Tra
tanti primati papali il record, non solo editoriale, lo vincerà lui. Per
la prima volta nella storia, non solo della Chiesa cattolica, ma del mondo,
Benedetto XVI uscirà in libreria con un inedito assoluto che non
ha neppure un minimo lontano precedente: il primo libro intervista di un
Papa emerito. A scriverlo insieme con Ratzinger anche questa volta è stato il
suo biografo, il giornalista tedesco Peter Seewald. Quello che uscirà in
contemporanea mondiale l’8 settembre prossimo sarà il quarto della serie: due
scritti con l’allora cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina
della fede (Il sale della terra, e Dio e il mondo), uno con
il Papa felicemente regnante nel quale si parlava anche della possibilità delle
dimissioni dalla cattedra di Pietro (Luce del mondo) e, infine, uno con
il Pontefice emerito che nella versione italiana si intitola Ultime
conversazioni ed è edito da Garzanti, mentre in quella inglese è certo
che avrà un titolo molto più accattivante: L’ultimo testamento.
Un
volume con il quale Benedetto XVI metterà la parola fine alla sua vita e
soprattutto al suo controverso pontificato, oggetto di attacchi spregiudicati
dentro e fuori la Curia romana che ricordano quelli di cui erano vittime i
Pontefici medioevali. Un testo tutt’altro che edulcorato o spirituale come
qualcuno potrebbe immaginare e men che mai revisionista che, da una prospettiva
unica nel suo genere, quella del Papa emerito, ovvero di chi può guardare e
commentare la successione al proprio pontificato, ripercorre gli otto anni che
lo hanno visto guidare la barca di Pietro in un mare a dir poco in tempesta. Si
spazia a partire dalla presenza di una “lobby gay” in Vaticano, composta da
quattro o cinque persone che Ratzinger afferma di essere riuscito a sciogliere.
Benedetto
XVI si spinge ancora più avanti ripercorrendo i suoi tentativi di
riformare lo Ior e la sua politica della tolleranza zero per debellare
definitivamente la piaga della pedofilia, sottolineando le difficoltà che
un Papa incontra quando cerca di intervenire sulla “sporcizia nella Chiesa” che
lui stesso aveva denunciato con forza pubblicamente da cardinale. A
Seewald che lo incalza con le domande, Ratzinger racconta anche di come ha
preparato in gran segreto la rinuncia e ammette di aver appreso “con sorpresa”
il nome del suo successore: aveva pensato a dei nomi, “ma non a lui”, Jorge
Mario Bergoglio. Così come confessa la sua “gioia” nel vedere in
televisione come il Papa appena eletto pregava e comunicava con la folla nella
sua prima apparizione pubblica subito dopo la fumata bianca e descrive la
figura di Francesco evidenziando sia ciò che lo accomuna a lui, sia ciò
che lo differenzia.
“Non ho mai percepito il potere
– afferma Ratzinger in Ultime conversazioni – come
una posizione di forza, ma sempre come responsabilità, come un compito pesante
e gravoso. Un compito che costringe ogni giorno a chiedersi: ne sono stato
all’altezza?”. Il volume, spiega l’editore italiano Garzanti, rappresenta “il
testamento spirituale, il lascito intimo e personale del Papa che più di ogni
altro è riuscito ad attirare l’attenzione sia dei fedeli sia dei non credenti
sul ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo. Indimenticabile resta la scelta
di abbandonare il pontificato e di rinunciare al potere: un gesto senza
precedenti e destinato a cambiare per sempre il corso della storia. In questa
lunga intervista con Seewald il Papa affronta per la prima volta i tormenti, la
commozione e i duri momenti che hanno preceduto le sue dimissioni; ma risponde
anche, con sorprendente sincerità, alle tante domande sulla sua vita pubblica e
privata: la carriera di teologo di successo e l’amicizia con san Giovanni Paolo
II, i giorni del Concilio Vaticano II e l’elezione al papato, gli scandali degli
abusi sessuali del clero e i complotti di Vatileaks. Benedetto XVI si racconta
con estremo coraggio e candore, alternando ricordi personali a parole profonde
e cariche di speranza sul futuro della fede e della cristianità. Leggere oggi
le sue ultime riflessioni è un’occasione privilegiata per rivivere e
riascoltare i pensieri e gli insegnamenti di un uomo straordinario capace di
amare e di stupire il mondo”.
Congedandosi
per sempre dal mondo il 28 febbraio 2013 sul balcone del Palazzo Apostolico di
Castel Gandolfo, Ratzinger aveva detto: “Sono semplicemente un pellegrino che
inizia l’ultima tappa del suo pellegrinaggio in questa terra. Ma vorrei ancora,
con il mio cuore, con il mio amore, con la mia preghiera, con la mia
riflessione, con tutte le mie forze interiori, lavorare per il bene comune e il
bene della Chiesa e dell’umanità. E mi sento molto appoggiato dalla vostra
simpatia. Andiamo avanti insieme con il Signore per il bene della Chiesa e del
mondo”.
Un
pellegrino che, trasferitosi stabilmente all’interno del “recinto di Pietro”,
nel Monastero Mater Ecclesiae nei giardini vaticani, ha rotto
poche volte il suo silenzio. Lo ha fatto ultimamente il 28 giugno scorso
ritornando per la prima volta dopo le dimissioni nel Palazzo Apostolico che
negli anni del pontificato era stato la sua casa. Francesco ha voluto
festeggiare con lui nella sala Clementina il suo 65esimo anniversario di
sacerdozio in una cerimonia semplice e commovente nella quale è emersa in modo
trasparente l’amicizia autentica che lega Ratzinger al suo successore: “Grazie
soprattutto a lei, Santo Padre: la sua bontà, dal primo momento dell’elezione,
in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente,
interiormente più che nei giardini vaticani, con la bellezza, la Sua bontà è il
luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di
ringraziamento, per tutto. E speriamo che lei potrà andare avanti con noi tutti
con questa via della misericordia divina, mostrando la strada di Gesù, a Gesù,
a Dio”.
Parole
che saranno riprese e sviluppate nel libro intervista destinato a diventare un
bestseller mondiale. Un ulteriore segno di ciò che Benedetto XVI aveva spiegato
ai fedeli nella sua ultima udienza generale, il 27 febbraio 2013: “Chi
assume il ministero petrino non ha più alcuna privacy. Appartiene sempre e
e totalmente a tutti, a tutta la Chiesa. Alla sua vita viene, per cosi’ dire,totalmente
tolta la dimensione privata. Ho potuto sperimentare e lo sperimento
precisamente ora, che uno riceve la vita proprio quando la dona”. In questi tre
anni e mezzo di pontificato alla Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger-Benedetto
XVI, sapientemente guidata dal presidente monsignor Giuseppe Antonio Scotti che
ha recentemente passato il testimone a padre Federico Lombardi, è toccato il ruolo
di tenere vivo il magistero del Papa tedesco. Tantissime sono state le
iniziative con un successo a dir poco sorprendente che ne hanno favorito la
conoscenza e lo studio su scala mondiale: dai numerosi convegni internazionali,
al prestigioso Premio Ratzinger, alla biblioteca intitolata al successore
di Francesco all’interno del complesso del Campo Santo Teutonico in Vaticano,
alla pagina Facebook della Fondazione che ha letteralmente sbancato sul social
network. Una testimonianza preziosa alla quale oggi si associa lo stesso Papa
emerito con il suo ultimo testamento.
(Fonte:
Francesco Antonio Grana, Faro di Roma, 18 agosto 2016)
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