Riporto testualmente la notizia battuta dall'ANSA solo due ore fa:
Il Papa alla Sapienza, "evento incongruo"
Un evento ''incongruo'' e non in linea con la laicita' della scienza, l'intervento del Papa previsto giovedi' 17 al termine della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'universita' di Roma La Sapienza. Lo giudicano cosi' gli oltre 60 firmatari della lettera presentata nei giorni scorsi al rettore Renato Guarini, un'iniziativa che negli ultimi giorni sta raccogliendo centinaia di consensi nel mondo scientifico, anche da tanti scienziati italiani all'estero. Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Carlo Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. Ecco il testo della lettera: ''Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: ''All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto piu' fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto''. Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicita' della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato''.
Caldarola, il no è immensa sciocchezza
''Non so se vi siete accorti che una parte della sinistra sta facendo una cazzata immensa che sara' addebitata negli anni a venire all'intera sinistra. Mi riferisco alle proteste per l'invito al Papa a recarsi nell'Universita' di Roma''. Lo scrive Peppino Caldarola, deputato del PD, sul suo blog www.vaicolmambo.ilcannocchiale.it. ''Asor Rosa e' arrivato addirittura a sostenere che il Papa dovrebbe rinunciare - aggiunge - Ma che cosa avra' fatto mai Ratzinger per meritarsi questo ostracismo? E' il nemico della scienza e della laicita', sentenziano questi ayatollah all'amatriciana che non spendono una parola, una, una sola, contro l'Iran negatrice della Shoah o contro il terrorismo assassino. Il Papa no, il Papa non puo' profanare il tempio universitario dove i docenti vanno, quando vanno, a celebrare i riti della laicita' e della scienza trasmessa il piu' delle volte di padre in figlio''. ''La minaccia contro il Papa - scrive Caldarola - e' un evento drammatico, culturalmente e civilmente. Culturalmente perche' rivela che c'e' una parte di cultura laica che non ha argomenti e demonizza, non discute come la vera cultura laica ma crea mostri. Civilmente perche' non si sa come spiegare alla gente comune, non a baroni rossi che hanno scritti libri fondati sui tesi infondate, perche' il papa dei cattolici e' ospite sgradito nell'Universita' della capitale della Repubblica''. ''C'e' nei contestatori una visione proprietaria dell'istituzione che non ha ragione di essere. Loro non sono l'Universita', lavorano, quando lavorano, nell'Universita' che e' patrimonio pubblico e - conclude il deputato del Pd - non e' la casina di caccia di qualche barone rossiccio, magari ecologista per ragioni di proprieta' fondiaria, magari anche un po' antisemita''.
Fisici, posizione su Galilei offensiva
Non c'e' chiusura al dialogo con la chiesa, ma ''non si capisce perche' il rappresentante di uno Stato estero debba inaugurare un'universita' statale'', non e' nemmeno chiaro perche' chiamare il rappresentante di una sola confessione religiosa ad un evento di primo piano di un ateneo in cui sono rappresentate piu' confessioni. E poi ''la posizione del papa su Galileo ci umilia e ci offende'': sono le ragioni della lettera che una sessantina di ricercatori hanno scritto al rettore dell'universita' di Roma La Sapienza, Renato Guarini. ''Non abbiamo voluto le firme dei colleghi che hanno incarichi direttivi, ma le adesioni sono arrivate numerose e superano di dieci volte il numero dei firmatari'', spiega il fisico Andrea Frova, autore di un libro su Galileo e la chiesa. ''La lettera - aggiunge - era un documento interno, poi finito nelle mani della stampa''. Non c'e' alcune legame con la protesta studentesca che si sta organizzando in queste ore in vista della cerimonia di giovedi' 17. I firmatari della lettera non hanno al momento ricevuto risposte ufficiali dal rettore. Tuttavia in seguito ad alcuni incontri informali il programma della cerimonia sarebbe cambiato. Inizialmente, aveva scritto nei giorni scorsi il fisico Marcello Cini, il programma prevedeva che a tenere la lectio magistralis fosse papa Benedetto XVI. Il programma definitivo indica adesso che la lectio magistralis sara' tenuta dallo storico del diritto Mario Caravale. Quindi la parola andra' al sindaco di Roma, Walter Veltroni, e al ministro per l'Universita' e la ricerca, Fabio Mussi. A questo punto e' prevista la visita del papa, con un discorso in programma poco dopo le 11.00. Una formula che comunque ''non ci pare adatta all'inaugurazione di un'universita' dello Stato'', rileva un altro dei firmatari, Giorgio Parisi, che pensa di non andare alla cerimonia. ''Come fisico - aggiunge - non ho molto apprezzato le dichiarazioni fatte da questo papa sulla scienza, ho trovato in esse un arretramento rispetto alla posizione del suo predecessore, Giovanni Paolo II''. Un altro dei firmatari, il fisico Carlo Cosmelli, si dice d'accordo sul confronto con la chiesa, ma in un'altra sede: ''non siamo contrari al dialogo con il pontefice, ma non riteniamo opportuno il fatto che sia stato invitato a tenere la lectio magistralis all'inaugurazione dell'anno accademico di un'universita' statale''. Quello che ''ci preoccupa - prosegue - sono le dichiarazioni fatte da papa Benedetto XVI sulla conoscenza scientifica'', dall'attacco al Darwinismo a quello a Galileo. In attesa degli sviluppi della vicenda, oggi nell'istituto di Fisica dell'universita' romana e' in programma il film ''Galileo'' di Liliana Cavani. (Ansa, 14 Gennaio 2008, Ore 16.05).
Commento: Ancora Galilei?… ma certo: contro il Papa tutto fa brodo!
I nostri bravi cattedratici hanno perso un’altra buona occasione per starsene zitti.
Penso che gli studiosi dei secoli futuri definiranno questo nostro tempo come “l’età della retorica” o, meglio ancora, “del falso storico”. Perché? Perché siamo maestri dello scoop!
Prendiamo ad esempio il caso Galileo: un altro “martire della Chiesa”, un altro santo caduto sotto i colpi irrazionali di un Tribunale oscurantista e prevenuto.
Che ci sia stato il “mea culpa” della Chiesa, così come interpretato dai media, autorizza infatti a presupporre che effettivamente qualcosa di losco ci sia stato.
Ma Galileo, come uomo di scienza, era veramente al di sopra di ogni sospetto? Non entriamo nel merito della sua santità nell’ambito della sua coscienza, ma come uomo di cultura, era veramente al di sopra dei suoi giudici?
Ci sono dei particolari che ci hanno inculcato fin dai banchi dell’asilo: il “martirio” di Galileo ad opera della “sanguinaria” Inquisizione; il grido finale “eppur si muove” lanciato in faccia ai giudici come puntualizzazione finale delle sue teorie; la terra che gira attorno al sole, un processo intollerante, e via dicendo.
Ancora oggi il solo nome Galileo, evoca nella mente della gente comune l’ “oscurantismo” della Chiesa cattolica, contrapposto ai “lumi” della Scienza.
Hanno voglia gli storici veri (non i commediografi comunisti come Bertolt Brecht o i cinematografari come Liliana Cavani) e i filosofi del calibro di un Popper, di dirci che Galileo aveva torto, e che la ragione stava tutta dalla parte del Card Bellarmino.
Niente da fare: ancora oggi si continua a fare retorica.
Nonostante ormai il caso Galileo non sia più un caso, neppure per la critica laica, e la Chiesa abbia dedicato dieci lunghi anni per studiare “nella verità documentale” ogni singolo suo aspetto, arrivando a dare le sue conclusioni, condivise dagli studiosi proprio perché oneste ed obiettive, è sufficiente la visita ad un Ateneo “tempio della scienza laica” da parte del Papa, per scatenare una gazzarra da trivio.
A questo punto è chiaro che ad ogni rinnovata accusa da parte laica, gli apologeti cattolici rispondono immediatamente senza reticenze e diplomazia, con argomentazioni che assumono a volte la stessa intensità delle singole provocazioni, e vanno giù a ruota libera.
- Il famigerato processo? Dopo vent’anni di insistenze e certificati medici da parte dell’inquisito, fu celebrato con mille scuse per il grande Galileo, che intanto stava alloggiato in una villa sul Pincio con servitori ai suoi ordini, leccato e lisciato dal Papa e dai Cardinali.
- L’ “eppur si muove!”? Mai detto: la “frase storica” fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.
- La condanna? Dire una volta alla settimana i sette salmi penitenziali per tre anni (subito commutata). In realtà la Chiesa non c’entra nulla: a Galileo la trappola gliel’avevano “montata” i suoi colleghi, stufi della sua arroganza (Galileo li insultava apertamente tutte le volte che poteva) e gelosi delle sue entrature vaticane (furono gli astronomi gesuiti a difenderlo quando annunciò le sue scoperte).
- L’intolleranza ecclesiastica nella Controriforma? Ma Galileo conviveva more uxorio con una sguattera che non volle sposare mai (se ne vergognava) e che gli diede quattro figli, tra cui due suore, tutti registrati come N.N.. E nessun ecclesiastico glielo rimproverò mai.
- Le scoperte di Galileo? Nel campo della fisica, non certo in quello dell’astronomia. Che la terra girasse attorno al sole l’aveva già detto Copernico. Il cannocchiale l’aveva scoperto un ottico olandese (e c’è chi sostiene che l’invenzione fosse addirittura di un domenicano pisano medievale).
Allora, cos’era tutta questa storia attorno a Galileo?
Il fatto era che lui il cannocchiale l’aveva puntato verso e il cielo e aveva scoperto i satelliti di Giove, che giravano attorno a un’altra cosa, e quindi non tutto girava attorno alla terra.
Bene, questo al tempo lo sapevano tutti: era un’ipotesi matematica che si studiava tranquillamente nelle università.
Solo che Galileo pretendeva che la Chiesa mutasse le Scritture, specialmente nel passo in cui si dice che Giosuè fermò il sole. I colleghi fecero girare certe sue lettere in cui si sfidava la Chiesa a pronunciarsi, e la cosa finì in tribunale. Tutto qui.
E allora è sempre e comunque colpa della Chiesa?
Nossignori: la Chiesa allora si preoccupò semplicemente delle implicazioni etiche della cosa.
E aveva ragione, perché oggi conosciamo i mali che può causare la scienza quando sfugge di mano. (Adattamento da più fonti di m.l.)
Un evento ''incongruo'' e non in linea con la laicita' della scienza, l'intervento del Papa previsto giovedi' 17 al termine della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico dell'universita' di Roma La Sapienza. Lo giudicano cosi' gli oltre 60 firmatari della lettera presentata nei giorni scorsi al rettore Renato Guarini, un'iniziativa che negli ultimi giorni sta raccogliendo centinaia di consensi nel mondo scientifico, anche da tanti scienziati italiani all'estero. Tra i firmatari, i fisici Andrea Frova, autore con Mariapiera Marenzana di un libro su Galileo e la Chiesa, Carlo Maiani, da poco nominato presidente del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), Carlo Bernardini, Giorgio Parisi, Carlo Cosmelli. Ecco il testo della lettera: ''Magnifico Rettore, con queste poche righe desideriamo portarLa a conoscenza del fatto che condividiamo appieno la lettera di critica che il collega Marcello Cini Le ha indirizzato sulla stampa a proposito della sconcertante iniziativa che prevedeva l'intervento di papa Benedetto XVI all'Inaugurazione dell'Anno Accademico alla Sapienza. Nulla da aggiungere agli argomenti di Cini, salvo un particolare. Il 15 marzo 1990, ancora cardinale, in un discorso nella citta di Parma, Joseph Ratzinger ha ripreso un'affermazione di Feyerabend: ''All'epoca di Galileo la Chiesa rimase molto piu' fedele alla ragione dello stesso Galileo. Il processo contro Galileo fu ragionevole e giusto''. Sono parole che, in quanto scienziati fedeli alla ragione e in quanto docenti che dedicano la loro vita all'avanzamento e alla diffusione delle conoscenze, ci offendono e ci umiliano. In nome della laicita' della scienza e della cultura e nel rispetto di questo nostro Ateneo aperto a docenti e studenti di ogni credo e di ogni ideologia, auspichiamo che l'incongruo evento possa ancora essere annullato''.
Caldarola, il no è immensa sciocchezza
''Non so se vi siete accorti che una parte della sinistra sta facendo una cazzata immensa che sara' addebitata negli anni a venire all'intera sinistra. Mi riferisco alle proteste per l'invito al Papa a recarsi nell'Universita' di Roma''. Lo scrive Peppino Caldarola, deputato del PD, sul suo blog www.vaicolmambo.ilcannocchiale.it. ''Asor Rosa e' arrivato addirittura a sostenere che il Papa dovrebbe rinunciare - aggiunge - Ma che cosa avra' fatto mai Ratzinger per meritarsi questo ostracismo? E' il nemico della scienza e della laicita', sentenziano questi ayatollah all'amatriciana che non spendono una parola, una, una sola, contro l'Iran negatrice della Shoah o contro il terrorismo assassino. Il Papa no, il Papa non puo' profanare il tempio universitario dove i docenti vanno, quando vanno, a celebrare i riti della laicita' e della scienza trasmessa il piu' delle volte di padre in figlio''. ''La minaccia contro il Papa - scrive Caldarola - e' un evento drammatico, culturalmente e civilmente. Culturalmente perche' rivela che c'e' una parte di cultura laica che non ha argomenti e demonizza, non discute come la vera cultura laica ma crea mostri. Civilmente perche' non si sa come spiegare alla gente comune, non a baroni rossi che hanno scritti libri fondati sui tesi infondate, perche' il papa dei cattolici e' ospite sgradito nell'Universita' della capitale della Repubblica''. ''C'e' nei contestatori una visione proprietaria dell'istituzione che non ha ragione di essere. Loro non sono l'Universita', lavorano, quando lavorano, nell'Universita' che e' patrimonio pubblico e - conclude il deputato del Pd - non e' la casina di caccia di qualche barone rossiccio, magari ecologista per ragioni di proprieta' fondiaria, magari anche un po' antisemita''.
Fisici, posizione su Galilei offensiva
Non c'e' chiusura al dialogo con la chiesa, ma ''non si capisce perche' il rappresentante di uno Stato estero debba inaugurare un'universita' statale'', non e' nemmeno chiaro perche' chiamare il rappresentante di una sola confessione religiosa ad un evento di primo piano di un ateneo in cui sono rappresentate piu' confessioni. E poi ''la posizione del papa su Galileo ci umilia e ci offende'': sono le ragioni della lettera che una sessantina di ricercatori hanno scritto al rettore dell'universita' di Roma La Sapienza, Renato Guarini. ''Non abbiamo voluto le firme dei colleghi che hanno incarichi direttivi, ma le adesioni sono arrivate numerose e superano di dieci volte il numero dei firmatari'', spiega il fisico Andrea Frova, autore di un libro su Galileo e la chiesa. ''La lettera - aggiunge - era un documento interno, poi finito nelle mani della stampa''. Non c'e' alcune legame con la protesta studentesca che si sta organizzando in queste ore in vista della cerimonia di giovedi' 17. I firmatari della lettera non hanno al momento ricevuto risposte ufficiali dal rettore. Tuttavia in seguito ad alcuni incontri informali il programma della cerimonia sarebbe cambiato. Inizialmente, aveva scritto nei giorni scorsi il fisico Marcello Cini, il programma prevedeva che a tenere la lectio magistralis fosse papa Benedetto XVI. Il programma definitivo indica adesso che la lectio magistralis sara' tenuta dallo storico del diritto Mario Caravale. Quindi la parola andra' al sindaco di Roma, Walter Veltroni, e al ministro per l'Universita' e la ricerca, Fabio Mussi. A questo punto e' prevista la visita del papa, con un discorso in programma poco dopo le 11.00. Una formula che comunque ''non ci pare adatta all'inaugurazione di un'universita' dello Stato'', rileva un altro dei firmatari, Giorgio Parisi, che pensa di non andare alla cerimonia. ''Come fisico - aggiunge - non ho molto apprezzato le dichiarazioni fatte da questo papa sulla scienza, ho trovato in esse un arretramento rispetto alla posizione del suo predecessore, Giovanni Paolo II''. Un altro dei firmatari, il fisico Carlo Cosmelli, si dice d'accordo sul confronto con la chiesa, ma in un'altra sede: ''non siamo contrari al dialogo con il pontefice, ma non riteniamo opportuno il fatto che sia stato invitato a tenere la lectio magistralis all'inaugurazione dell'anno accademico di un'universita' statale''. Quello che ''ci preoccupa - prosegue - sono le dichiarazioni fatte da papa Benedetto XVI sulla conoscenza scientifica'', dall'attacco al Darwinismo a quello a Galileo. In attesa degli sviluppi della vicenda, oggi nell'istituto di Fisica dell'universita' romana e' in programma il film ''Galileo'' di Liliana Cavani. (Ansa, 14 Gennaio 2008, Ore 16.05).
Commento: Ancora Galilei?… ma certo: contro il Papa tutto fa brodo!
I nostri bravi cattedratici hanno perso un’altra buona occasione per starsene zitti.
Penso che gli studiosi dei secoli futuri definiranno questo nostro tempo come “l’età della retorica” o, meglio ancora, “del falso storico”. Perché? Perché siamo maestri dello scoop!
Prendiamo ad esempio il caso Galileo: un altro “martire della Chiesa”, un altro santo caduto sotto i colpi irrazionali di un Tribunale oscurantista e prevenuto.
Che ci sia stato il “mea culpa” della Chiesa, così come interpretato dai media, autorizza infatti a presupporre che effettivamente qualcosa di losco ci sia stato.
Ma Galileo, come uomo di scienza, era veramente al di sopra di ogni sospetto? Non entriamo nel merito della sua santità nell’ambito della sua coscienza, ma come uomo di cultura, era veramente al di sopra dei suoi giudici?
Ci sono dei particolari che ci hanno inculcato fin dai banchi dell’asilo: il “martirio” di Galileo ad opera della “sanguinaria” Inquisizione; il grido finale “eppur si muove” lanciato in faccia ai giudici come puntualizzazione finale delle sue teorie; la terra che gira attorno al sole, un processo intollerante, e via dicendo.
Ancora oggi il solo nome Galileo, evoca nella mente della gente comune l’ “oscurantismo” della Chiesa cattolica, contrapposto ai “lumi” della Scienza.
Hanno voglia gli storici veri (non i commediografi comunisti come Bertolt Brecht o i cinematografari come Liliana Cavani) e i filosofi del calibro di un Popper, di dirci che Galileo aveva torto, e che la ragione stava tutta dalla parte del Card Bellarmino.
Niente da fare: ancora oggi si continua a fare retorica.
Nonostante ormai il caso Galileo non sia più un caso, neppure per la critica laica, e la Chiesa abbia dedicato dieci lunghi anni per studiare “nella verità documentale” ogni singolo suo aspetto, arrivando a dare le sue conclusioni, condivise dagli studiosi proprio perché oneste ed obiettive, è sufficiente la visita ad un Ateneo “tempio della scienza laica” da parte del Papa, per scatenare una gazzarra da trivio.
A questo punto è chiaro che ad ogni rinnovata accusa da parte laica, gli apologeti cattolici rispondono immediatamente senza reticenze e diplomazia, con argomentazioni che assumono a volte la stessa intensità delle singole provocazioni, e vanno giù a ruota libera.
- Il famigerato processo? Dopo vent’anni di insistenze e certificati medici da parte dell’inquisito, fu celebrato con mille scuse per il grande Galileo, che intanto stava alloggiato in una villa sul Pincio con servitori ai suoi ordini, leccato e lisciato dal Papa e dai Cardinali.
- L’ “eppur si muove!”? Mai detto: la “frase storica” fu inventata a Londra, nel 1757, da quel brillante quanto spesso inattendibile giornalista che fu Giuseppe Baretti.
- La condanna? Dire una volta alla settimana i sette salmi penitenziali per tre anni (subito commutata). In realtà la Chiesa non c’entra nulla: a Galileo la trappola gliel’avevano “montata” i suoi colleghi, stufi della sua arroganza (Galileo li insultava apertamente tutte le volte che poteva) e gelosi delle sue entrature vaticane (furono gli astronomi gesuiti a difenderlo quando annunciò le sue scoperte).
- L’intolleranza ecclesiastica nella Controriforma? Ma Galileo conviveva more uxorio con una sguattera che non volle sposare mai (se ne vergognava) e che gli diede quattro figli, tra cui due suore, tutti registrati come N.N.. E nessun ecclesiastico glielo rimproverò mai.
- Le scoperte di Galileo? Nel campo della fisica, non certo in quello dell’astronomia. Che la terra girasse attorno al sole l’aveva già detto Copernico. Il cannocchiale l’aveva scoperto un ottico olandese (e c’è chi sostiene che l’invenzione fosse addirittura di un domenicano pisano medievale).
Allora, cos’era tutta questa storia attorno a Galileo?
Il fatto era che lui il cannocchiale l’aveva puntato verso e il cielo e aveva scoperto i satelliti di Giove, che giravano attorno a un’altra cosa, e quindi non tutto girava attorno alla terra.
Bene, questo al tempo lo sapevano tutti: era un’ipotesi matematica che si studiava tranquillamente nelle università.
Solo che Galileo pretendeva che la Chiesa mutasse le Scritture, specialmente nel passo in cui si dice che Giosuè fermò il sole. I colleghi fecero girare certe sue lettere in cui si sfidava la Chiesa a pronunciarsi, e la cosa finì in tribunale. Tutto qui.
E allora è sempre e comunque colpa della Chiesa?
Nossignori: la Chiesa allora si preoccupò semplicemente delle implicazioni etiche della cosa.
E aveva ragione, perché oggi conosciamo i mali che può causare la scienza quando sfugge di mano. (Adattamento da più fonti di m.l.)
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