Che
nella chiesa dove è
stato sgozzato padre Jacques siano
andati dei musulmani in
segno di solidarietà, è sicuramente apprezzabile. Che l’iniziativa sia
stata estesa a tutta la Francia, dove gli attacchi del terrorismo islamico
si sono moltiplicati, ci sta. Ma vedere che in Italia, a Bari, nella
cattedrale di San Sabino è stato letto il Corano (in arabo) in cattedrale; vedere in un video che a
Santa Maria in Trastevere addirittura un Imam canta un versetto del
Corano; vedere la distribuzione di pane ai musulmani durante la messa, a
Ventimiglia (perché? Se non era una "simil-comunione", cos’era:
la merenda di metà mattina?) mi lascia, a dir poco, profondamente
a disagio, a prescindere dalle intenzioni di chi l’ha fatto.
Sono
gesti di grande ambiguità, perché se è vero che nelle nostre chiese può
entrare chiunque, e chiunque, singolarmente e personalmente, può mettersi
a pregare, è lapalissiano che moschee, sinagoghe e chiese servono fedi
differenti, perché è diverso il Dio che vi si prega. Non è vero che
abbiamo lo stesso Dio. La chiesa
cattolica in particolare non è semplicemente uno spazio
dedicato alla preghiera, dove leggere antichi testi sacri, come per altre
religioni, ma è il luogo dove viene custodito il corpo di Gesù (e la Messa
è la celebrazione dell'Eucarestia, Mistero della Fede), il luogo dei
sacramenti; non puoi farci qualunque cosa.
Gli
incontri interreligiosi non si possono improvvisare ma vanno preparati
con cura: per difendere la nostra identità, dobbiamo innanzitutto
riconoscerla ed affermarla piuttosto che annegarla in un mare
di indifferenziata spiritualità. Le intenzioni di chi vuole
manifestare la propria abissale distanza dai terroristi sono lodevoli,
persino commoventi, e manifestamente sincere, ma che un imam
reciti versetti del Corano durante
la messa dà l’idea che
alla fin fine quel testo non sia poi così diverso dall’Antico e Nuovo
Testamento. E allo
stesso tempo, un conto può essere il gesto simbolico di un imam, in una
chiesa specifica e significativa – come ad esempio quella francese dove è
stato ucciso il sacerdote – un altro è una partecipazione corale di
musulmani alla messa. Che poi quanto corale sia stata, non è dato sapere,
visto che le cifre vengono solo da una organizzazione (la Comai, le
Comunità del Mondo arabo in Italia). Insomma, io resto perplessa, e almeno
aspetterei prima di parlare di "evento epocale", come hanno
fatto in tanti, probabilmente per il sollievo di assistere a un primo gesto
significativo della comunità islamica.
Per esempio aspetterei di vedere se questa, pur con le sue ombre, è
la prima di una serie di iniziative a favore della libertà religiosa, sempre da parte dei musulmani.
Aspetterei
di vedere se ne seguiranno altre per dire pubblicamente che anche i cristiani (come tutti i credenti
diversi dai musulmani) hanno diritto di costruire chiese nei paesi
islamici, hanno diritto di pregare in pubblico e di educare nella propria
fede i propri figli, in terra islamica. Aspetterei, insomma, perché a mio
personalissimo avviso “la domenica andando alla messa” è solo il titolo di
una vecchia canzone, e ho molti dubbi possa essere, di per sé e da solo,
la bandiera dell’Islam moderato.
(Fonte:
Assuntina Morresi, L’Occidentale, 1
agosto 2016)
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