Ma da cosa è attaccata la famiglia? Innanzitutto, si è diffusa nel mondo, in questi ultimi decenni, una concezione relativistica, gnostica, soggettivistica ed edonistica dell’esistenza di chiaro stampo massonico, nella quale si è posto l’uomo al primo posto, togliendo questo ruolo preminente di guida a Dio. Tutto ciò ha prodotto la cosiddetta rivoluzione sessuale, sin dagli anni ’60, i cui effetti si possono riscontrare tristemente ancora oggi, soprattutto nelle mode e nei costumi.
In questi ultimi decenni,è mutato molto anche il ruolo della donna nella famiglia, a causa del cosiddetto movimento femminista di chiara matrice massonica che, propugnando una falsa idea di libertà, ha invece favorito la ribellione della donna al progetto di salvezza di Dio.
Nel capitolo quinto della lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini, l’Apostolo afferma risolutamente.
«Fratelli, camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi.
Siate sottomessi gli uni agli altri nel timore di Cristo. Le mogli siano sottomesse ai mariti come al Signore; il marito infatti è capo della moglie, come anche Cristo è capo della Chiesa, lui che è il salvatore del suo corpo. E come la Chiesa sta sottomessa a Cristo, così anche le mogli siano soggette ai loro mariti in tutto.
E voi, mariti, amate le vostre mogli, come Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata. Così anche i mariti hanno il dovere di amare le mogli come il proprio corpo, perché chi ama la propria moglie ama se stesso. Nessuno mai infatti ha preso in odio la propria carne; al contrario la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna e i due formeranno una carne sola. Questo mistero è grande; lo dico in riferimento a Cristo e alla Chiesa! Quindi anche voi, ciascuno da parte sua, ami la propria moglie come se stesso, e la donna sia rispettosa verso il marito».
Queste splendide parole sono state quindi sovvertite da una falsa concezione di libertà, intesa come libertinaggio ed esasperato individualismo, che invece mira a rendere la donna libera in modo indecoroso per la sua dignità, libera di abortire, di non aver figli o di non averne molti, libera di fare la propria carriera, trascurando inevitabilmente il proprio marito e la propria famiglia. Insomma libera di fare ciò che vuole. Questi profondi cambiamenti hanno indebolito notevolmente il consorzio familiare, esponendolo a questi forti attacchi ai quali stiamo assistendo, con l’aumento dei divorzi, degli aborti, dei metodi contraccettivi, dell’eutanasia e delle unioni di fatto, anche omosessuali.
Nel 1968, la rivista massonica L’Humanisme pubblicò il famoso piano per distruggere la Chiesa Cattolica. In un paragrafo, si citava espressamente questa eloquente affermazione.
«La prima conquista da fare è la conquista della donna, che deve essere liberata dalle catene della Chiesa e della legge. Per abbattere il Cattolicesimo, bisogna cominciare col sopprimere la dignità della donna; la dobbiamo corrompere assieme alla Chiesa. Diffondiamo la pratica del nudo: prima le braccia, poi le gambe, poi tutto il resto. Alla fine la gente andrà in giro nuda o quasi, senza più battere ciglio. E, tolto il pudore, si spegnerà il senso del sacro, s’indebolirà la morale e morirà per asfissia la fede».
Questo diabolico piano, che si sta purtroppo realizzando nella nostra società, trova una significativa conferma in un’importante intervista rilasciata alcuni anni fa dal produttore cinematografico Aaaron Russo, amico stretto di Nicholas Rockefeller, membro della potentissima dinastia bancaria e finanziaria dei Rockeffeler che fanno parte degli Illuminati, al giornalista Alex Jones.
Russo rispose che erano stati i Rockfeller, con il fattivo contributo di altre logge massoniche, a finanziare e promuovere il movimento femminista per una serie di motivi. Per prima cosa, se la donna lavorava fuori, si poteva tassare anche il suo lavoro, cosa che non si poteva fare se continuava a lavorare in casa; inoltre, in questo modo si potevano togliere i bambini fin dall’infanzia dal controllo della famiglia e metterli sotto il controllo dello Stato, come si può riscontrare in alcune scandalose iniziative assunte in alcuni Paesi europei, come la Francia, in materia di educazione sessuale, con l’allestimento di vere e proprie mostre pornografiche aperte ai bambini di età compresa tra i 9 e i 12 anni.
Inoltre,la diffusione dell’aborto sistematico, collegato all’uso della contraccezione, alla sterilizzazione di massa e ad una capillare cultura della morte, hanno determinato un crollo spaventoso delle nascite in tutti i Paesi, compresa naturalmente l’Italia.
Proprio in questi ultimi giorni, in Kenya è stata evitata la sterilizzazione di due milioni di donne, attraverso un vaccino antitetano, imposto dall’Oms e dall’Unicef che, alla quinta dose, avrebbe invece provocato questo drammatico effetto. Tutto ciò è stato impedito dai coraggiosi medici cattolici del Kenya, il cui presidente Stephen Karanja, ha cosi analizzato questa terribile vicenda:
«Il governo keniota è stato costretto a sospendere il programma di vaccinazione anti tetano dell’Oms e dell’Unicef, scoprendo che, in realtà, alla quinta dose avrebbe provocato la sterilizzazione di 2 milioni e trecentomila donne dai 14 ai 49 anni d’età. Il beta Hcg è un ormone necessario alla gravidanza, che si sviluppa quando la donna rimane incinta. Iniettato nelle donne che non sono gravide, combinato al tossoide tetanico, produce anticorpi sia contro il tetano sia contro l’ormone Hcg rendendole per sempre sterili. Per rendere le donne sterili, sarebbero state necessarie tutte e cinque le dosi. Fortunatamente sono tutte salve. Non oso pensare cosa sarebbe accaduto altrimenti».
Dopo il recente Sinodo sulla famiglia, tra i tanti pareri illustri che si sono succeduti sulle varie testate nazionali, occorre menzionare quello di mons. Guido Genero, Vicario Generale dell’Arcidiocesi di Udine, la quale ha assunto una posizione forte e coraggiosa sull’accesso alla comunione da parte dei divorziati risposati.
«Ogni sacramento presuppone la freschezza del battesimo e della cresima che si acquista con la santa confessione. Anche quello dell’eucarestia. Ciò che troppo spesso si dimentica. E non soltanto da parte di chi compie adulterio, ma anche di chi bestemmia. Il sabato sera, in bar, si oltraggia Dio, la domenica, alla Messa, ci si accosta all’altare. Si compie un doppio peccato. Quindi un separato o un divorziato per comunicarsi ha bisogno, come qualsiasi altro peccatore, di confessarsi e se lo fa vuol dire che è disposto a cambiare vita. Questo che cosa significa? Che deve rinunciare alla convivenza che, molto probabilmente, ha in atto. Lo fa? Bene. Ritorna, da pentito, al primo vincolo, il matrimonio sacramentale (se lo ha celebrato). O ad una situazione di non vincolo. Si pretende invece la comunione, e magari l’eventuale assoluzione nell’eventuale confessione, continuando nella situazione di peccato. Nel corso del Sinodo, si è fatto anche riferimento alla creatività. Sinceramente non capisco che cosa si intenda affermare nello specifico. Nella testimonianza del Vangelo non è possibile essere molto creativi. Gesù, ad esempio, condanna per ben cinque volte l’adulterio. Quindi da un punto di vista sacramentale non sono possibili le mediazioni. Sul piano pastorale, invece, è doverosa la vicinanza con le donne e gli uomini che si trovano in condizioni di sofferenza».
Cosa fare quindi concretamente per combattere queste eresie dilaganti e questa mentalità mondana assai diffusa, ripetutamente condannata dallo stesso Papa Francesco?
Innanzitutto, occorre riaffermare con risolutezza e coraggio la bellezza del matrimonio secondo il Santo Vangelo e il Catechismo della Chiesa Cattolica, che recita testualmente negli articoli 2363, 2364 e 2365.
«Mediante l’unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita. Non si possono disgiungere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l’avvenire della famiglia. L’amore coniugale dell’uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e della fecondità. La coppia coniugale forma una intima comunità di vita e di amore [che], fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie, è stabilita dal patto coniugale, vale a dire dall’irrevocabile consenso personale».
Gli sposi si donano definitivamente e totalmente l’uno all’altro. Non sono più due, ma ormai formano una carne sola. L’alleanza stipulata liberamente dai coniugi impone loro l’obbligo di conservarne l’unità e l’indissolubilità. «L’uomo [...] non separi ciò che Dio ha congiunto» (Mc 10,9). La fedeltà esprime la costanza nel mantenere la parola data. Dio è fedele. Il sacramento del Matrimonio fa entrare l’uomo e la donna nella fedeltà di Cristo alla sua Chiesa. Mediante la castità coniugale, essi rendono testimonianza a questo mistero di fronte al mondo.
San Giovanni Crisostomo suggerisce ai giovani sposi di fare questo discorso alla loro sposa: «Ti ho presa tra le mie braccia, ti amo, ti preferisco alla mia stessa vita. Infatti l’esistenza presente è un soffio, e il mio desiderio più vivo è di trascorrerla con te in modo tale da avere la certezza che non saremo separati in quella futura. [...] Metto l’amore per te al di sopra di tutto e nulla sarebbe per me più penoso che il non essere sempre in sintonia con te».
Inoltre,è necessario anche lavorare, attraverso un’attenta iniziativa pastorale, sui fidanzati, facendo riscoprire nei loro cuori la bellezza della virtù della castità e favorendo una maggiore assunzione di responsabilità in vista del matrimonio. Solo così si eviteranno divorzi e separazioni, che costituiscono una piaga sociale di notevole portata, favorita anche da discutibili e opinabili normative statuali, asservite al volere di potenti lobby di stampo massonico.
Desidero concludere questa mia dissertazione con questa splendida preghiera pronunciata da San Giovanni Paolo II, il Santo Padre della Divina Misericordia e difensore strenuo ed eroico della famiglia,
«Dio, dal quale proviene ogni paternità in cielo e in terra, Padre, che sei amore e vita,fa che ogni famiglia umana sulla terra diventi, mediante il tuo Figlio, Gesù Cristo, “nato da donna”,e mediante lo Spirito Santo, sorgente di divina carità,un vero santuario della vita e dell’amore per le generazioni che sempre si rinnovano. Fa che la tua grazia guidi i pensieri e le pene dei coniugi verso il bene delle loro famiglie e di tutte le famiglie del mondo. Fa che le giovani generazioni trovino nella famiglia un forte sostegno per la loro umanità e la loro crescita nella verità e nell’amore. Fa che l’amore, rafforzato dalla grazia del sacramento del matrimonio, si dimostri più forte di ogni debolezza e di ogni crisi, attraverso le quali, a volte, passano le nostre famiglie. Fa infine, te lo chiediamo per intercessione della Sacra Famiglia di Nazareth, che la Chiesa in mezzo a tutte le nazioni della terra possa compiere fruttuosamente la sua missione nella famiglia e mediante la famiglia. Tu che sei la Vita, la Verità e l’Amore, nell’unità del Figlio e dello Spirito Santo. Amen».
(Fonte: Gianluca Martone, Il giudizio cattolico, 15 novembre 2014
http://www.ilgiudiziocattolico.com/1/308/la-massoneria-all’attacco-della-famiglia.html
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