Non mi
suscitano particolare rabbia i terroristi islamici: fanno il loro sporco
mestiere, che è precisamente quello di realizzare il Corano e in particolare la
Sùra del Bottino e la Sùra della Conversione, i capitoli in cui si esortano i
maomettani devoti a uccidere gli infedeli «dovunque li troviate» (non si parla
di camion solo perché nel settimo secolo i camion non erano ancora stati
inventati e bisognava accontentarsi della tradizionale spada dei predoni
arabi).
Costoro
sono il nemico e contro il nemico la rabbia non serve: servono freddezza e
determinazione.
Mi suscitano particolare rabbia i giustificazionisti cattolici,
quelli che i terroristi sono colpevoli ma non del tutto perché in fondo li
abbiamo provocati noi. Penso a Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, ossia
del giornale dei vescovi, non del bollettino dell'ultima parrocchia, che trova
un cervellotico nesso tra strage di Berlino e strage di Aleppo e dà la colpa
del sangue versato a «cinici giochi di potere»: dunque agli Usa? Alla Nato?
All'Unione Europea? All'Occidente tutto? Pur di non dire che la colpa è dell'islam,
il quotidiano clericale si esercita nell'arrampicata sugli specchi. Il campione
della redazione è l'inviato Giorgio Ferrari che, molto retoricamente, si
domanda se i morti del mercato di Natale non siano dovuti alla «stretta
impressa sull'immigrazione, giro di vite ad uso dell'elettorato».
Insomma, la
colpa è dei populisti, forse di Salvini. Avvenire è edito dalla Cei, la
Conferenza episcopale italiana, e segretario generale della Cei è monsignor
Galantino che però per la sua arrampicata giustificazionista sceglie le pagine
del Corriere: «La volgarità e l'aggressività del linguaggio alimentano un clima
che incattivisce le persone». Chi ha orecchie per intendere intenda: il
musulmano killer ha lanciato il camion contro le bancarelle dopo aver letto un tweet
di Marine Le Pen o di Magdi Allam. Ma il vescovo continua, chi lo ferma più:
oltre che con i maledetti populisti ce l'ha con gli sporchi capitalisti che si
arricchiscono grazie alle guerre, con gli speculatori, con i mercanti d'armi.
Perfetta illustrazione dell'intervista sarebbe stata una di quelle opere
espressioniste tedesche, tipo George Grosz oppure Otto Dix, in cui si vedono
ricchi borghesi mandare al fronte poveri soldati per continuare a bere
champagne in mezzo a donnine discinte.
Non c'è niente da fare, l'immaginario
del clero pauperista è fermo al primo Novecento. Difficile ragionare con chi
incolpa i produttori di armi quando la strage è stata compiuta per mezzo di un
camion, dettaglio che ricordo a bassa voce altrimenti Galantino comincia a
prendersela coi produttori di veicoli industriali.
Ancora non risultano
dichiarazioni di don Sante Braggiè, il cappellano del cimitero di Cremona che
nelle settimane scorse si era rifiutato di allestire il presepe perché
irrispettoso verso i non cristiani, ma la sua logica parla per lui: nei mercati
natalizi berlinesi di presepi ce ne sono diversi e allora lo stragista va
capito, si è sentito sfidato, anzi bisogna ringraziarlo per non aver lanciato
il suo tir in San Gregorio Armeno, la via del presepe napoletano, pullulante di
botteghe offensive. In un tempo ormai remoto i giudici concedevano attenuanti
agli stupratori: la ragazza civettava, passeggiava in minigonna... Adesso gli
uomini di Chiesa concedono attenuanti agli stupratori del Natale: gli europei provocano...
(Fonte:
Camillo Langone, Il Giornale, 21 dicembre 2016)
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