sabato 9 giugno 2012

Unità e divisioni nella chiesa

Il “Giornale” del 4 giugno scorso riporta una piccola intervista fatta da Stefano Zurlo al Card. Bagnasco per chiedergli un commento del grande raduno verificatosi a Milano in occasione del Convegno per la Famiglia e della visita del Papa.
Il giornalista chiede al Cardinale: “continua la guerra dentro la Chiesa?”. E il Cardinale: - riferisco le parole dell’articolo - “‘Ma vi pare che esistano davvero queste divisioni fra noi? Ma ci avete osservato?’, e nel dirlo muove in modo eloquente le mani quasi a voler sottolineare che certi temi nella sua scala gerarchica non vengono certo ai primi posti”.
Come spesso accade, i giornalisti fanno delle domande con poca discrezione o forse con poca serietà e in circostanze non adatte, benché possano toccare temi o problemi reali e di grande importanza. Questo è stato il caso nell’evento surriferito. E’ evidente a cosa si riferiva il giornalista e forse anche a fatti più gravi oggi esistenti nella Chiesa, almeno italiana: il recente scandalosissimo furto al Papa di suoi documenti segreti nella sua stessa abitazione in Vaticano.
Era forse quello il momento per toccare un tema così delicato e conturbante? No certamente. Si può capire dunque la risposta evasiva del Cardinale, un non rispondere a tono, spostando l’attenzione sull’immensa folla presente a Milano. Non c’è dubbio che la presenza di tante persone è stata consolante per gli organizzatori dell’evento e per tutta la Chiesa italiana.
Un fatto grandioso del genere mostra effettivamente, come ha notato lo stesso Cardinale, la bontà della Chiesa italiana a livello di popolo sia per quanto riguarda l’amore al Papa che l’attaccamento al valore della famiglia cristiana, un gesto di affetto nei confronti del Vicario di Cristo quasi a volerlo consolare dell’amarezza per l’infame tradimento subìto da parte dei suoi stessi intimi collaboratori, per ora rimasti nell’ombra.
Tuttavia una manifestazione così entusiasmante e commovente non basta certamente a mettere in ombra o a cancellare il suddetto tristissimo episodio che è la punta dell’iceberg di una situazione di gravissima crisi della Chiesa italiana e non solo italiana, una crisi che si configura, come notano i Papi del postconcilio e in particolare questo Papa, come crisi di fede a livello di guide come a livello di popolo: scristianizzazione, falsificazione della fede, influenze anticattoliche all’interno del cattolicesimo, forme sincretistiche, secolaristiche, religione-fai-da-te, rilassatezza, soggettivismo, relativismo e ben altre cose, tanto lungo sarebbe l’elenco.
Certamente le grandi giornate milanesi non cancellano tutto questo e in particolare non lo cancellano in una diocesi così importante come quella di Milano, a proposito della quale è nota la lettera di Don Carron la quale, seppure con carità ma anche con lucidità ed evangelica franchezza, mette in luce in modo speciale i mali della Chiesa milanese, mali da troppo tempo coperti e misconosciuti, ma che è meglio che siano venuti alla luce, poiché nella visione cristiana non esistono mali che non siano curabili, se non è lo stesso malato a non voler farsi curare.
Una Chiesa nella quale scorrazza liberamente una gran quantità di idee contrarie al cattolicesimo restando sotto l’etichetta di “cattoliche”, senza apprezzabili interventi dei Pastori, tra i quali stessi non sempre riscontriamo una piena ortodossia ed obbedienza al Papa, si dà lo scontro di partiti avversi come per esempio quello fra modernisti e lefevriani, una diffusa condotta morale di cattolici non coerente con i princìpi della morale cattolica continuamente ricordati dal Magistero, tutto questo è forse il segno di una Chiesa unita come vorrebbe farci credere il Cardinale col semplice gesto di indicare la folla del raduno milanese?
Risolve i nostri dubbi? Placa le nostre angosce? Toglie le nostre amarezze, le nostre delusioni, calma il nostro sconcerto? Se siamo veramente consapevoli di cosa sta accadendo nella Chiesa e lo giudichiamo con quei criteri che il Magistero della Chiesa ci fornisce, ebbene dobbiamo dire seppure con dolore ma con realismo che la Chiesa, almeno quella italiana, non è per nulla unita, ma traversata da forti movimenti centrifughi, in preda ad un’enorme confusione dottrinale, lacerata da fazioni ostinatamente irreconciliabili perché convinte di possedere la pienezza della verità contro gli avversari pressoché demonizzati.
E’ chiaro per il cattolico che la vera Chiesa, la Chiesa cattolica, come Sposa e Corpo Mistico di Cristo, è una ed unita, grazie alla presenza nei cuori dello Spirito Santo che li illumina e li unisce, creando concordia e sano pluralismo, nell’unica verità del Vangelo sotto l’unica guida dei Pastori uniti al Papa.
Ma la domanda del giornalista evidentemente non si riferiva a questa unità spirituale e mistica della Chiesa, unità evidente per ogni credente e di per sé indistruttibile, ma che non tocca le singole e concrete formazioni di cattolici all’interno della Chiesa, cattolici i quali, come è noto, anche se viventi in grazia di Dio, restano sempre peccatori e quindi soggetti a mancare contro la verità e contro la carità.
Se non c’è unità di fede non esiste unità ecclesiale. Questo è il gravissimo problema della Chiesa di oggi. E’ chiaro che i veri cattolici sono uniti tra di loro e col Papa, e in questo senso costituiscono una Chiesa unita. Ma quanti che si dicono cattolici lo sono veramente o lo sono solo di nome, dato che di fatto assumono nel loro pensiero e nella loro condotta idee che in realtà sono erronee, scandalose, empie, blasfeme, assurde o ereticali?
Certo nella vita presente sono pochi o pochissimi, sono solo i grandi santi, quelli che possono vantare una perfetta purezza dottrinale ed una piena comunione ecclesiale, anche se qualche piccola macchia ce l’hanno anche loro. E’ chiaro che oggi la Chiesa è più accogliente, tollerante e misericordiosa che mai nell’avvicinare, accogliere e contattare persone anche lontanissime dal cattolicesimo.
Grazie alla pratica dell’ecumenismo e del dialogo la Chiesa è oggi più larga di un tempo nell’accogliere anche coloro che non accettano in pienezza la dottrina e la morale del cattolicesimo. Ma esiste e deve pur sempre esistere un limite, oltre il quale una persona non può dirsi affatto appartenente alla Chiesa o al cattolicesimo, ed è su questo punto che spesso non c’è chiarezza, per cui, come ho rilevato in un articolo apparso tempo fa su questo sito, molti non sanno più che cosa significa la qualifica di “cattolico” e questo è molto grave, come quando per esempio, conservate le proporzioni, un cibo rinomato conserva il proprio nome ma a causa di truffe o sofisticazioni viene ad essere una qualcosa di lontano o di contrario a ciò che il nome stesso significa.
In conclusione, certo non in sede di un’intervista giornalistica, ma in appropriata sede, è ora di riconoscere francamente le gravi divisioni delle quali stiamo soffrendo. Non si deve aver paura di fare un’analisi realistica, tanto esiste poi la cura che ci è data da una rinnovata volontà di conversione e soprattutto dalla grazia del nostro Salvatore.
Ma coprire e far finta di nulla non serve a niente. Speriamo che il prossimo Anno della Fede possa essere una buona occasione per correggere gli errori nella fede e nei costumi affinché si possa dire che, sia pur sempre nelle misere condizioni di quaggiù, esiste una Chiesa unita a somiglianza della santa unità della Chiesa del cielo.

(Fonte: P. Giovanni Cavalcoli, Riscossa Cristiana, 5 giugno 2012)
 

Nessun commento: