In
altre circostanze e magari con altri protagonisti si direbbe subito «E' nato un
amore». Certo è che il cinguettio, ieri 20 dicembre, sulle colonne di Avvenire tra
il ministro della (d)Istruzione Valeria Fedeli e il direttore del quotidiano
della CEI, Marco Tarquinio, ha toccato livelli imbarazzanti.
Come sapete la nomina della Fedeli all'Istruzione, mentre ha provocato molte
proteste da parte delle associazioni che hanno partecipato ai Family Day, ha
trovato benevolenza da Avvenire e dal Forum delle Famiglie, due entità la cui
linea è decisa direttamente dal segretario della CEI monsignor Nunzio
Galantino. E alle lettere di protesta dei lettori di Avvenire, il
direttore ha risposto invitando a non avere pregiudizi - mica come quei
cattolici che costruiscono muri - e a giudicare per le cose che farà.
A tanta grazia non si può restare indifferenti, soprattutto quando da tutte
le altre postazioni ti sparano addosso senza pietà (soprattutto per le bugie
sui titoli di studio) e anzi c'è chi sta raccogliendo centomila firme per
indurti ad andartene dal governo.
Ecco allora che la Fedeli manda una lettera a
Tarquinio ringraziandolo
anzitutto per l'apertura di credito nei suoi confronti (non ci crede ancora
tanto è assurdo) e poi ecco che spiega il suo pensiero e il suo programma da
ministro: lei con presunte teorie del gender non c'entra nulla, figurarsi; non
è neanche sicura che esista una teoria gender e se anche esistesse a lei non
interessa - così come a tutto il governo -, lei vuole solo realizzare la parità
tra uomini e donne. E poi basta parlare di gender «in questa accezione
minacciosa», parliamo piuttosto di «ugualianza tra uomini e donne», superiamo
quegli stereotipi sui ruoli di genere che non hanno nulla di naturale. Pare che
il vero problema sia che a causa di tali stereotipi alle ragazze che vogliono
andare all'università siano precluse le facoltà scientifiche.
Un qualsiasi giornalista, mediamente informato sul
curriculum parlamentare della Fedeli, le
avrebbe detto che va bene il rispetto e l'apertura di credito, ma cerchi almeno
di non esagerare con le balle. Che lei sia una oltranzista del gender è
evidente nella sua attività e che l'uguaglianza tra uomini e donne sia una
bella copertura per far passare l'abolizione delle differenze fra sessi e la
valorizzazione dell'omosessualità è tutto facilmente rintracciabile nel disegno
di legge che porta il suo nome e sui cui contenuti ci siamo soffermati anche al
momento della sua nomina.
Invece che fa il buon Tarquinio? Ringrazia e si stende a
tappetino davanti al ministro: bacchetta addirittura i suoi lettori che avevano
osato porsi interrogativi sulla nomina della Fedeli, a cui certe posizioni sul
gender «sono state attribuite» (sic); anche Tarquinio sostiene però che gli
stereotipi di genere vanno superati, anche se cerca di dargli un significato
diverso. Poi parte il pistolotto sull'importanza di costruire insieme la
società pur nella differenza tra culture e religioni; poi l'immancabile
richiamo alla Costituzione che, peraltro, ambedue avrebbero volentieri
cambiato. E qui Tarquinio osa addirittura ricordare al ministro che l'aveva
dimenticato, l'articolo 30 della Costituzione, sul diritto-dovere educativo dei
genitori». Ma quasi si vergogna del tanto osare e rientra subito in modalità
tappetino assicurando massima attenzione al lavoro del ministro, sulle cui
buone intenzioni non dubita assolutamente.
Non basta l'ostilità di monsignor Galantino - e
quindi di Avvenire - ai
Family Day, per spiegare questo atteggiamento che fa a pugni con la realtà e il
buon senso. Nei confronti della Fedeli noi non abbiamo pregiudizi né ci teniamo
particolarmente allo scontro frontale, prendiamo semplicemente atto di cosa ha
fatto finora in Parlamento e di quanto lei stessa ha più volte dichiarato; e
quindi dobbiamo rilevare il significato politico di questa nomina e lanciare un
allarme per le conseguenze che avrà, anche sulle scuole paritarie.
Come ho messo in evidenza nel primo video realizzato
(BQNews) per
commentare il principale fatto della settimana, questo atteggiamento di
Avvenire è però perfettamente coerente con tanti piccoli e grandi passi
compiuti in questi anni che vanno tutti nella medesima direzione. La triste
verità è che chi sta guidando di fatto la CEI ha già sostanzialmente accolto la
teoria gender: certamente in modo soft, dividendo il gender buono dal gender
cattivo (come fosse il colesterolo), con tanti distinguo, arricchendolo di
buoni sentimenti; tutto quel che si vuole, ma pur sempre a favore del gender.
Così come monsignor Galantino e Tarquinio si sono più volte espressi a favore
del riconoscimento delle unioni omosessuali: certo, non trattate come famiglia,
e con dei limiti all'adozione, ma pur sempre a favore delle unioni civili che
lo stesso Tarquinio vede - lo ha scritto lui - come un incremento di
solidarietà nella società.
Piaccia o non piaccia questa è la realtà della
Chiesa italiana con cui fare i conti oggi.
(Fonte:
Riccardo
Cascioli, La Nuova Bussola quotidiana, 21 dicembre 2016)
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