Per
l'ennesima volta Checco Zalone (Luca Medici) ha fatto centro. Il suo ultimo
film, Quo vado, è un successo strepitoso al botteghino e i critici
imbarazzati: nessuno potrebbe chiedere di più. Tutti si chiedono: qual è il
segreto del successo del comico pugliese? Ognuno dice la sua, e nessuno sembra
cogliere il segno. Quindi ci provo anche io, danni non posso fare. Quella di
Checco Zalone è un'operazione nostalgia. Non nel tempo, ovviamente: i suoi film
sono incastonati nell'attualità. Un'operazione nostalgia che riguarda un modo
di vivere, tipicamente italiano, che non esiste più; ma che tutti
(ammettiamolo) ricordiamo con struggimento.
Checco vive in un mondo tutto suo, fatto di famiglia
(la mamma che
cucina, la vecchia zia alla quale si può chiedere di tutto...), di lavoro (ma
non troppo), di relazioni, di amicizie. Il suo è un mondo senza norme Ue, senza
cibo “bio”, senza allarmi sanitari, senza politicamente corretto. Un “mondo
piccolo”, direbbe Guareschi; un'italietta alla buona, che si commuove per il
ritorno di Al Bano e Romina a Sanremo, dove i “buoni sentimenti” non fanno
alzare il sopracciglio, dove ognuno è come è, e va bene lo stesso.
Un mondo nel quale gli africani hanno l'anello al
naso e la sveglia al collo, dove si ride di animalisti, vegani, guru, omosessualisti, manager, terzomondisti... Un mondo nel
quale il politico intrallazzone ma di buon cuore è il buono; e la donna
laureata, sexy e in carriera è la cattiva (ma niente paura: alla fine si
converte, manda a quel paese i regolamenti, le leggi, la carriera e si salva).
Un mondo dove il massimo della vita è un'impepata di cozze tra amici (e non
importa se sono musulmani), le orecchiette fatte a mano dalla mamma. Un mondo
dove la perfezione, le norme, il rigore, “la civiltà” sono disumani, falsi,
tolgono la gioia di vivere (che bella una macchina in seconda fila in
Norvegia...).
Un mondo dove al primo posto c'è la persona, poi
vengono le ideologie, i regolamenti. Un mondo senza l'ideologia di genere («No, il paradosso
no!»), nel quale gli uomini incarnano gli stereotipi maschili e le donne quelli
femminili. Un mondo nel quale vengono infrante tante regole, per prime le
regole del perbenismo contemporaneo. Sarà un mondo scandaloso ma, e resti tra
noi: non è un bel mondo? Diciamolo: il mondo di Checco non è l'Italia
“nazional-popolare” degli anni Settanta, non è la Prima Repubblica (che «non si
scorda mai»), quando eravamo più umani, più sereni, più sinceri, più liberi?
Non è forse vero che si stava meglio quando si stava peggio? Quando ci si
svegliava con il Gazzettino padano, le vacanze estive (rigorosamente in
Italia) erano chiamate “l'esodo di ferragosto”, quando il Masterchef era la
nonna Tina, quando le automobili erano senza centralina elettronica e ognuno
poteva metterci le mani senza essere un meccanico autorizzato? Avete presente L'italiano
di Toto Cotugno? Beh, chi non ha nostalgia di quell'Italia?
Avete presente la favola I vestiti nuovi
dell'imperatore? Nella quale l'imperatore se ne va in giro nudo e nessuno ha il coraggio di
dirlo, per conformismo, per viltà, perché «Non sta bene»? Un bambino grida «Il
re è nudo», e tutti scoppiano a ridere. Ecco: Checco Zalone è il bambino che
dice: «Il re è nudo!». Il terzomondismo, il politicamente corretto, l'ideologia
di genere, l'omosessualismo, l'animalismo, l'europeismo, il rigorismo, il
salutismo, ecologismo, pacifismo e tutto quello che ci hanno propinato da
trent'anni a questa parte... è nudo! E noi, finalmente - nudi anche noi - troviamo
il coraggio di riderne a crepapelle. Almeno finché non usciamo dal cinema.
(Fonte:
Roberto Marchesini, La nuova bussola quotidiana, 7 gennaio 2016)
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