venerdì 18 ottobre 2013

No al proselitismo. Sì alla missione

Nell'udienza generale di mercoledì scorso, in una piazza San Pietro come sempre stracolma, papa Francesco ha insistito ancora una volta su un punto cardine del suo pontificato: il dovere della Chiesa di farsi "missionaria", ossia di "continuare nel cammino della storia la missione stessa che Gesù ha affidato agli apostoli: Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato".
Domenica 20 ottobre sarà la giornata missionaria mondiale, con il relativo messaggio pontificio, nel quale si legge tra l'altro: "La missionarietà della Chiesa non è proselitismo, bensì testimonianza di vita che illumina il cammino, che porta speranza e amore. La Chiesa non è un’organizzazione assistenziale, un’impresa, una ONG, ma è una comunità di persone, animate dall'azione dello Spirito Santo, che hanno vissuto e vivono lo stupore dell’incontro con Gesù Cristo e desiderano condividere questa esperienza di profonda gioia, condividere il messaggio di salvezza che il Signore ci ha portato".
Già numerose volte papa Jorge Mario Bergoglio ha insistito sul fatto che la Chiesa "non è una ONG assistenziale". Nè che fa "proselitismo": pratica da lui bollata nel celebre colloquio con Eugenio Scalfari come "una solenne sciocchezza", che "non ha senso".
Ma ciò non significa per Francesco che la Chiesa debba chiudersi in se stessa e rinunciare a convertire. Tutt'altro. Fin da quando è stato eletto alla sede di Pietro, papa Bergoglio non ha fatto che incitare la Chiesa ad "aprirsi", a raggiungere gli uomini fin nelle loro più remote "periferie esistenziali".
In effetti, l'inaridimento della spinta missionaria è uno dei punti di maggior criticità della Chiesa cattolica degli ultimi decenni.
È una crisi iniziata negli anni del Concilio Vaticano II e aggravatasi negli anni successivi, contro la quale Giovanni Paolo II e poi Benedetto XVI hanno cercato di invertire la rotta. Con scarsi risultati.
Ora ci prova Francesco. Ma prima di vedere quali effetti produrrà il nuovo papa, è utile ripercorrere la genesi della crisi e i suoi sviluppi, dal Concilio a oggi.
È quanto fa in un libro stampato dall'EMI un missionario molto speciale, padre Piero Gheddo (nella foto), 84 anni, del Pontificio Istituto Missioni Estere, che ha compiuto innumerevoli viaggi in tutti i continenti, ha scritto oltre ottanta libri tradotti in varie lingue e in più fu chiamato da Giovanni Paolo II a scrivergli l'enciclica dedicata alle missioni: la "Redemptoris missio" del 1990.
Ma in precedenza padre Gheddo era stato anche uno degli estensori del decreto conciliare "Ad gentes".
Ha registrato nei suoi diari tutte le difficoltà che sia quel decreto, sia la successiva enciclica dovettero fronteggiare, sia in fase di stesura sia nella loro applicazione.
E nel libro egli porta per la prima volta alla luce i retroscena di quella sua doppia avventura.

 
(Fonte: Sandro Magister, www.chiesa, 18 ottobre 2013)

 

Nessun commento: