuno?”. Chissà se questa, nell’idea dell’autore, è una domanda “tosta” o “stramba”. A me sembra importante, e vado a leggere, incuriosito. Il paragrafo si apre con la constatazione che in natura e nell’universo intero regna un ordine. Si cita, ad esempio, la perfezione dell’occhio umano (mi piace: è un esempio che anch’io faccio spesso). Poi si passa a dire che qualcuno, sulla base di tanto ordine, presuppone l’esistenza di un essere intelligente, di una mente misteriosa che ha progettato il tutto (“qui si vola”, penso, sperando di trovarmi di fronte ad un testo per ragazzi che apre prospettive nuove). Ma la chiusura è sconfortante.
Si cita la storiella inventata dallo scrittore Douglas Adams: una pozzanghera, vedendosi ricolma d’acqua e soddisfatta di questo, deduce che qualcuno ha progettato questo per lei. Si deride la pretesa della pozzanghera e quella di chi crede che il nostro universo così ordinato sia frutto di un intelligent design.
La storiella di Adams viene giudicata “divertente”. Invece è solo di un’infinita tristezza e di un angusto quanto la circonferenza di una pozzanghera. Il libro, in effetti, è una sorta di catechismo positivista che chiude ogni possibile apertura sull’affascinante mistero della natura e dell’universo e quindi, in fondo, deprime anche la ricerca. Ma è chiaro che nella testa di un Douglas, di un positivista, di un ateo radicale, l’uomo non è altro che una pozzanghera.
Peccato, però, che l’esperienza stessa degli scienziati contraddica proprio questa angusta visione. L’autentico uomo di scienza prova proprio uno stupore immenso nel constatare due cose: che c’è un ordine nella realtà e che questa realtà ordinata si fa conoscere da noi. Lo sfortunato bimbo che viene educato sul catechismo positivista non saprà mai niente della straordinaria esperienza che sta dietro questa frase del grande Einstein: “Si può affermare che l’eterno mistero del mondo è la sua comprensibilità”. Il teorico della relatività ci dice che c’è un mistero inspiegabile (e non da prendere alla leggera con la storiella divertente di uno scrittore): il mondo è comprensibile dalla nostra ragione, quindi è proprio fatto per noi. Poteva non esserlo, sottintende Einstein, e la sua non è la pretesa di una stupida pozzanghera, ma l’ammirata meraviglia di uno scienziato di fronte ad un fatto evidente. Quindi non dovrebbe essere presa alla leggera, come una cretineria, nemmeno la domanda su chi avrà mai fatto una cosa così. E’ una domanda seria, legittima, che merita di essere posta, senza vergognarsi.
Scrive l’astrofisico Marco Bersanelli: “E’ un fatto assolutamente sorprendente che la realtà si lasci conoscere, cioè che l’impresa scientifica nel suo complesso sia possibile. Ciò infatti richiede che non solo vi sia un ordine nella realtà, ma anche che con tale ordine l’uomo (la ragione umana) sia in grado di stabilire un rapporto. La fiducia in un tale ordine accessibile è essenziale per iniziare l’avventura della conoscenza”.
Werner Heisenberg, stupito di fronte ai rapporti interni nella teoria atomica, rifletteva così: “Che questi rapporti interni mostrino, in tutta la loro astrazione matematica, un grado incredibile di semplicità, è un dono che noi possiamo solo accettare con umiltà”.
Ce n’è abbastanza? Possiamo anche citare il fisico teorico Freeman Dyson, che a proposito dei comportamenti dell’elettrone, che danno retta ai calcoli matematici umani, conclude: “Sappiamo che le cose stanno così. Perché poi stiano così, perché l’elettrone dia retta alla nostra matematica, è un mistero che neppure Einstein riuscì a penetrare”.
Ma lo sfortunato figlio del positivismo non dovrà provare alcun sacro stupore di fronte a tutto questo. Dovrà rassegnarsi ad essere una pozzanghera, appagata di quel poco che gli hanno messo in capo. Una pozzanghera e nemmeno pensante. Volete un consiglio? Più che delle parabole di Douglas Adams, nutritevi dei versi di Dante: nel primo canto del Paradiso già ci ha detto quello che la fisica contemporanea (quella seria) ci testimonia.

(Fonte: Gianluca Zappa, La Cittadella, 28 settembre 2011)


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