Me,
come direbbe Carlotta, la figlia Pasionaria di Guareschi, alle coincidenze ci
credo. E tanto più se vengono da un Paese preciso e al di sopra di ogni
sospetto come la Germania. Così, quando ho letto che "finalmente" è
stato pubblicato il rapporto sulle violenze compiute sui passerotti del coro
del Duomo di Ratisbona.
E’ vero che parliamo di 547 episodi, spalmati nell’arco di circa
mezzo secolo, e di cui per fortuna o grazie a Dio, come preferite, solamente 67
riguardano abusi sessuali. Gli altri rientrano in una pedagogia che adesso
farebbe inorridire e intaserebbe Telefono Azzurro; ma all’epoca era diffusa.
Dare una sberla a un allievo testone, o eccessivamente indisciplinato, era la
norma; e nessun genitore avrebbe armato una protesta per una sberla. Io mi
ricordo – nella regal Torino degli anni ’50, scuola elementare Federico
Sclopis, via del Carmine, di essere stato messo dietro la lavagna in punizione
per non ricordo quale reato. E qualche scappellotto l’ho visto volare.
Ben più gravi gli abusi sessuali: e bene ha fatto la Chiesa
tedesca a voler mettere un punto finale alla vicenda, con una sua inchiesta,
affidata a un responsabile esterno. Quarantanove persone sono state identificate;
i due principali responsabili sono morti da una trentina d'anni. I reati sono
comunque prescritti. Le vittime riceveranno un compenso-rimborso di ventimila
euro ciascuno.
E a questo punto cominciano le coincidenze. Il destino ha voluto che
il rapporto tirasse in causa Georg Ratzinger, il fratello maggiore di Joseph,
che per molti anni è stato il Direttore del Coro dei “Passeri del Duomo”. Georg
ha diretto il corso per trent’anni, dal1964 al 1994. In un’intervista di sette
anni fa ammise qualche schiaffo nei primi anni di incarico. "Se fossi
stato a conoscenza dell'eccesso di violenza utilizzato, avrei fatto qualcosa
(...) Mi scuso con le vittime", disse. Nella conferenza stampa l'avvocato
Weber ha attribuito a Georg Ratzinger la responsabilità di "aver chiuso
gli occhi e non aver preso misure a riguardo".
Certo la coincidenza è che il rapporto coincide temporalmente con il
messaggio di Benedetto XVI per le esequie del card. Meisner. Un messaggio in
cui come sappiamo si è voluto vedere da parte di qualcuno una critica alla
situazione della Chiesa, e ai pastori che non lottano contro la dittatura dello
spirito del tempo, e di cui la Chiesa tedesca certo non difetta. E poi ce n’è
anche per Müller, nel rapporto. Gerhard Ludwig Müller era vescovo di Ratisbona
nel 2010. Il rapporto critica la sua gestione, rimproverandogli in particolare
la mancanza di dialogo con le presunte vittime. Povero Müller! Non gli è
bastata la pedata nel sedere del Pontefice, e dover cercare, passato il primo
bruciore (vedi l’intervista al Passauer Neue Presse) di far finta
di niente, e che il Pontefice gli vuole bene. Adesso anche quest’altra cosina
simpatica dalla natia Germania, dove, come si sa, è popolarissimo presso i
confratelli.
Nel frattempo è stata annunciata la nomina del segretario della
Congregazione per la Dottrina della Fede. Non, come qualcuno si aspettava, il
Segretario aggiunto, l’arcivescovo americano Agostino Dinoia. Ma il
sottosegretario, mons. Giacomo Morandi, l’uomo collocato nella ratzingeriana e
muelleriana congregazione un anno e mezzo fa. Una carriera ben rapida. E’
proprio nato sotto una buona Stella. Quella di Beniamino, Prefetto della
Congregazione per il Clero, il grande regista curiale del Pontefice. Tutte
coincidenze.
(Fonte:
Marco Tosatti, LNBQ, 19 luglio 2017)
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