“La Chiesa non paga le tasse”… C’è da rimanere sconcertati di fronte a tanto accanimento contro la Chiesa da parte del “mistero buffo” Dario Fo. Ed ora anche nei confronti dei suoi “amichetti di merende” di sinistra, “fautori di una grande truffa”: ma… vuoi vedere che pure lui, faccia di tòla, si è finalmente vergognato delle loro oscure manovre dell’epoca, con cui sono riusciti a fargli ottenere un “nobel” scandaloso, scippato a studiosi ben più meritevoli, riconoscimento che rappresenta una macchia indelebile per la cultura, il buon gusto e l’intelligenza italiana.
Ma ecco le deliranti esternazioni di cotanto senno, contenute in un monologo pronunciato prima della conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Sotto paga! Non si paga!” tenuta nel teatro delle Celebrazioni a Bologna martedì scorso.
Di Bologna, Fo ricorda un episodio di qualche anno fa, quando “trovai un antico testo” dove si narravano storie medievali nelle quali i rappresentanti del papato finivano asserragliati in un castello ricoperti di feci dei cittadini bolognesi e no. “Qui a Bologna avete una tradizione di vescovi orrendi. Tutta la curia mi aggredì - racconta - e aggredì chi organizzava lo spettacolo nel quale si narrava questa storia. Prima che si spegnesse la polemica, ho dovuto aspettare anni”.
Ma la chiesa di Bologna non è l'unica a subire gli attacchi dell'attore-regista. “Il Vaticano si prende l'acqua gratis dai tempi di Mussolini e non la paga, possiede il 25% del costruito nella capitale, non pagano le tasse e poi si permettono di inserirsi” nella vita degli uomini. “Sono indignato - scandisce il premio Nobel per la letteratura - entrano ovunque, anche in bagno”. Il vero problema della “Chiesa è la mancanza di umorismo. Sono piatti e feroci perché disturbati”. Se si mettessero in scena i loro comportamenti si farebbero delle vere commedie”. E chi non ha voluto il papa alla Sapienza “ha sbagliato, perché non ha usato la furbizia e la scaltrezza; e hanno fatto il gioco delle curie. Era giusto non accettare una lezione da loro, ma il modo non andava”.
Finito con la Chiesa si passa alla politica: “Ottimista è chi aspetta, non si arrabbia, non vuole mettersi in testa che le cose non vanno. Un ottimista è Silvio Berlusconi”. Perché “ruba e non viene mai beccato, perché porta via il fiato e la gente è contenta. Insomma, la gente è cogliona e la vita è bella”. Non manca una stangata nemmeno alla sinistra, visto che sono fautori di “una grande truffa”. In campagna elettorale, attacca Fo, “avevano detto che avrebbero cambiato le leggi, primo fra tutti c'era il conflitto di interessi”.
E, dulcis in fundo, Clemente Mastella “che ha detto ad un cardinale (Tarcisio Bertone ndr) prima che a Prodi, che stava andando a far cadere il suo Governo. E comunque è stata la chiesa l'artefice principale della caduta del Governo”. Come si fa a entrare “nelle università e negli ospedali ce lo ha insegnato Mastella. È uno scambio, un mercato delle cariche”, rincara Fo.
Non è un caso che l'opera alla quale Fo sta lavorando attualmente si chiami “L'Apocalisse”, ovvero “la situazione che stiamo vivendo oggi”.
Ovviamente, se queste sono le premesse, c’è da dedurre che anche quest’ultima “opera” foana non si discosterà di molto dai tanti stomachevoli luoghi comuni di un becero anticlericalismo, così caro alla mente dell’autore, oggi più che mai irrimediabilmente compromessa.Infatti, a leggere siffatte idiozie, non si può che giungere alla conclusione obbligata che l’unico veramente “disturbato” è proprio lui e solo lui: il “nobel” Fo! (Mario, 13 febbraio 2008).
Ma ecco le deliranti esternazioni di cotanto senno, contenute in un monologo pronunciato prima della conferenza stampa di presentazione del suo spettacolo “Sotto paga! Non si paga!” tenuta nel teatro delle Celebrazioni a Bologna martedì scorso.
Di Bologna, Fo ricorda un episodio di qualche anno fa, quando “trovai un antico testo” dove si narravano storie medievali nelle quali i rappresentanti del papato finivano asserragliati in un castello ricoperti di feci dei cittadini bolognesi e no. “Qui a Bologna avete una tradizione di vescovi orrendi. Tutta la curia mi aggredì - racconta - e aggredì chi organizzava lo spettacolo nel quale si narrava questa storia. Prima che si spegnesse la polemica, ho dovuto aspettare anni”.
Ma la chiesa di Bologna non è l'unica a subire gli attacchi dell'attore-regista. “Il Vaticano si prende l'acqua gratis dai tempi di Mussolini e non la paga, possiede il 25% del costruito nella capitale, non pagano le tasse e poi si permettono di inserirsi” nella vita degli uomini. “Sono indignato - scandisce il premio Nobel per la letteratura - entrano ovunque, anche in bagno”. Il vero problema della “Chiesa è la mancanza di umorismo. Sono piatti e feroci perché disturbati”. Se si mettessero in scena i loro comportamenti si farebbero delle vere commedie”. E chi non ha voluto il papa alla Sapienza “ha sbagliato, perché non ha usato la furbizia e la scaltrezza; e hanno fatto il gioco delle curie. Era giusto non accettare una lezione da loro, ma il modo non andava”.
Finito con la Chiesa si passa alla politica: “Ottimista è chi aspetta, non si arrabbia, non vuole mettersi in testa che le cose non vanno. Un ottimista è Silvio Berlusconi”. Perché “ruba e non viene mai beccato, perché porta via il fiato e la gente è contenta. Insomma, la gente è cogliona e la vita è bella”. Non manca una stangata nemmeno alla sinistra, visto che sono fautori di “una grande truffa”. In campagna elettorale, attacca Fo, “avevano detto che avrebbero cambiato le leggi, primo fra tutti c'era il conflitto di interessi”.
E, dulcis in fundo, Clemente Mastella “che ha detto ad un cardinale (Tarcisio Bertone ndr) prima che a Prodi, che stava andando a far cadere il suo Governo. E comunque è stata la chiesa l'artefice principale della caduta del Governo”. Come si fa a entrare “nelle università e negli ospedali ce lo ha insegnato Mastella. È uno scambio, un mercato delle cariche”, rincara Fo.
Non è un caso che l'opera alla quale Fo sta lavorando attualmente si chiami “L'Apocalisse”, ovvero “la situazione che stiamo vivendo oggi”.
Ovviamente, se queste sono le premesse, c’è da dedurre che anche quest’ultima “opera” foana non si discosterà di molto dai tanti stomachevoli luoghi comuni di un becero anticlericalismo, così caro alla mente dell’autore, oggi più che mai irrimediabilmente compromessa.Infatti, a leggere siffatte idiozie, non si può che giungere alla conclusione obbligata che l’unico veramente “disturbato” è proprio lui e solo lui: il “nobel” Fo! (Mario, 13 febbraio 2008).
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