E così il “bello della diretta” (religiosa) è sceso in politica per approdare alla corte di Walter Veltroni nel neonato Partito Democratico. La candidatura di Andrea Sarubbi, popolare conduttore della trasmissione televisiva Rai “A Sua Immagine”, è stata annunciata in pompa magna. Certamente è una sua scelta personale, anche se la riteniamo molto discutibile (e forse anche di pessimo gusto): ha evidentemente optato per “Cesare”, cioè per lo Stato, avendo, apparentemente, solo il merito di essere un giornalista dalla faccia pulita che si è occupato negli ultimi anni di Chiesa. Se il metro di misura è questo, verrebbe da pensare che vaticanisti del calibro di Luigi Accattoli (Corriere della Sera) e Andrea Tornielli (il Giornale) andrebbero quantomeno nominati Senatori a vita. Ma loro, se li conosciamo almeno un po’, non accetterebbero mai i salotti della politica: tra Dio e mammona, come tanti nel nostro ambiente, hanno scelto il primo, perché come dice Gesù nel Vangelo, non si possono servire due padroni. Per carità, nulla di personale contro Sarubbi e Veltroni: il primo, d’altro canto, ha solo legittimamente accolto l’invito del secondo (certo, avrebbe potuto dire di no e argomentare che lui il giornalista cattolico lo ha fatto per servire la Chiesa e realizzare il sogno professionale coltivato sin da bambino, ma questo è un altro conto). Ci permettiamo sommessamente, però, di osservare che, nel corso delle sue presenze televisive, Sarubbi ha sempre sostenuto il Magistero del Papa, ossia la difesa della vita, del matrimonio naturale tra un uomo e una donna, la ferma condanna dell'aborto e così via. Eppure ci risulta che alleato, o meglio apparentato, come tiene a specificare Veltroni, del Pd sia quel Partito Radicale di Marco Pannella, Emma Bonino e Marco Cappato che fa da sempre dell'anticlericlismo laicista un cavallo di battaglia attaccando il Papa, promuovendo il riconoscimento delle unioni gay, appoggiando l’interruzione volontaria di gravidanza, chiedendo la libera vendita delle droghe cosiddette leggere e in ultimo, ma non per ultimo, adoperandosi per l’eutanasia (vedere il caso Welby per accertare chi ha fatto di tutto per ottenere che venisse staccata la spina). No, non sappiamo e non riusciamo proprio a capire con quale coerenza si possano conciliare i valori cattolici e le tesi radicali, per questo attendiamo da Sarubbi e dallo stesso Veltroni risposte chiare e possibilmente convincenti che tuttavia, temiamo, non arriveranno mai. In compenso, si è già materializzata la sgradevole sensazione che in molti, accettando di candidarsi alle imminenti elezioni politiche, abbiano sfruttato la propria Fede per fini politici. Fatto sta che al buon Andrea auguriamo, con sincerità, ogni bene per la prestigiosa avventura che si appresta ad affrontare in Parlamento. Una cosa, tuttavia, ci sembra ovvia: in caso di mancata elezione (evenienza assolutamente impossibile vista la sua posizione in lista e l’attribuzione dei seggi stabilita dall’attuale Legge elettorale) o comunque quando la sua esperienza politica terminerà, Sarubbi dovrebbe avere la coerenza, e il buon gusto, di non accreditarsi più come conduttore di programmi cattolici. La libertà implica scelte legittime ma anche assunzioni di responsabilità. (Bruno Volpe, Petrus, 28 febbraio 2008)